Dave Ulliott è uno degli esponenti di spicco della "vecchia scuola", tra i giocatori di poker professionisti: l'inglese è sempre stato un personaggio sopra le righe, ed anche in questa occasione non si smentisce.
Da un paio d'anni si è sposato - naturalmente con una donna molto più giovane di lui - ed è quindi ormai abbastanza distante dal mondo del poker, ma comunque dimostra di avere le idee piuttosto chiare: "Ho giocato alle WSOP per quindici anni di fila, tranne la scorsa estate, rendendomi poi conto che non fosse decisamente un dramma. Mi piace il gioco, ma i miei figli e la salute sono quello che davvero conta".
Lui ne ha addirittura otto, sei maschi e due femmine, ma grazie alle sue vincite maturate nel corso degli anni mantenerli non sembra un grosso problema: "Con tutti i soldi che ho vinto contro Sam Farha - ha dichiarato ironicamente a pokerplayer.co.uk - posso pagargli il college".
Secondo l'inglese ormai tra i professionisti non ci sono più personaggi così divertenti come un tempo, e così dal suo punto di vista seguire tornei dal vivo è diventato piuttosto noioso: "Mia moglie mi registrava tutte le tappe dell'EPT perché le potessi guardare, ma dopo appena cinque minuti ero costretto a fermarmi e cancellare tutto".
"Devilfish" non ha nulla contro le nuove generazioni di professionisti, nonostante si professi convinto di essere fatto di tutt'altra pasta. Tuttavia, c'è qualcuno per cui mostra di nutrire un profondo rispetto: "Tom Dwan è una persona molto piacevole, una sera perse milioni di dollari online, ed il giorno dopo insistette comunque per offrirci la cena, è solo un esempio che dimostra quanto sia a posto".
Adesso vive in un tranquillo paesino nei pressi di Hull, ma di storie da raccontare più o meno incredibili ne ha parecchie: "Il piatto più grosso che abbia mai perso valeva 700.000 $. Stavamo giocando Pot Limit Omaha, e finii all-in al flop con middle set contro overpair e progetto di colore, girammo due board e persi entrambe le volte".
Un'altra volta sfiorò la rissa contro un gruppo di persone, ma i suoi famosi anelli con la scritta "Devilfish" lo salvarono: "Ero a Cardiff, e stavo avendo dei problemi, quando venne fuori che quei ragazzi erano la squadra di hockey, i Cardiff Devils. Anziché fare a botte, misero il mio nome su una delle loro magliette...".
Naturalmente lui è convinto che sarebbe riuscito comunque a cavarsela, ma a volte rimanere col dubbio può rivelarsi un'opzione decisamente salutare.