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Carboni: ‘perché PokerStars non ha sbagliato su FullTilt’

Continua a far discutere la querelle di Full Tilt Poker e il mancato rimborso dei giocatori italiani sulla red room. Come noto, PokerStars ha ottemperato all’accordo sottoscritto con il Dipartimento di Giustizia di New York, restituendo i fondi in tutti i paesi del mondo ma in Italia, per problemi legali, non è stato possibile. Nei giorni scorsi esperti di settore hanno espresso la loro opinione sulla vicenda, dando valutazioni legali sulla questione. Ha preso posizione anche il noto consulente Giovanni Carboni, fondatore della Carboni & Partners

Carboni ha voluto chiarire alcuni passaggi del suo precedente intervento, spiegando per quale motivo PokerStars aveva le mani legate ed in caso di rimborso dei giocatori sarebbe stata incriminata per riciclaggio e favoreggiamento.

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Nella mia intervista del 5 settembre su questo sito ho dichiarato, tra l’altro, che non era possibile in alcun modo trasferire agli ex-giocatori di fulltilt.com il credito che risultava accumulato sui conti di gioco in modo compatibile con le leggi italiane, perché PokerStars in tal caso avrebbe concretamente rischiato la contestazione dei reati di riciclaggio e di favoreggiamento. Ho inoltre raccomandato agli ex-giocatori di fulltilt.com di non dimenticare che la legge sanziona penalmente anche il giocatore che partecipa ad attività di gioco su siti che non dispongono della concessione dell'AAMS

In pochi giorni si è sviluppato un acceso dibattito riguardo alle modalità con le quali PokerStars ha ritenuto di concludere la vicenda del credito esistente sui conti dei giocatori di Full Tilt. Taluni hanno espresso valutazioni diverse dalla mia, in particolare sul primo punto, riguardante la potenziale contestazione dei reati di riciclaggio e favoreggiamento nei confronti di PokerStars. 

Vediamo perché c’era il concreto rischio della contestazione del reato a PokerStars. L’attività organizzata da Full Tilt di accettazione e raccolta del gioco a distanza era in violazione dell’articolo 4, comma 1, della legge n. 401 del 1989. L’attività dei giocatori di partecipazione al gioco sul sito di Full Tilt era in violazione dell’articolo 4, comma 3, della stessa legge. Se PokerStars avesse pagato i giocatori di Full Tilt, o comunque se li avesse favoriti, avrebbe potuto essere considerata responsabile dell’aver trasferito ai giocatori di Full Tilt i fondi relativi alle predette attività criminose e, conseguentemente, avrebbe potuto essere incriminata a sua volta per riciclaggio ai sensi dell’articolo 648-bis del codice penale e per favoreggiamento ai sensi dell’articolo 379 del codice penale.

Viste la delicatezza e le difficoltà tecniche della materia, chi enuncia una posizione, soprattutto se è una voce ascoltata da molti giocatori, non dovrebbe sbilanciarsi senza avere prima approfondito. Talvolta chi si sbilancia fortunatamente lo dichiara, mette le mani avanti e mette sull’avviso il lettore. Che è bene tenga conto dell’alert.

In ogni caso, anche senza disporre di informazioni dirette, si possono fare considerazioni per via di logica. Ora, PokerStars afferma nel comunicato ufficiale che dalla consultazione avuta con le Autorità competenti, che indica nell’AAMS e nella Banca d’Italia, è emersa l’incriminabilità per riciclaggio e favoreggiamento. Ritenete possibile che, invece, l’AAMS consideri il pagamento ai giocatori compatibile con la legislazione? E ancora, ritenete che il Dipartimento della Giustizia di New York accetterebbe che PokerStars non ottemperi all’obbligazione restitutoria riguardante i giocatori italiani se questa fosse compatibile con la legislazione italiana, clausola quest’ultima che risulta credibilmente presente nell’accordo stipulato da PokerStars? Il DoJ pertanto deve aver accettato gli argomenti di PokerStars.

Che interesse aveva PokerStars ad agire in modo diverso da come ha agito negli altri Paesi? Capisco la delusione dei giocatori e proprio non so a chi vada data la “colpa” della situazione. Una combinazione di circostanze. Forse l’unico addebito che può essere fatto a PokerStars è proprio l’aver ritenuto a lungo di poter trovare una soluzione per pagare legalmente i giocatori come negli altri Paesi.

Giovanni Carboni

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