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Raffaele Sorrentino: “ammazzo l’ego nella giungla, poi 47 giorni di Vegas”

Lui appartiene a quella nemmeno poi tanto ristretta cerchia di giocatori che ci hanno fatto divertire durante le dirette streaming degli ultimi anni.

Oltre 2 Milioni di Euro di vincite in carriera e una vittoria speciale all’EPT di Montecarlo del 2017 quando portò a casa una picca da €466.000, quasi bissata pochi mesi dopo a Barcellona per un terzo posto “deallato” al PokerStars Championship da poco meno di un milione di dollari. 

Stiamo parlando di Raffaele Sorrentino, animaletto da live che pure online si toglie le sue soddisfazioni. 

Lo abbiamo raggiunto con la convinzione che fosse a Montecarlo per rinverdire i fasti di due anni fa, ma… 

Una vita coi suoi pregi e i suoi difetti

Sei ormai un Professional Poker Player da ormai chissà quanto tempo, qual è la parte più interessante della tua vita?

“Siamo partiti male, fai domande troppo difficili, sai che sono calabrese e non le capisco. 

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Comunque sì, gioco da circa 10 anni e poter viaggiare, conoscere nuovi posti e fare belle amicizie sempre diverse, sono tutti gli ingredienti più gustosi della mia vita. E se mentre lo fai guadagnare qualche soldino, non posso chiedere di più”. 

E qual è quella che ti pesa di più? 

Quella che mi pesa di più, per assurdo, è la stessa faccia della medaglia: devi spostarti troppo spesso e rinunciare a costruirti una vita con le persone che, alla lunga, ti fanno stare meglio.

Raffaele Sorrentino con l’agognata picca

Per questo ho deciso di stare fermo per qualche mese e non andare a giocare gli eventi live organizzati da PokerStars e PartyPoker. 

Il mio obiettivo quest’anno è focalizzato sulle WSOP a Las Vegas dove partirò il 29 maggio per rimanere 47 giorni e giocare molti eventi. 

L’aneddoto e la magia di Montecarlo

Tutti i giocatori di poker hanno avuto un momento in cui è arrivata una scossa decisiva che ha dato loro quello scatto necessario a cambiare marcia, a sentirsi definitivamente dei professionisti. Quale è stato per te? Montecarlo? 

Decisamente sì. Non solo a livello monetario: la spinta che mi ha dato quella vittoria è stata quasi magica.
Vinsi il satellite dal Messico, l’ultimo satellite prima di partire per il Principato e da quel momento ho sempre avuto la sicurezza di vincere il Main Event; so che è una cosa strana e che non si può spiegare, ma avevo questa certezza. 

Cosa ti rimane di quel torneo? Che ricordi hai di un Grand Final che ti ha fatto conoscere a livello internazionale? 

Ogni volta che ci penso, che te lo dico a fare, sono emozioni incredibili. Da lì in poi è cominciato un periodo lastricato d’oro, ho vinto parecchi tornei online, altri live e ho fatto quasi B2B all’EPT di Barcellona dove abbiamo “deallato” in tre.

Sono entrato in un’altra dimensione.
Sono tornei che ti cambiano la vita e cambiano soprattutto la fiducia che hai al tavolo. Giochi in maniera diversa, un poker diverso. 

Meno live, meno online, appuntamento a Vegas

Alla fine quest’anno non sei andato a Montecarlo.

“Ma va, pensa che mi ha chiamato pure Dario e mi ha chiesto se fossi andato a giocare perchè ha visto una foto mia dentro ad un elicottero. In realtà la foto era dell’anno scorso e mi ero totalmente dimenticato che questo fosse il periodo dell’EPT di Montecarlo.

In realtà la risposta è la stessa che ti ho dato prima, penso solo a Vegas. Adesso farò una decina di giorni lontano da tutti per ammazzare l’ego e parlare il meno possibile dentro la giungla. Son convinto di fare bene.

Capitolo Musta

Il rapporto con Mustapha Kanit ha probabilmente segnato l’inizio della tua carriera, forse non tutti sanno che siete grandissimi amici. Dicci, dicci. 

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Ci conosciamo da una decina d’anni, quando lo incontrai a Sharm ad uno dei primi tornei della mia vita. Era forse il 2008 o il 2009 dove peraltro chiusi il Day 1 da chipleader e mi presentai al Day 2 a metà giornata passata: bustato subito, sai, la classica dissenteria dovuta all’acqua di quelle zone, mi trovai davvero bene. 

Poco dopo prendemmo casa insieme io, lui e Marco Bognanni, a Malta, dove rimanemmo circa 4 anni. 

Diciamo che ci siamo aiutati a vicenda, sia nel poker che nella real life, ma posso dire che da quando mi ha incontrato non ha più smesso di vincere. 

RaffIBIZA

La tua vita è sempre stata uno spostamento dietro l’altro, almeno da quello che si dice in giro e come appari sui social, prima Ibiza, poi Malta, poi Messico, passando per la Colombia. 

Beh Ibiza è il mio posto preferito da sempre, ho abitato 10 anni là, facendo la stagione di sei mesi ogni anno. Ora ci vado meno, ma appena posso salgo su un aereo diretto verso quelle parti. 

Dopo Malta, Messico è stata una scoperta, mi son trovato e mi trovo tutt’ora veramente bene.

Foto di gruppo al matrimonio di Daniele Amatruda

Anche la Colombia è affascinante, ma tutto il Sud America, soprattutto per il clima, mi piacerebbe visitarlo meglio. 

Dot. com e condivisa

Online le cose come stanno andando? Ogni tanto ti vediamo arrivare a qualche parrocchia sul .it. Ma sul .com giochi con continuità?

Sto giocando pure online veramente pochissimo, il giovedì e la domenica e qualche volta nemmeno quei giorni.

Quando finiranno le WSOP riprenderò a giocare con una certa continuità, ma mai più di due tre giorni a settimana. Rispetto a qualche anno fa mi sento molto più confident nel live e vorrei intensificare le mie presenze ai tornei dei circuiti più importanti.

Il livello High Stakes del .com è diventato praticamente ingiocabile se non ti metti a studiare seriamente. Ci sono i giocatori più forti del mondo e non puoi batterli se non sei disciplinato. 

 

Grazie al cielo la maggior parte di loro li conosco e ho parecchia history con tutti, ma ogni volta ne spunta uno ancora più forte, è un inferno se non stai ore ed ore a studiare. 

Dammi una tua impressione sulla liquidità condivisa.

Purtroppo sta passando decisamente troppo tempo da quando si è cominciato a parlarne, se non si conclude a breve diventeremo davvero l’unica nazione al mondo a non poter giocare su Poker Room aperte a più nazioni e questo è davvero penalizzante anche a livello tecnico. Ci taglia fuori dal mondo.

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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