Fino a qualche anno fa, le leghe professionistiche statunitensi guardavano con scetticismo a Las Vegas, per la presenza dei casinò. SinCity era l’unica location negli USA dove era possibile scommettere sullo sport. La NFL guidava questa coalizione anti-gambling e cercava di contrastare la legalizzazione del betting.
Molte cose sono cambiate nell’ultimo decennio. A rompere per primi il tabù sono stati i Golden Knights, team della National Hockey League tanto cara a Daniel Negreanu.
Il poker pro canadese è di casa alla T-Mobile Arena sulla Strip. La seconda franchigia a giocare a Las Vegas è stata quella dei Raiders protagonisti nell’NFL all’ Allegiant Stadium poco fuori dall’arteria che divide in due la città delle luci.
I I Golden Knights e i Raiders attirano centinaia di migliaia di persone a Las Vegas e fanno la fortuna dei casinò della Strip. Per questa ragione, nella città del peccato vedono con favore un allargamento agli altri sport. Nel 2024 ci sarà inoltre il Super Bowl e nel 2023 una gara di Formula 1.
In questo Articolo:
Las Vegas: le trattative con gli Oakland nella MLB
Las Vegas sta corteggiando gli Oakland Athletics della Major League Baseball (MLB): è già stata individuata un’area per la costruzione dell’impianto sportivo vicino a The Strip.
Ma i trasferimento dipende da un voto a Oakland su una discussa modifica al piano regolatore del porto per sbloccare un’area adatta alla costruzione del nuovo campo da baseball. In questo caso, il Nevada non può far altro che attendere e aspettare di capire cosa succederà nella Baia di San Francisco.
NBA: LeBron James vuole una nuova franchigia a Las Vegas
Il piatto forte però rimane l’NBA con investitori non di secondo piano che stanno trattando informalmente con la National Basketball Association. In città si è parlato di diversi progetti per la costruzione di arene in zone molto centrali ma ancora non è stato negoziato nessun contratto di locazione per alcun tipo di struttura.
Il primo a uscire allo scoperto è stato LeBron James. La star dei Los Angeles Lakers ha svelato i suoi piani nella sua serie HBO “The Shop” .
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“Voglio possedere una mia squadra, il mio sogno è a Las Vegas”. I soldi non gli mancano: secondo Forbes, il 37enne (per 4 volte campione NBA) è entrato nella ristretta cerchia dei miliardari. Le sue ricchezze hanno superato la fatidica soglia del One Billion.
James però non è solo…
La stampa locale sembra spingere per un’altra candidatura. Las Vegas Review-Journal ha lanciato lo scoop dell’anno a SinCity: il campionissimo di pugilato Floyd Mayweather (un’icona della Strip visto che vive in Nevada da anni) sembra aver fiutato l’affare.
Mayweather è entrato di diritto nella storia della boxe con 50 incontri vinti e 0 persi, 27 per ko. E’ il pugile più ricco in circolazione.
Il 13 giugno all’ M Resort Spa Casino ha annunciato un incontro esibizione contro campione di arti marziali, il giapponese Mikuru Asakura.
Durante la conferenza stampa ha annunciato la sua ambizione di voler gestire una franchigia NBA: “Ho parlato con alcune persone negli ultimi sei mesi. Io e il mio team abbiamo lavorato dietro le quinte con la NBA. Non posso dire esattamente dove, ma sto lavorando per trovare una squadra”, ha detto Mayweather.
E’ il segreto di pulcinella: Floyd vuole Las Vegas, costi quel che costi.
La possibilità che Mayweather o James possiedano una nuova franchigia NBA nel prossimo futuro è improbabile poiché il commissario NBA Adam Silver ha smentito questa possibilità per il momento.
Tuttavia, Silver ha anche affermato che Las Vegas rientra in un ristretto elenco di possibili località nel caso dovessero valutare un allargamento in futuro.
“Ad un certo punto, senza dubbio, Vegas sarà nella lista”, ha detto Silver che ha teso la mano ai due sportivi.
Mayweather scommette milioni nei casinò della Strip
Mayweather a Las Vegas è conosciuto nei casinò anche come uno degli scommettitori high roller più influenti. Durante gli eventi sportivi di maggiore richiamo è abituato a piazzare bet milionarie. E’ senza dubbio uno dei bettors più temuti: le sue puntate non sono mai banali, semmai sono parecchie impegnative da gestire per i bookmakers locali.
Un’attività, questa del betting, che mal si concilia con un potenziale e futuro status di proprietario di una franchigia NBA. Ma questa è un’altra storia.