Lamentarsi, nel mondo del poker, è un costume diffuso: spesso stucchevole e fastidioso, a volte appare persino ingiustificato. Tuttavia, questo non significa che debba essere negato il diritto di farlo, specie quando tutto sembra andare storto.
Questo potrebbe riferirsi a molti giocatori professionisti, e se abbiamo deciso di parlarne ispirandoci a Rocco Palumbo è perché, ad una prima occhiata, "RoccoGe" potrebbe apparire come qualcuno che non abbia poi molti motivi per farlo.
In fondo è vero, stiamo parlando di un ragazzo che ha vinto sia un titolo WPT che un braccialetto WSOP - e di campioni sfortunati in questo senso non se ne vedono - ma probabilmente leggere le sue frequenti manifestazioni di sconforto su Facebook basandoci solo su questo sarebbe riduttivo.
Rocco infatti, dopo essersi trasferito all'estero per potersi confrontare sulle piattaforme internazionali, ha visto le proprie legittime ambizioni infrangersi contro un muro di continui risultati sfiorati e conseguenti bilanci negativi, a dispetto di quanto di buono fatto fino a quel momento. Perché del resto, per dirla con Christian Favale, "il poker è racchiuso nella prossima mano che dobbiamo giocare: ciò che è stato vale davvero poco".
A questo va sommandosi una situazione personale delicata - di cui certo non ci interessa parlare in questa sede - che non può sicuramente aver giovato sul suo umore, e magari chissà, anche sul gioco espresso in alcune fasi. Giustificazioni? Forse, ma che farebbe ciascuno di noi al suo posto?
Tanto di cappello, infatti, a tutti quei grinder che chiuderanno il 2013 in breakeven o in perdita senza lasciarsi andare ad esternazioni di sconforto, pur magari sapendo che avrebbero meritato qualcosa di molto diverso. Ciò detto, chi scrive non è affatto certo di poter dire che in situazioni analoghe saprebbe fare altrettanto, affrontare il tutto con uno spirito migliore, qualunque cosa questo significhi.
Palumbo ha deciso di non nascondere i propri stati d'animo - che peraltro nessuno è obbligato a seguire - accettandone le conseguenze, e preferendo in ogni caso chiudersi in una stanza per continuare a giocare, e magari a perdere, quando avrebbe potuto concedersi la lusinga di qualche importante torneo live, dicendo a se stesso di averne bisogno per staccare la spina.
Grindare significa stringere i denti, non sciabolare bottiglie, e romanticamente ci fa piacere che chi potrebbe trastullarsi nella seconda abbia ancora voglia di affondare le mani nella prima.
Ognuno potrà poi fare (se e quando lo vorrà) il bilancio dei propri errori, senza considerarsi l'unico depositario del Dolore, ma al tempo stesso neppure qualcuno che debba a tutti i costi fare buon viso a cattiva sorte sempre e comunque, solo perché per merito e caso gli è andata spesso meglio di qualcun altro.