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La statua di Lucio Dalla diventa un infallibile amuleto? A Sanremo dicono di sì

Chi ha recentemente oltrepassato la soglia della “Porta Teatro” del Casinò di Sanremo, si sarà certamente imbattuto nel classico capannello di persone più o meno giovani, intente a maneggiare col proprio telefonino. 

Un'opera d'arte

Se, da lontano, la panchina sulla quale ci si siede può sembrare un semplice sedile sul quale posare le proprie membra, ad un’analisi più attenta ci si renderà conto che si è di fronte ad un’opera d’arte.

Stiamo parlando di “All’amico Lucio”, opera realizzata interamente in bronzo dal genio e dalla bravura dello scultore Carmine Susinni.

Inizialmente pensata per Bologna, l’opera ha fatto capolino all’Expo di Milano del 2015 dove, esposta per la prima volta, si dice possa essere stata oggetto di qualcosa come oltre 3 milioni di selfie. 

A Sanremo dai giorni del Festival

Approdata al Casinò di Sanremo in concomitanza col Festival, la scultura è ormai presente nella cittadina ligure da oltre un mese. 

Il destino è comunque sempre molto “popolare”: esattamente come a Milano, il bronzeo Lucio Dalla riceve innumerevoli visite giornaliere. 

Le persone si avvicinano incuriosite, scattano qualche foto e poi, incoraggiate dalla postura del protagonista, si siedono a fare 4 chiacchiere con lui, come peraltro caldeggiato dallo stesso Susinni, che aveva ideato la scultura proprio con questo fine.   

Ma se il rito era fine a sé stesso nel giardini che hanno ospitato l’Expo 2015, qui ha una valenza ancor più “venale”. 

In effetti, il sacchetto che tiene in mano l’inanimato Lucio, dovrebbe rappresentare la saggezza e il “saper vivere” che il cantautore bolognese offre ai suoi visitatori. 

Rito propiziatorio

Ma non è esattamente così. O meglio, non lo è per tutti. 

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È nata una specie di tran-tran tra i clienti del Casinò, che assumerebbe i connotati di propiziatorio, un ulteriore rito ormai già consolidato. 

Trattasi di utilizzare il sacchetto di cui sopra scambiandolo per “salvadanaio portafortuna”, tipo Fontana di Trevi, per intenderci. 

Il viandante passa, ne approfitta per farsi un bel selfie insieme al grande Lucio e poi, di sottecchi, deposita qualche monetina. 

Le monetine lasciate sono quasi tutte di rame che si sa, siamo scaramantici, ma col braccino corto.

Il tutto per sperare di uscire dalla Casa da Gioco con un bel “ritorno sull’investimento”.

In bocca, o come cantava Lucio Dalla, attenti, al lupo...

 

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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