Quando in una mano di poker si è gli aggressori preflop, ci si può sentire in "dovere" di mettere in atto una continuation bet al flop in modo quasi automatico, senza pensare troppo ad alternative e conseguenze.
Naturalmente un tipo di gioco tanto "robotico" è sconsigliabile, perché un buon numero di volte non ci condurrà verso la scelta migliore: vediamo quindi assieme a Reid "shootaa" Young quali possono essere le alternative in una situazione di gioco.
Siamo al NL100 con uno stack di altrettanti big blinds, ed apriamo il gioco da middle position a 3.5 $ con a 3 , venendo chiamati dal bottone, su cui non abbiamo molte informazioni.
Il flop è 6 3 8 , con noi che siamo chiamati a parlare, assieme alla nostra bottom pair: "Si tratta di un board dove se c-bettiamo i nostri avversari possono rilanciare spesso - spiega lo statunitense - è un buon board per farlo, in quanto spesso non lo avremo hittato, ed inoltre i giocatori tendono a c-bettare questo tipo di board troppo spesso".
Spesso infatti non sappiamo nemmeno se, nel momento in cui puntiamo, lo stiamo facendo per valore o in bluff, ma ci rendiamo conto che arrivare allo showdown potrebbe rivelarsi molto complicato.
Per questa ragione, in una situazione simile Young suggerisce di mixare le nostre continuation bet con dei check/raise al flop: "In questo modo possiamo vincere la mano immediatamente, potremmo farlo con delle overpair, set, flushdraw e così via. Se il nostro avversario chiama possiamo ancora vincere la mano, inoltre è importante che il nostro range capace di arrivare al river non contenga soltanto mani estremamente forti".
Un invito insomma a pensare, senza cedere alla tentazione di lasciarsi condurre dall'abitudine, che troppo spesso può sorprenderci quando ci troviamo a giocare davanti al computer.