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Psicologia e poker: l’insidia dell’ “effetto baratro”

L'inevitabile smette di esserlo, se ci si muove in tempoIl poker è un gioco in costante evoluzione: che vi interessiate di tornei piuttosto che di cash game o sit&go, col passare del tempo i giocatori attorno a voi diventeranno più abili, e qualora non facciate altrettanto potreste un giorno scoprirvi indietro.

Per questa ragione, ovvero per incrementare sempre più i propri guadagni e non vederli al contrario ridursi nel tempo, la motivazione ad un miglioramento costante dovrebbe essere un obiettivo primario per un giocatore, ma nei fatti non sempre questo avviene.

Le ragioni sono molteplici. In primo luogo, considerando i giocatori nella loro interezza, solo una minima parte mette il poker tra gli aspetti principali del proprio quotidiano, ed è quindi disposto ad investirci di conseguenza.

Tuttavia, anche chi gioca a livello professionale può incontrare alcuni ostacoli verso una messa in discussione costante di sé e delle proprie capacità.

Certamente il fatto che il poker giocato porti via molto tempo ed energie può essere un fattore in questo senso, ma allargando lo spettro e quindi considerando anche elementi non strettamente legati alla vita da “grinder” c’è anche un’altra insidia, ovvero quella che con un po’ di fantasia potremmo chiamare “effetto baratro”.

Se pensiamo un attimo a cosa ci faccia agire nelle varie situazioni della nostra vita, dalle più semplici a quelle più decisive, ci si renderà conto che specie per alcune persone la spinta decisiva nasca in molti casi dall’ inevitabilità, ovvero dall’ impossibilità a rimandare ulteriormente quello che potendo continueremmo a procrastinare.

L'immobilismo è tanto rassicurante quanto dannosoEconomizzatori di sforzo per costituzione e ormai impigriti per convenzione sociale, molto spesso tendiamo a scalciare in un domani indefinito tutto quello che ci richiederebbe invece uno sforzo costante, volendo avere risultati ottimali.

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Appagati da un quotidiano che tutto sommato ci soddisfa, preferiamo continuare a muovere i passi su un sentiero già noto e quindi agevole, rassicurante, perché cambiare significherebbe dover affrontare ostacoli tanto certi quanto immediati a fronte di ricompense nebbiose e future, quindi vissute come non particolarmente motivanti.

Soltanto il fatto di trovarsi di fronte ad un baratro da cui non si può arretrare, ovvero la presa di consapevolezza che questo atteggiamento non è più sostenibile pena l’irreparabile, ci spinge ad un cambiamento brusco e non di rado inefficace. In un disperato tentativo di compensazione, ci sottoponiamo quindi a sforzi molto superiori a quelli con cui avremmo dovuto confrontarci se li avessimo diluiti, ottenendo un risultato incerto.

Se infatti questo a volte può funzionare, in altre circostanze – spesso le più serie – il risveglio si dimostra tardivo, con tutte le conseguenze negative del caso.

L’obiettivo, in generale, dovrebbe quindi essere quello di non arrivare coi piedi a ridosso del baratro, ma piuttosto di cambiare direzione per tempo, ovvero prima che sia troppo tardi per recuperare il terreno perduto: per un giocatore di poker l’ennesima sfida a cui non sottrarsi.

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