‘La regina degli scacchi’ è una delle serie Netflix più viste e apprezzate dell’ultimo periodo: chi meglio di Jennifer Shahade per dare un giudizio?
L’ambasciatrice di PokerStars, infatti, non è solo un’ottima giocatrice di poker, ma anche e soprattutto due volte campionessa femminile di scacchi negli USA e Women’s Program Director di U.S. Chess.
Intervistata dai colleghi di PocketFives, la Shahade ha parlato della bontà del prodotto firmato Netflix, che racconta le gesta di Beth Harmon, interpretata da Anya Taylor-Joy, la cui storia è tratta dal romanzo di Walter Tevis.
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Il realismo è il punto di forza
“Ho amato la miniserie”, esordisce Jennifer Shahade. “Perché mostra un lato differente degli scacchi. Il lato glamour, il lato adulto. Molti film e serie sugli scacchi ruotano attorno ai trionfi scolastici. Amo quei film, ma mi è piaciuto che ‘La regina di scacchi’ mostrasse un lato diverso. È un prodotto che può creare un ponte tra chi gioca a scacchi da ragazzo e chi lo fa in età adulta”.
La Shahade vede molte similitudini tra il modo in cui il mondo degli scacchi è stato dipinto nella serie e il poker: “Hanno fatto vedere un po’ il lato pokeristico degli scacchi: i viaggi, i rapporti con le persone che incontri nei tornei, il lato individualistico insomma”.
‘La regina di scacchi’ in qualche modo può essere paragonata a Rounders, per il realismo con cui è stata prodotta la serie. Non a caso, fa notare Jennifer, i produttori si sono avvalsi della consulenza di Gary Kasparov, Gran Maestro e leggenda russa degli scacchi, e l’autore e istruttore di scacchi Bruce Pandolfini.
“Se ti piacciono gli scacchi, o se vuoi saperne di più, puoi anche guardare la serie due volte di fila. Una volta per la storia, e una per analizzare tutte le partite e vedere che succede. Avere questa doppia possibilità di visione è incredibile”.
Le similitudini tra scacchi e poker
“Penso che la cosa principale è che abbiano centrato l’emotività e l’intensità dello sforzo intellettuale”, prosegue Jennifer Shahade. “L’abilità di concentrarsi completamente sugli scacchi, cercare di trovare le mosse corrette, e come questo ti dia un breve periodo di estasi quando sei assorto nei tuoi stessi pensieri. E in questo rivedo anche il poker, specialmente il poker heads-up”.
Secondo la scacchista-pokeristca, le due discipline sono molto simili “nell’approccio al gioco, nel dover migliorare sempre. Non importa quanto tempo devi investire negli scacchi o nel poker, esiste una strategia differente per migliorare ed è simile per entrambi i giochi. Devi capire quali tipi di situazioni capiteranno più spesso, le studi e poi studi ciò che può capitare alla fine del gioco”.
Jennifer Shahade e la nuova era Twitch
Sia il poker sia gli scacchi stanno vivendo una sorta di seconda giovinezza, anche “grazie” (per modo di dire, ovviamente) alla pandemia che ha costretto a chiudersi in casa centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.
La categoria degli scacchi su Twitch ha quasi un milione di follower, per non parlare del poker e di streamer come Lex Veldhuis.
“Negli ultimi dieci anni, in realtà, c’è stato u n boom degli scacchi, ma ovviamente c’è stata un’accelerazione negli ultimi sei mesi. I fattori sono tanti: ‘La regina degli scacchi’ è uno, ma poi ovviamente c’è molto streaming su Twitch. Gli scacchi sono un gioco ideale da streammare, come il poker”.
La curiosità sulla regina
In chiusura d’intervista, Jennifer Shahade ci svela che il pezzo oggi più forte nella scacchiera, la regina appunto, inizialmente era addirittura il più debole:
“Poteva muoversi soltanto di un quadrato in ogni direzione. Poi, con l’evoluzione del gioco, ci si è accorti che gli scacchi erano troppo noiosi, perché una partita durava fin troppo. Perciò resero la regina il pezzo più forte in assoluto. Inizialmente ci fu un po’ di resistenza, tanto che all’inizio alle partite veniva dato il nome di ‘donna pazza’, ma poi col tempo questa variante è diventata quella che tutti giocano oggi”.