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L'ex sottosegretario Baretta: "fuga concessionari? Rischio obiettivo, come ricorsi e risarcimenti con ban totale pubblicità. Ci vuole normativa europea"

di Claudio Zecchin

Sarebbe un bene imporre uno stop alla pubblicità sul gioco? Questa domanda se la sono posta anche i governi precedenti, anche se la valutazione dei pro e dei contro alla fine non ha portato a interventi significativi in materia. In effetti anche durante gli ultimi governi di Renzi e Gentiloni il sottosegretario all'Economia con delega ai giochi Pier Paolo Baretta ha lavorato sulla questione della pubblicità, come racconta in questa intervista.

Il Decreto Dignità prevede anche lo stop alla pubblicità sul settore dei giochi. Durante il suo mandato ha avuto modo di valutare i pro e i contro di un intervento simile. Cosa ne pensa?

"La politica è fatta di scelte. Noi in passato abbiamo puntato su interventi equilibrati anche per tutelare il gioco legale. Abbiamo tuttavia preso in considerazione l'ipotesi di un intervento sulla pubblicità dei giochi, valutando una soluzione più moderata. Come primo passo abbiamo pensato di proibire gli spot televisivi dalla 7.00 alle 22.00 sui canali generici, ipotizzando di allargare il divieto per alcuni canali specializzati. L'idea di base era quella di tutelare i soggetti sensibili, eliminando quindi la pubblicità durante le trasmissioni per ragazzi, per le famiglie e durante le trasmissioni sportive. Posso anche comprendere una scelta più drastica, ma l'intervento merita maggiore confronto".

Ad esempio?

"Un intervento così importante non può non passare per un dibattito quantomeno a livello continentale. Faccio un esempio. Per il tabacco esiste una normativa europea, portando avanti un lavoro unilaterale l'Italia rischia di trovarsi isolata su un argomento così importante. Senza un accordo con altri paesi la validità del provvedimento rischia di essere compromessa".

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Quale potrebbe essere l'impatto per l'erario e a livello occupazionale?

"Non è facile dirlo, anche se ci saranno conseguenze immediate sul gettito diretto e sul lungo periodo. Trovo singolare che sia stato studiato questo aspetto del Decreto Dignità senza un confronto con il ministero dell'Economia, che di fatto è competente in materia. Prima o poi ci sarà. Per quanto riguarda l'aspetto occupazionale l'esperienza della delega mi ha insegnato che ogni intervento sul settore del gioco deve essere moderato, considerando anche il rischio molto forte di produrre disoccupazione. Noi siamo intervenuti sulla riduzione delle slot fino al 30%, attaccando così il problema della ludopatia, ma contenendo l'impatto sull'economia che genera il settore”.

Teme una fuga dei concessionari?

"Il rischio è obiettivo, così come deve essere presa in considerazione l'ipotesi dei ricorsi e della richiesta di risarcimenti da parte di chi ha ottenuto una licenza. Il blocco della pubblicità rende poi il mercato italiano meno interessante: sarà meno probabile vedere nuove società investire sul settore".

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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