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Giovanni Gioriz Rizzo

Giovanni Rizzo: “Warhammer, Magic, il Poker e poi Hearthstone, tutto bello, ma le priorità cambiano”

Giovanni Rizzo è uno dei nomi più conosciuti all’interno del panorama pokeristico non solo nazionale. Esplosa contestualmente all’arrivo del Poker Sportivo in Italia, la figura di “gioriz” va certamente affiancata a quella di altri mostri sacri della disciplina.

Mente illuminata e guidata dal lume di una concezione della vita molto pragmatica, ma non per questo viva e intrisa di quella curiosità sana e insaziabile che solo i migliori riescono a mantenere longeva, Giovanni ha seminato tutta una serie di successi professionali e nella vita privata, che “Le Storie di Assopoker” non potevano lasciare senza un approfondimento.

Lo abbiamo raggiunto in un periodo in cui la sua vita sta per cambiare corso per l’ennesima volta.

Allora, Giovanni, voglio cominciare col “segatronchi pilotato”, parliamone.
Sei consapevole che un umile commentatore di poker che non ha mai giocato a queste diavolerie tipo “Hearthstone”, potrebbe avere un mancamento nel leggere che hai risposto in quel modo a Claudio che ti ha chiesto quale fosse la tua carta preferita? Cioè, a quale tipo di sensazione si incorre quando giochi con un “segatronchi pilotato” piuttosto che con un asso di cuori?

Segatronchi Pilotato
Il “Segatronchi Pilotato”

“Non è fatto di proposito, lo assicuro, ma è la domanda ideale per cominciare quest’intervista. Lo è perchè fin da bambino nella mia testa è balenata subito affascinante la prospettiva di una carriera costruita attraverso il gioco. Di “me” bambino ricordo un frangente che riportai anche su Poker Sportivo (rivista cartacea di successo, ndr). Ricordo che giocavo sulle scale e afferrai la gamba di mio padre che passava di lì come al solito tutto trafelato verso l’ufficio, chiedendogli “ma perché i grandi devono smettere di giocare? Io posso continuare a giocare ?”.

Il primo amore fu “Warhammer”: si organizzavano dei torneini e si vincevano miniature.

Subito dopo scoppiò l’amore per Magic, sfumato via via per il sempre minor tempo a disposizione, ma che rimane a mio parere il gioco di gran lunga più bello e affascinante, e vera e propria anticamera per il passaggio al poker. Faci anche una tappa del pro tour e vinsi il mio primo ( minuscolo ) premio in denaro. Ma fu la molla, l’idea che qualcuno ci campava con quel gioco mi aprì un mondo. Minieri, Dato, Gabriel Nassif, David Williams, Justin Bonomo, Ile Haxton sono solo alcuni degli esempi che ti posso portare di gente che fece il salto da magic al poker.
L’amore verso il poker nacque proprio nel momento in cui Dario fece quella strepitosa cavalcata alle WSOP.

Per ultimo in ordine cronologico arriva Hearthstone rispetto al quale non ho mai nutrito velleità di carattere economico e che, rispetto agli altri giochi che ho nominato, ho sempre considerato più “facile” e meccanico, seppur mi sia tolto delle piccole soddisfazioni, pur sempre da amatore, come quella di raggiungere il grado di “Leggenda” sia wild che standard nella stessa stagione o di fare top 50 nella ladder un paio di volte.

Ecco…questo è più o meno il percorso che mi ha portato alla tua domanda. Il “Segatronchi Pilotato” chiude il cerchio che parte da Warhammer e arriva ad Hearthstone”.

Facciamo qualche passo indietro. La prima volta che andai a Las Vegas, lo feci nel 2008 per fare il blog delle WSOP. Ricordo come se fosse ieri una foto che feci a Kara che stava giocando ad un tavolo. Non vorrei sbagliare, ma io, come tanti altri, ci innamorammo del poker seguendo i format che passavano su Capodistria commentati proprio dalla tua Signora. (Ora se trovo quella foto la voglio mettere nell’articolo). È tutto possibile questo film? O me lo sto inventando?

“Non ricordo esattamente lo show di cui stai parlando, ma potrebbe essere “poker night live”, una sorta di spettacolo di nicchia low budget per il quale ancora oggi scrivono a Kara mail intrise di nostalgia per un poker che non c’è più.

Kara Scott WSOP 2008

Kara è stata la prima compagna con la quale ho potuto condividere il fatto di essere un gamer a tutto tondo. Lo è anche lei. È brava nei giochi in generale, ha una testa incredibile, è una macchina da guerra ai tower defense games, è brava a backgammon, e ovviamente è un’ottima giocatrice di poker.

Un cambiamento radicale rispetto alle precedenti relazioni in cui era piuttosto facile chiudere una sessione fiume al termine della quale magari portavi a casa un gran risultato, stremato, solo per sentirsi magari dire “cosa ci fai ancora in piedi alle 5?” La frustrazione…

Ed è più o meno quello che ho passato con la mia famiglia, perlomeno agli inizi. Nonostante abbia avuto per tutta la mia vita un buon rapporto coi miei genitori, fino a quando non ho raggiunto un certo status nel mondo del poker, non per forza essenzialmente economico, non è stato semplice convincerli del tutto sulla bontà della mie scelte.

Con Kara abbiamo capito da subito che avremmo potuto trovare un punto di appoggio reciproco, professionale e privato, tant’è che, a supporto di questo, il secondo anno della nostra storia, sul .it ho letteralmente vinto tutto quello che c’era da vincere, ho raggiunto il primato di braccialetti scoop/icoop, tutti i domenicali ( stars, gd e lotto ) chiudendo il Sunday Special una settimana prima del trasloco, era l’ultimo che mi mancava. Quell’anno fu un pó il trampolino di lancio per acquisire nuovi stimoli.

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Con una compagna diversa non sono sicuro che sarei riuscito a farlo. Solo il blocco di Stars in Slovenia un paio d’anni dopo il nostro arrivo mi ha portato a perdere un po’ di gioia nel grindare, anche perchè pure sul .com cominciavo a prendermi le mie soddisfazioni”.

Esiste un certo tipo di equilibrio per condividere una vita come la tua con una persona che frequenta le stesse persone, fa un lavoro simile al tuo, ma è totalmente distante, per provenienza, dalle origini che può avere un ragazzo nato nel Sud dell’Italia?

“Il Canada e la Calabria sono certamente due posti non esattamente simili, ma ho sempre pensato ai poli che si attraggono. Io ho sempre messo “il sentito” dentro quello che facevo e che faccio tutt’ora, anche troppo, Kara ha un’impostazione molto più razionale e professionale. Questo doppio aspetto è compenetrato nei nostri rispettivi “modus” e sono convinto possa aver aiutato entrambi”.

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Giovanni Rizzo

L’avventura slovena è nel pieno del suo fiorire, o hai cambiato destinazione e modo d’uso?

È in corso ma anche in dirittura di arrivo, nel senso che la nuova arrivata in casa Rizzo-Scott ha ormai un anno di vita e, come puoi immaginare, ha stravolto la nostra vita.

Il progetto è quello di tornare in Italia nei prossimi mesi. Vogliamo che nostra figlia abbia radici ben salde, e possa passare del tempo coi nonni e con tutta la famiglia che è per noi molto importante.

Siamo tanti, siamo piuttosto uniti e nonostante il mio amore viscerale verso il mio Paese sia macchiato da sempre da una serie di strutture socioeconomiche che mi fanno sbattere la testa contro il muro e che mi hanno spinto a vivere pezzi più o meno grandi della mia vita all’estero, States prima e Slovenia poi, vorremmo che una famiglia come la mia le stesse accanto almeno per i primi anni della sua vita”.

Non vorrei aver sbagliato a leggere, ma sono tornati un paio di risultati importanti su PokerStars.it: Il poker è ancora qualcosa di profondamente presente nella tua vita, o ti sei indirizzato verso altri lidi e sei in gita momentanea?

È stata una settimana gustosa devo dire. Mi trovavo in Italia proprio per mettere a posto un po’ di cose in viste del rientro a settembre e visto che c’erano le TURBO WEEK mi son detto, “perchè no?”.

Nei miei 4 anni sloveni una volta che ho avuto accesso al .com non c’era fisicamente spazio sullo schermo per aprire anche il .it. Mi avrebbe fatto piacere giocare qualche SCOOP/ICOOP, ma Stars.it ha levato i braccialetti a cui io sono particolarmente legato e ho preferito stare a giocare sul .com anche in quelle occasioni.

In questi anni le prospettive e le priorità sono un po’ cambiate. Mi sono dedicato al trading da un paio di anni a questa parte, ho qualche progetto imprenditoriale in testa e sulla carta e gioco forza il poker è diventato un segmento della mia vita non più primario.

La nascita di mia figlia e alcuni aspetti professionali che andavano per il meglio hanno fatto il resto e il poker non si adattava più ad una vita, soprattutto familiare a tutto tondo.

Detto questo nasco gamer, quindi il poker difficilmente verrà accantonato totalmente. In più devo dire onestamente che il field sul .it è cambiato poco rispetto a qualche anno fa. Certo, ci sono una ventina di ragazzi bravi, molto preparati, che alcuni anni fa non c’erano, ma il livello del Field medio, anche a causa di una liquidità chiusa e non aperta al confronto e allo stimolo, è davvero abbastanza basso.

Quando tornerò in Italia penso che qualche week end, almeno i domenicali, tornerò a grindarli con una certa frequenza, soprattutto se mi accorgerò di continuare a battere il livello senza particolare studio e sforzo, ma non sarà la stessa dedizione con la quale ho affrontato i miei primi anni sloveni quando lo stimolo a giocare coi migliori mi ha portato a raggiungere almeno in parte gli obiettivi che mi ero posto quando ho deciso di andare fuori dall’Italia.

-Fine Prima Parte-

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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