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Impariamo l’ICM – parte prima

Che si tratti di sit’n’go o di un MTT arrivato al tavolo finale, l’ICM rappresenta uno strumento fondamentale per capire le scelte giuste da operare durante una partita di poker. A partire da oggi, riproponiamo la celebre guida scritta da Matrix75.

L’ICM, acronimo di Indipendent Chip Model, ossia Modello Indipendente per le Chips, è una procedura (basata su un calcolo matematico di cui forniremo un esempio pratico più avanti) grazie alla quale, partendo dalle dimensioni degli stacks dei vari giocatori e rapportando la stessa ai premi previsti per quel determinato torneo, saremo in grado di stabilire la nostra equity monetaria nel torneo stesso.

Non è importante di che tipo di torneo si tratti (S&G oppure MTT), ma è bene ricordare che maggiore è il numero dei players ancora in gioco (e quindi maggiore sarà la “lontananza” dalla zona premi), minore sarà l’incidenza che l’ICM dovrà assumere nelle nostre scelte.

Ricordate pertanto che mentre la corretta applicazione dell’ICM in un s&g one table vi porterà nella stragrande maggioranza dei casi ad operare scelte vincenti nel long term, lo stesso non potrà dirsi con riferimento agli MTT con numerosi partecipanti, a meno che in tali tornei non si cominci ad applicare l’ICM con l’approssimarsi della zona bolla e della zona ITM.

 

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Ma spieghiamo anzitutto il significato del termine ICM. La motivazione sottostante l’utilizzo dell’espressione “modello indipendente per le chips” risiede nel fatto che in un torneo le chips che si hanno davanti non hanno un valore “immutabile” come nel cash game, ma “variabile” a seconda del contesto in cui vengono utilizzate.

Ipotizziamo ad esempio che, su bui 10/20, il giocatore A rilanci fino a 60 chips e che, dopo di lui, debbano parlare il giocatore B, che ha stack pari a 60 chips totali, e il giocatore C, che ha stack pari a 6.000 chips totali. Per entrambi i giocatori callare il raise di A ha un costo di 60 chips.

Ma mentre per il giocatore B investire quelle 60 chips ha un valore enorme, in quanto starebbe investendo in quel call l’intero suo capitale (e di conseguenza anche le sue residue chances di andare a premio in quel torneo), per il giocatore C l’investimento ha decisamente un valore minore, in quanto perdere 1/100mo del proprio stack non gli compromette in alcun modo il torneo.

Ecco pertanto che ogni singola chip del giocatore B viene ad avere un peso specifico (e quindi un valore) completamente diverso da quello che può invece avere per il giocatore C. Per questo motivo, prendere una determinata decisione nel corso di un torneo, soprattutto se in prossimità della zona ITM, non può essere basata esclusivamente sulla base delle pot odds che si stanno ricevendo, ma anche del “valore” delle chips che eventualmente si investirebbero.

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Per meglio comprendere il concetto di ICM, è pertanto opportuno introdurre e spiegare i concetti di equity monetaria ($EV) e chips equity (cEV), analizzandone e spiegandone la differenza.
Nel glossario abbiamo visto che l’expected value (valore atteso) di una nostra giocata (EV) è l’aspettativa, positiva o negativa che sia, di ogni singola decisione da noi presa nel corso di una partita di poker. Abbiamo altresì visto che, per calcolare quale sia il nostro EV, si utilizza la formula:
[(probabilità che l’evento accada) x (vincita relativa)] – [(probabilità che l’evento NON accada) x (perdita relativa)]. Quindi se abbiamo NFSD al flop e un giocatore va in all-in di 70$ su un piatto da 40$, considerato che noi abbiamo circa il 54% di possibilità di chiudere il nostro punto, e che dobbiamo aggiungere 70$ in un pot da 110$, il nostro EV sarebbe il seguente: [(54/100) * 110] – [(46/100) * 70] = 59,4 – 32,2 = 27,2 (e quindi positivo).

Questo EV coincide con il cEV, che in una partita cash coincide a sua volta con il $EV (in quanto in una partita cash, le chips coincidono con i soldi reali in gioco). Ma cosa succede in un torneo, nel quale le chips non sono convertibili direttamente in denaro (in quanto non necessariamente ogni chip vinta rappresenta una equivalente vincita in soldi reali)? Per poter rispondere a questa domanda è necessario, nel corso di un torneo, rapportare il nostro stack

  1. a quello degli avversari
  2. al numero di giocatori rimasti
  3. alla struttura dei premi

in modo da calcolare quante probabilità abbiamo di arrivare in una delle posizioni che ci consentiranno di vincere dei soldi veri (e non semplicemente delle chips). Va da sè che più giocatori sono ancora in gioco e minore sarà la nostra probabilità di andare a premi, perchè anche se il nostro stack è il doppio rispetto al loro, non necessariamente nel prosieguo del torneo lo manterremo intatto.

Non solo: eliminando un avversario o anche semplicemente togliendogli molte chips, avremo inevitabilmente aumentato l’equity di tutti gli altri giocatori non coinvolti nella mano. Di contro, giocando il colpo con una percentuale mai del 100% di vittoria, avremo rischiato noi e solo noi di perdere una parte del nostro stack (se non tutto).

Per spiegare il concetto meglio, facciamo il più banale esempio possibile di un s&g da dieci giocatori da 20€ (e quindi premi 50-30-20 espressi in percentuale). All’inizio del s&g la nostra equity, come quella degli altri giocatori, è pari al buy in, quindi a 20 € (per semplicità di calcoli omettiamo la fee).

Alla prima mano un giocatore pusha e, paradossalmente, decide di mostrarci la sua mano, che è AK s. Tutti foldano e noi sul BB abbiamo 22, che ha una probabilità di vincita rispetto alla mano del nostro avversario pari al 50,107%.

Decidiamo di giocare il flip, lo vinciamo e saliamo a 3k chips. Nel cash la nostra scelta avrebbe avuto EV leggermente positivo (vista la dead money del nostro BB e dello SB e il fatto che siamo leggermente sopra il 50%) e quindi sarebbe stata corretta, ma in un torneo non è così: il fatto di avere 3k chips quando gli avversari ne hanno solamente 1,5 non fa infatti raddoppiare la nostra equity da 20 a 40 euro in quanto l’eliminazione del decimo player avrà aumentato anche l’equity degli altri giocatori a più di 20 €. Quindi noi avremo giocato una mano che nel 50% dei casi ci faceva perdere l’intera quota, senza di contro avere la certezza che nel restante 50% dei casi quella stessa quota sarebbe stata raddoppiata. (fine prima parte)

Gianluca “Matrix75” Pala

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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