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4 errori comuni (e come correggerli) quando si scende di stake

La varianza nel poker, si sa, a volte dà e a volte toglie. Quando si intestardisce nel togliere, il bankroll ne risente in maniera negativa: a questo punto, spesso è meglio scendere di stake, recuperare le perdite e poi tornare al proprio livello.

Sfortunatamente, questo non è un processo sempre lineare e facile, perché molti giocatori che sono costretti a scendere di stake incappano in una serie di errori. Ecco i 4 più comuni.

 

scendere di stake

 

Voler dimostrare qualcosa a tutti i costi

Siamo di fronte chiaramente ad un problema di ego. Per molti giocatori, scendere di stake significa in qualche modo abbassarsi al livello altrui, trovando avversari pronti a giudicarli: “Ma come, non giocava a stake più alti? Come mai si siede ai nostri tavoli?”.

Così, per dimostrare di essere “superiori” agli opponent, i giocatori costretti a scendere di stake pensano che qualche check-raise in bluff, qualche slow-play o qualche hero-call possa servier per dimostrare una supposta superiorità.

Questo porta a innescare un meccanismo perverso, per il quale viene effettuata la scelta più sbruffona invece della scelta più giusta. Ovviamente questo è un problema che si riscontra a qualsiasi stake, ma che ha un peso più significativo quando gli avversari sono giocatori di stake più bassi che semplicemente non hanno neppure la capacità di cadere in certi tipi di trappole.

Cosa fare: semplicemente continuare a giocare il proprio A-game, adattandosi al nuovo livello.

Aggredire troppo

Abituati a partite più grosse, i giocatori che scendono di stake a volte provano a dominare gli avversari, facendo leva su una presunta timidezza dei giocatori di livello più basso e aggredendo in maniera esagerata.

Spesso questa è un’arma a doppio taglio: gli avversari più scarsi non hanno semplicemente la capacità di foldare le mani mediocri, perciò chiameranno e vinceranno. Gli short-stack, invece, faranno dei call disperati – e vinceranno. I giocatori sensati, invece, si accorgeranno di ciò che sta succedendo e si avvantaggeranno dell’eccessiva aggressività altrui… e vinceranno.

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Cosa fare: mantenere uno stile equilibrato, senza lanciarsi in inutili battaglie a chi ce l’ha più lungo. Lo stack, s’intende.

Sottovalutare gli avversari

Solo perché lo stake è più basso, non significa automaticamente che gli avversari siano un mucchio di pippe o di polli da spennare! Chiaro, sarà più difficile trovare la stessa percentuale di giocatori molto forti che si trova tipicamente negli stake più alti, ma sottovalutare gli opponent è un grave errore.

Oltre a sottovalutare gli avversari, molti player sovrastimano la propria capacità di outplayarli. In particolare, alcuni hanno la tendenza ad allargare di molto i range pre-flop, nella consapevolezza di poter battere in abilità l’avversario nelle street successive.

Ma spesso non succede proprio.

Cosa fare: il rispetto per l’avversario è una condizione fondamentale a qualsiasi stake. Il senso di superiorità porta a commettere errori di valutazione.

Essere impazienti

Chi scende di livello molte volte interpreta le partite meno ricche come nulla più che un modo veloce per tornare all’action che gli compete. Minimizzano l’importanza di prendersi del tempo per riadattarsi al metagame di uno stake più basso e cercano di forzare il ritorno a quello più alto.

Così facendo, l’impazienza prender il sopravvento e la disciplina va a farsi benedire.

Cosa fare: evitare di forzare tempi e giocate. Passare una o due settimane in più ad uno stake più basso non ha mai ucciso nessuno!

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