Ingannato da un abile bluff dell’avversario all’inizio della seconda giornata del torneo, Phil Hellmuth ha trovato un pronto riscatto contro il nosto Marco Traniello.
“Alla fine del 2009 sono riuscito a raggiungere da chipleader il day 2 del WPT Doyle Brunson Five Diamond Classic – un torneo da 15.000 dollari di buy-in. Mi sentivo davvero bene e le mie letture sugli avversari erano al limite della perferzione.
Dopo un break, mi capita questa mano. L’oppo sul big blind non era al suo posto e quindi le sue carte vengono buttate nel muck. Sapevo che ciò avrebbe potuto incoraggiare qualcuno ad effettuare un rilancio loose e che quindi dovevo prepararmi a reagire in maniera aggressiva con un buon re-raise.
Con bui 400/800, un giocatore apre di 2.400 e il “player x” si adegua per il call. Io ero di small blind con 8 6 e chiamo anche se quella era un giocata inusuale per me. Il flop è q 8 7 ed esco puntando di 6.000. L’original raiser butta via le carte mentre il “player x” rilancia per altri 12.000.
Faccio subito call, intuendo debolezza, e il turn porta un 8 . Opto allora per check con il mio trips e lui mette nel piatto altri 20.000. Se rilanciavo e lui aveva già completato un colore, probabilmente sarebbe andato in all-in. Ma se invece era soltanto su un draw, un raise sarebbe stata la mossa migliore.
Comunque, decido di non correre rischi e vado con il call. Il river è infine un 2 e lui pusha dopo il mio check. Aveva 140.400 chips conto le mie 160.000, per cui si trattava di chiamare una cifra piuttosto sostanziosa. Se callavo e perdevo, avrei seriamente compromesso la mia sopravvivenza nel torneo, ma se mi aggiudicavo il piatto allora avrei conquistato un’enorme chiplead già dall’inizio del day 2.
Allora guardo l’altro in faccia e gli chiedo: “Ce l’hai un buon punto? Puoi battere un full-house?” Lui mi risponde subito che ha il nuts ed io gli credo buttando via le mie carte. A quel punto, lui gira a j per un colossale bluff. Per fortuna che sono poi riuscito a costruirmi un buon stack nel prosieguo del torneo.
In un piatto, con bui 500/1.000 e ante di 200, Marco Traniello apre di 3.000 ed io 3-betto a 10.000 con j 7 . Lui chiama ed il flop è J - 9 - 2. Check/call di Marco sulla mia puntata da 8.000 e non so per quale motivo pensavo avesse una coppia di otto. Ero fiducioso di essere avanti e quindi il mio piano era di valuebettare su ogni street.
Il turn è un altro 2 e Marco fa di nuovo check. Io punto 10.000 e gli dico che pensavo avesse i pocket eights. Lui sorride e chiama per il river che porta proprio un 8. Traniello punta 19.000 e ed io snap-callo trovando nelle suo hole card soltanto k 10 ed aggiudicandomi quindi un bel piatto con una mano che folderei nel 99% dei casi.
Perché ho giocato con J-7? Avevo avvertito debolezza pre-flop per cui avevo provato a prendermi subito il piatto con un re-raise. Se Marco avesse foldato, avrei collezionato i 3.000 della puntata più i 1.800 di ante e i 1.500 dei bui senza rischiare nulla. Una volta arrivato al flop e dopo che lui ha check/callato, sapevo di partire davanti perché le possibili mani con cui avrebbe chiamato una 3-bet ed altri 9.000 al flop erano poche, come una pocket pair, AQ, AK e anche A9.
Visto che nessun Asso, Kappa o donna aveva hittato il board al turn, potevo tranquillamente puntare ed insistere anche al river. Quando invece ha bettato lui, ho chiamato all'istante perché effettivamente con cosa poteva battermi? Con un full-house di 8? Poco probabile. In tutti i modi, a fine giornata ho chiuso con 412.000 chips e relativo piazzamento nella top tre della classifica provvisoria.”