Questa giornata di metà giugno si è aperta con una notizia di quelle che spostano, nell'ambito dell'industria italiana del gioco pubblico legale. In base a quanto si apprende da Milano Finanza, il fondo Apollo è uscito da Lottomatica. Tramite Gamma Intermediate, il fondo ha completato il collocamento di 53.555.556 azioni, nella forma di un accelerated bookbuilding presso investitori istituzionali.
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Apollo esce definitivamente da Lottomatica: ceduto il 21,3% delle azioni a €1,21 MLD
Il totale delle azioni corrisponde al 21,3% del capitale sociale di Lottomatica, ceduto a 22,50 euro per azione, con uno sconto del 4,4% rispetto al prezzo di chiusura del titolo al 16 giugno scorso (23,54 euro per azione). L'incasso totale dall'operazione è di 1,21 miliardi di euro.
Per effetto di ciò, Apollo si libera di qualsiasi partecipazione in Lottomatica, che diventa ora una public company "pura".
Apollo e Lottomatica: le tappe dell'addio
Quello di oggi del 21,3% era il quarto e ultimo episodio di un'uscita che si è concretizzata per tappe, la prima delle quali era avvenuta l'8 gennaio scorso. Prima di allora, Apollo deteneva il 51% del capitale sociale di Lottomatica.
L'8 gennaio 2025 Apollo aveva completato il collocamento - tramite Gamma Intermediate - di 24 milioni di azioni Lottomatica, corrispondenti al 9,5% del capitale sociale, a un prezzo di vendita di 12,5 euro per azione, incassando circa 300 milioni e scendendo al 41,9% di partecipazione nella società.
Il 5 marzo, Gamma Intermediate aveva quindi ceduto altri 26 milioni di azioni Lottomatica, pari al 10,3% del capitale sociale, sempre con la stessa modalità e con un prezzo di vendita di 15,6 euro per azione, incassando 405,6 milioni. Dopo tale operazione, la partecipazione di Apollo in Lottomatica era scesa a circa il 31,6%.
Il terzo cambiamento si è avuto il 9 maggio scorso, quando Apollo (sempre tramite Gamma Intermediate) ha effettuato un'operazione identica alla precedente, cedendo un altro 10,3% della sua partecipazione in Lottomatica. Il prezzo era stato in quel caso di 19,10 euro per azione e l'incasso vicino ai 500 milioni (496,6 milioni). Anche in quell'occasione, come nelle precedenti, Gamma Intermediate aveva accettato un lock-up di 60 giorni per le sue azioni rimanenti, pari al 21,3% del capitale sociale di Lottomatica.
Si arriva così al quarto e ultimo capitolo della vicenda, quello che vi abbiamo appena raccontato e che mette ufficialmente fine alla presenza del Fondo Apollo in Lottomatica.
Cosa succede adesso? Possibile ingresso in Ftse Mib
Tutte e quattro le tappe dell'operazione hanno avuto come advisor partner importanti, a vario titolo: Barclays Bank, Deutsche Bank, Bnp Paribas, Goldman Sachs International, J.P. Morgan, Unicredit, Berenbert, Btig, Jefferies, Morgan Stanley e Apollo Capital Solutions.
Cosa succederà adesso? La trasformazione di Lottomatica Group in public company pura ha richiesto un processo piuttosto lungo, che non è partito con le quattro tranche di vendita menzionate, ma molto prima. Una delle condizioni principali per la trasformazione in public company pura è una forte componente di liquidità e di profitti. Visti i bilanci degli ultimi anni e una quota di mercato che si aggira oggi intorno al 30% (Lottomatica Casino è uno dei brand più in vista) per quanto riguarda l'iGaming italiano, tale condizione era certamente soddisfatta. Il primo step è però identificabile nel debutto in Piazza Affari, avvenuto il 9 maggio del 2023.
In questi due anni, la crescita del gruppo è stata costante, anche grazie a diverse acquisizioni strategiche. Oggi, pertanto, l'appetibilità del titolo Lottomatica è sicuramente molto alta e la sua attuale capitalizzazione di mercato è di 5,9 miliardi di euro. Sempre secondo Milano Finanza, potrebbero essere maturi i tempi per un ingresso nell'esclusivo indice Ftse Mib.

Cosa è una Public Company pura
La società ad azionariato diffuso, definita in inglese Public Company, è un'impresa privata che suddivide il proprio capitale sociale tra un alto numero di piccoli azionisti.
Questo tipo di assetto societario, ad oggi più diffuso negli USA che in Europa, impedisce che un singolo azionista - o uno ristretto gruppo di azionisti - detenga una quota tale da influenzare in maniera decisiva le decisioni aziendali.