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Pot Limit Omaha: quando una mano non è così brutta come sembra

[imagebanner gruppo=pokerstars] Stabilire la reale forza di una starting hand nel Pot Limit Omaha può non essere immediato, per chi non abbia molta esperienza o provenga dal No Limit Hold’em: per questo motivo, Roy “GodlikeRoy” Bhasin cerca di sfatare un mito a proposito di mani che, a ben guardare, non sono così penalizzanti come potremmo credere a prima vista.

In particolare, il pro di PokerStars si concentra sulle mani che contengono tre o perfino quattro carte dello stesso seme. Naturalmente si tratta di una situazione non ideale, perché così facendo le nostre possibilità di hittare un flushdraw (ed eventualmente di chiuderlo) si riducono, ma di quanto?

Secondo Bhasin, spesso non abbastanza da giustificare un fold, a patto che sia solo quello il criterio che ci spinga eventualmente ad openfoldare una mano anziché aprire il gioco: “In realtà, avere una mano come a 10 j 9 o a 10 j 9 ci sottrae al massimo un 2% di equity, con un ulteriore 2% circa nel caso in cui tutte e quattro le carte fossero dello stesso seme”.

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Quindi sì, se è vero che idealmente preferiremmo giocare mani suited che non presentino questo “problema”, ingigantirlo potrebbe portarci a commettere degli sbagli molto più costosi di quelli che vorremmo evitare foldando. Per spiegarlo provando a guardare il problema da un altro punto di vista, “GodlikeRoy” ricorre ad un piccolo paradosso.

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“In generale i giocatori sono contenti di openraisare una mano come a k j 10, ma potrebbero esitare di fronte a a k j 10, quando in fondo almeno quest’ultima può chiudere un flushdraw, per quanto non così probabile”.

Se insomma è più che giusto soppesare elementi di quel tipo, secondo Roy non bisogna cadere nell’errore opposto, ovvero quello di sovrastimarli, visto che certi “handicap” come abbiamo visto non sono poi così penalizzanti come potrebbero apparire a prima vista.

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