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Charlie Carrel: "Lo speech play è vitale per mantenere l'edge nel live. Kassouf? Intrattenimento puro"

Nella sua dimensione live il poker è diventato molto popolare grazie a personaggi come Phil Hellmuth, Daniel Negreanu e Mike Matusow, che facevano dello speech play (parlare con gli avversari al tavolo per ottenere informazioni o spingerli a giocare male) una delle caratteristiche principali. Con l'avvento del poker online e l'assalto dei grinders ai tornei dal vivo, lo speech play è andato perduto: niente più discussioni, ma occhiali da sole, cappuccio della felpa in testa e cuffie nelle orecchie a costituire una barriera invalicabile tra i giocatori.

Negli ultimi anni, però, anche i professionisti più giovani e vincenti hanno iniziato a parlare al tavolo. Uno degli esempi più eclatanti è portato dal nostro Mustapha Kanit, che non si fa alcun problema a ridere, scherzare e conversare prima, durante e dopo le mani, anche in tornei da €100.000 di buy-in. Un altro che si comporta in questo modo è Charlie Carrel, non a caso amico di Mustacchione.

Charlie Carrel: perché lo speech play è vitale

Il fortissimo torneista inglese non è solo a favore dello speech play in tutte le sue forme, ma è anche convinto che per un reg sia fondamentale iniziare a parlare al tavolo.

"Mi piacerebbe dire che ottenere un edge dallo speech play non sia importante, così che i miei avversari continuino a parlare. Onestamente, però, credo che sia l'area più inesplorata ed exploitabile del poker live", ha dichiarato a Pokernews.com. "Penso che sia questa la direzione verso cui si muoverà il poker live, perché stiamo arrivando al punto in cui i giocatori adottano strategie molto simili e devi quindi trovare delle nuove aeree da esplorare per mantenere il tuo edge".

Il suo riferimento è ai tornei high roller, dove si siedono i migliori giocatori al mondo. In questi contesti, nelle guerre tra reg, l'edge è sempre più risicato, dunque Carrel è convinto che imparare a cogliere i tell degli avversari discutendo con loro sia l'unico modo per continuare a vincere. Ma al di là del discorso tecnico, Charlie è anche convinto che lo speech play sia fondamentale per la crescita e la popolarità del poker.

 

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"William Kassouf è intrattenimento puro" 

"Si pensa subito a Will Kassouf quando si parla di regolamentare lo speech play. Onestamente un sacco di cose successe a Kassouf durante il Main Event mi hanno fatto stare male", ha detto prima di schierarsi apertamente in favore del connazionale. "Penso che sia stato trattato ingiustamente. Tralasciando quanto si sono comportati male i suoi avversari sul piano umano, hanno utilizzato una pseudo razionalizzazione per punirlo, dicendo che il suo comportamento non faceva il bene del poker perché rallentava il gioco".

Carrel la vede in maniera completamente opposta: "Io non riuscivo ad aspettare che uscisse l'episodio successivo del Main Event 2016. Controllavo ogni giorno se era uscita la nuova puntata, e non lo avevo mai fatto prima. L'anno precedente ho spento la tv perché il final table era tremendamente noioso. Quest'anno è stato fantastico e penso che lui sia un grande e non sia assolutamente antisportivo, perché in realtà parlando dà un sacco di informazioni".

Charlie Carrel e Leon Tsoukernik (photo courtesy Neil Stoddart/Pokerstars)

Se il poker torna ad essere un prodotto accattivante grazie a chi parla a ruota libera al tavolo, Charlie non comprende perché le WSOP cerchino di limitare questi giocatori: "Penso che personaggi come Kassouf siano puro intrattenimento, non vedo perché dovrebbe esserci una regolamentazione più severa nei loro confronti. Sarebbe di intralcio alla promozione del poker sul lungo periodo".

Infine, il 22enne dice la sua sull'operato di Jack Effel, il tournament director che lo scorso anno fu molto duro con Kassouf: "Jack Effel? Il suo comportamento mi ha scioccato. Non lo rispetto per come ha agito".

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