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Definizione di TAG nit nei micro stakes
Quando si parla di giocatori TAG, come abbiamo visto spesso nei nostri articoli di strategia, ci si riferisce allo stile tight-aggressive, caratterizzato da una selezione delle mani di partenza accurata e dalla tendenza a entrare nel piatto in maniera decisa, preferendo bet e raise a check e call. Essere nit non è altro che l’estremizzazione di questo concetto.
Un giocatore TAG nit fa check-fold se non ha una mano forte, mentre in caso contrario punta con aggressività. Ma con quali mani gioca?
- Pocket pair. Coppie alte che possono rappresentare un’overpair, con cui puntare per estrarre valore dagli avversari, che solitamente ai micro stakes sono molto loose. Coppie medie e basse, invece, si giocano per set value: se il flop non aiuta, l’idea è quella di arrivare allo showdown nel modo più economico possibile, altrimenti si folda.
- Mani non dominabili. Ai micro stakes, la stragrande maggioranza dei giocatori entra nei piatti anche con mani facilmente dominabili come A-x (dove x è una carta bassa), Q-9 e via dicendo. Il giocatore TAG nit entra in gioco con mani che hanno meno probabilità di essere dominate, come A-K, A-Q, K-Q e così via.
- Mani speculative da late position. Cioè assi suited e suited connector, da giocare solo col vantaggio di posizione, cioè quando si è ultimi ad agire pre-flop. L’idea è quella di chiudere trips, dopipe coppie o progetti forti, giocando con aggressività. Con mani di media forza, comportarsi come con le pocket pair medio-basse.
Come giocare post-flop
La prima cosa da fare nel gioco post-flop con la strategia TAG nit ai micro stakes è quella di etichettare gli avversari. Il tipico giocatore micro stakes è abbastanza scarso, gioca troppe mani e chiama troppo. Ma non è l’unico. A questi livelli si trova di tutto: dal giocatore troppo tight a quello troppo loose, dal passivo all’aggressivo.
È importante riconoscere il tipo di avversario al tavolo, in modo da adattare la strategia e le linee guida generali di cui sopra. Per esempio, se sfidate un giocatore loose pre-flop, ma che al flop folda spesso, potete aumentare la percentuale di continuation bet anche con mani deboli.
In linea di massima, però, il mantra deve essere questo: puntare con le mani forti, fare check con le mani deboli. E assolutamente vietato fare slowplay!
Vale la pena bluffare ai micro stakes?
Partiamo dal presupposto che i giocatori non bluffano così spesso come si è portati a credere. Perciò, foldate tranquillamente le vostre mani di media forza se qualcuno rilancia. Per lo stesso motivo, non bisogna avere remore a foldare anche una mano forte, in caso di raise.
Anche perché nei micro stakes il bluff è in generale meno efficace. Come già detto, l’errore principale dei giocatori che frequentano questo livello è di chiamare troppo, quindi che senso ha bluffare sapendo che molto probabilmente verrete chiamati?
La posizione è fondamentale
La posizione nel poker è estremamente importante. Non è un caso se la posizione che restituisce un profit medio più elevato è il bottone, mentre dall’altro lato dello spettro ci sono small blind e big blind. Ecco perché bisogna lasciarsi orientare dalla posizione: è giusto rilanciare/chiamare con un range più ampio da bottone, restringendolo da early e dai bui.
Il vantaggio della posizione permette di agire per ultimi dopo il flop, aumentando il numero di piatti vinti anche con la mano peggiore. Oltretutto, col vantaggio della posizione è molto più facile gestire l’iniziativa, un altro concetto decisivo.
Puntando e rilanciando, infatti, si può vincere il piatto sia allo showdown con la mano migliore, sia se l’avversario folda. Facendo check e call, invece, logicamente si può vincere solo mostrando il punto più alto.