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Dario Minieri: "In Italia il poker rischia di morire"

Dura presa di posizione da parte di Dario Minieri, che dall'EPT di Londra non usa giri di parole per esprimere il suo pensiero, circa la situazione del poker italiano e la sua "nazionalizzazione".

Intervistato dal collega Giovanni Angioni per conto di PokerListings.com, il pro di PokerStars tocca una serie di argomenti interessanti, a cominciare dalla sua recente decisione di trasferirsi a Malta, nata a suo dire sia da ragioni personali che dalla tassazione riservata ai giocatori: "Anche se probabilmente non se ne rendono conto, con i regolamenti attuali giocare in Italia è molto più difficile che in diverse altre parti del mondo".

Minieri è stato eliminato dall'EPT di Londra durante il day 2, ma è apparso molto determinato

Dal punto di vista di Dario, anche essere costretti a giocare su piattaforme dove il field è esclusivamente italiano diventa penalizzante, nel momento in cui si cerchi di migliorare confrontandosi in un contesto più competitivo: "Se io sono diventato quello che sono, lo devo anche all'opportunità di aver giocato contro alcuni player che oggi sono fra i migliori al mondo, come Shaun Deeb".

Va pur detto, a questo proposito, che proprio grazie al mercato regolamentato italiano molti professionisti sono potuti diventare tali, laddove su piattaforme .com in molti avrebbero con tutta probabilità stentato ad emergere.

Del resto, i Monopoli di Stato appaiono pienamente consapevoli di tutta una serie di problematiche: non a caso, come vi dicevamo giusto ieri, AAMS sta seriamente prendendo in considerazione soluzioni di respiro europeo.

Minieri auspica da un lato l'apertura del mercato a livello internazionale, dall'altro una tassazione più leggera per i professionisti, ma le sue osservazioni vanno oltre e toccano anche quella che è la sua sfera personale.

Il giocatore romano (e romanista) ricorda infatti di giocare da dieci anni, ma di essere ancora estremamente motivato: "Alla fine, che cosa ho vinto finora? Soltanto un braccialetto WSOP, nient'altro. Non ho mai conquistato un titolo EPT o WPT, ed è il desiderio di raggiungere risultati simili che alimenta continuamente i miei stimoli come giocatore".

Dario ci tiene a sottolineare come per lui il poker non sia soltanto una questione di soldi, e come la possibilità di vincere grandi tornei internazionale rappresenti un sogno che valga la pena di essere coltivato e protetto: un lato "romantico" che certo aiuta a spiegare perché, ancora oggi, sia uno dei professionisti più seguiti dagli appassionati italiani.