E’ un temuto giocatore online, tanto da aver guadagnato quest’anno di soli tornei 900.000 $, risultati che gli valgono il secondo posto provvisorio nella classifica di Online Player Of the Year tenuta da Card Player.
Ed è proprio dalle pagine di Card Player che Sands svela alcune delle mani che lo hanno portato a vincere il suo quattordicesimo torneo quest’anno, non su una piattaforma qualsiasi ma su Full Tilt Poker. Il torneo in questione è il $ 1000 Monday, per noi un’ottima occasione per conoscere il thinking process di un professionista nei momenti chiave della competizione.
Nella prima mano, su bui 300/600 ante 75, Sands rilancia da bottone dopo all fold fino a 1.570 con a 8 . Il Big Blind ha 57.000 e 3betta fino a 4.700, Sands chiama e su un flop che svela 7 3 3 pusha di fronte alla c-bet di 6.700 dell’avversario, per un totale di 31.700 chips. Il Big Blind folda, e così con nulla in mano Sands vince il piatto.
Questo il suo ragionamento: “Ho aperto molto in questa fase del torneo, specie dalle ultime posizioni, quindi anche se la sua size è standard non è detto abbia una grossa mano. Avrei potuto rilanciare ancora, ma viste le dimensioni degli stack ho pensato che avrebbe potuto pusharmi anche con mani non eccezionali, quindi per me non era una buona idea”.
Perché allora flattare una mano non eccezionale, e su che range mette l’avversario vista la sua mossa? A tutto c’è una risposta: “Visto che eravamo entrambi deep limitarsi a chiamare mi piace, mentre sarebbe brutto se il mio avversario si fosse ritrovato committato, con uno stack al flop pari al piatto, perché in quei casi andrebbe all-in quasi sempre costringendomi spesso al fold. Credo che lui si aspetti da me una 4bet o un fold, e che il fatto abbia soltanto chiamato sia da parte mia dimostrazione di forza. Penso che lui avesse una mano tipo KQ, AQ o AJ, qualcosa del genere. E’ improbabile che avessi la mano migliore”.
Come giocare invece quando la mano migliore la si ha di sicuro? Al tavolo finale David si è trovato anche in questa situazione. Ci sono sei giocatori, e dal bottone un abile giocatore come Corey Burbick rilancia a 8500, con bui 1700/3400 ante 400. Sands ha k j e rilancia a 22780 dal big blind. Burbick chiama con a 10.
Il flop è q 9 5 . Sands va in continuation bet per poco più di metà piatto, e Burbick dopo averci pensato chiama: “Contro un giocatore così forte non mi limito mai a chiamare fuori posizione, per questo rilancio. Se il tavolo fosse stato da 9 giocatori, avrei potuto considerare l’idea di foldare, ma in un tavolo da sei giocatori dopo un raise da bottone la mia mano è troppo avanti al suo range per non giocare. Al flop avrei potuto check – callare una second pair su un board pericoloso, ma qui la continuation bet mi sembra la soluzione migliore”.
Il turn è la carta della vita, perché il 10 gli consegna la scala: “So che essendo entrambi deep Corey potrebbe seguirmi anche con niente, per cui è probabile che punti anche i turn che sono stati ininfluenti per me. Punto e lui mi chiama, quindi lo metto su una coppia debole che vuole arrivare allo showdown. Voglio costruire un piatto per poter andare ai resti al river, per quello che aveva fatto vedere prima sapevo che poteva fare un hero call, e volevo agevolarlo in questa decisione”.
Il river è infatti 5 , Sands va all-in come pianificato e Burbick chiama, consegnando a David un piatto decisivo per la vittoria.
Si tratta di sole due mani, eppure come potete notare dietro ogni decisione c’è un motivo, un ragionamento circostanziato, e il fatto che entrambe si siano rivelate esatte non significa che anche giocatori tanto bravi non commettano errori. Ma cercano di muoversi sempre seguendo una logica, che forse a volte sfugge agli occhi di players più distratti o meno preparati, ma non è mai assente. Perché in fondo, la risposta che non avete ancora trovato a volte è quella che non avete cercato abbastanza.