Sono giorni tristi, quelli che stiamo vivendo. Il cordoglio collettivo per la scomparsa di Doyle Brunson dice solo in parte dell'impatto che il grande Texas Dolly ha avuto sul poker, sulla sua gente e sulla sua industria. A tal proposito, per l'amarcord di oggi ritiriamo fuori una storia che per il vecchio campione era un tarlo, quasi un incubo...
Quando Doyle Brunson fondò la sua poker room online...
L'icona di Doyle Brunson è sempre stata fortemente legata al poker live, ma non esclusivamente ad esso. Nel 2004, infatti, quando negli Stati Uniti era in pieno boom il poker online, Brunson fondò una room online che portava il suo nome, appunto DoylesRoom. Il brand, con il viso stilizzato dell'anziano campione, era inizialmente affiliato al network Tribeca, ma dopo 2 anni dalla sua fondazione arrivò una doccia fredda chiamata UIGEA.
L'acronimo, che molti di voi non conosceranno, sta per Unlawful Internet Gambling Enforcement Act, ed era una legge del 2006 emanata dall'allora amministrazione Bush jr, che metteva di fatto fuorilegge il poker online sul territorio americano. Per DoylesRoom fu l'inizio della fine, poiché non poter accettare giocatori americani era un vulnus incalcolabile. Il management di Brunson provò a sopravvivere trasferendo la room prima sul network internazionale di Microgaming, quindi su Cake Poker, fino al Yatahay Network, nel gennaio del 2011.
Pochi mesi dopo, tuttavia, arrivò il colpo di grazia con il Black Friday. A quel punto, Doyle Brunson decise di tagliare ogni legame con la sua room, di fatto abbandonandola. Il brand fu acquisito da Americas Cardroom, che aveva rilevato il network di Yatahay nel frattempo divenuto Winning Poker Network, ma smise di esistere poco tempo dopo, confluendo nel nuovo brand di AC.
... E rifiutò un'offerta multimilionaria
Due eventi non prevedibili avevano messo fine a un progetto imprenditoriale che invece aveva inizialmente un valore molto alto, e lo stesso Doyle Brunson lo confessò anni dopo. Rispondendo a un tweet di Nolan Dalla, Texas Dolly rammentò di una volta in cui gli vennero offerti ben 230 milioni di dollari per la DoylesRoom. Era il 2004 e la room era operativa da qualche mese con buoni risultati, cosa che indusse Brunson a declinare l'offerta. Considerando che al tempo il campione deteneva il 50% dei diritti della room, quel mancato affare gli costò qualcosa come 115 milioni di dollari.
"Un incubo che continua a tormentarmi", aveva confessato Doyle Brunson.