Ciascun giocatore di poker ha una mano meravigliosa o terribile che è destinato a non dimenticare: non fa eccezione Jason Somerville, che ne tira fuori dal cilindro una del 2006.
All'epoca lo statunitense aveva soltanto 19 anni, ma giocava già cash game high stakes, anche se in modo molto diverso da come avrebbe fatto oggi: "All'epoca credo avessi circa 100.000 dollari di bankroll, ed anche a questo tavolo di $200/$400 mi ero seduto inizialmente con 10.000 $".
E' il 7 dicembre, e Somerville siede sul bottone con a 8 e 24.500 dollari. Tutti foldano, e Jason apre a 1.200 dollari, venendo chiamato sullo small blind da quello che lui considera il suo obiettivo al tavolo, che lo copre di qualche migliaio di dollari.
Il flop è 10 9 j , ed il Jason di allora non ha molti dubbi su cosa fare, visto che punta 1.600 $ e poi quando viene check/raisato a 7.600 $ 3-betta all-in, una decisione che oggi Somerville non rifarebbe: "Di tutte le opzioni possibili questa è la peggiore e foldare la migliore, una volta che check/raisa in maniera tanto consistente". Ma, dopo che ha chiamato e lo small blind mostra k 9 il board si completa con il 3 ed il 6 , facendogli perdere il piatto più grande mai giocato da lui fino a quel momento.
"Ricordo molto bene questa mano, ci sono stati solo due casi dove una mano di poker non mi ha permesso di dormire la notte, e questa è una delle due. Dopo aver perso ricordo che ricaricai altri 8.000 dollari, e persi anche quelli".
Una lezione estremamente salata, ma che lui giura gli sia comunque servita: "Naturalmente giocai molto male, ma mi servì perché mi diede la determinazione per tornare a giocare a quei livelli, dove sentivo di poter competere. Già allora puntavo e rilanciavo senza paura, nonostante il denaro in ballo, ed un mese dopo lasciai la scuola per diventare un professionista". E, come si suol dire, il resto è storia.