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Brad Booth è un nome poco conosciuto a chi ha scoperto il poker negli ultimi cinque o sei anni. Chi invece seguiva la scena high stakes americana live già dai primi anni Duemila, non può non essersi imbattuto nel nome del giocatore canadese.
Booth, infatti, era uno dei giocatori più noti e temuti nel mondo del poker, tanto da ricevere complimenti e attestati di stima assoluta da parte di big come Daniel Negreanu, Doyle Brunson e Phil Hellmuth (che lo definì il giocatore più forte contro cui avesse mai giocato). Dopo aver giocato contro i top player mondiali in partite milionarie, Booth ha subito un doloroso declino che lo ha portato a riempirsi di debiti negli ultimi anni. Nel 2012 ha ammesso di dovere un sacco di soldi a diversi giocatori (tra cui Doug "WCGRider" Polk) ma di essere sulla buona strada per ricostruire il bankroll e ripagare i debiti.
Booth ai tempi d'oro: regular del Bellagio e sponsorizzato da Full Tilt
Anche per ripulire la sua immagine, Brad ultimamente sta rilasciando moltissime interviste. In una di queste, per Pokerlistings.com, ha sostanzialmente ricapitolato la sua incredibile carriera nel poker, con tutti gli eccessi e la vita ballas che hanno fatto da corollario alla sua attività ai tavoli.
Ne viene fuori un ritratto incredibile, di una vita sicuramente fuori dal normale. Brad nasce a Vancouver nel 1976 e conosce il poker da piccolo, rimanendone immediatamente affascinato. Non appena raggiunge l'età minima per sedersi al tavolo (18 anni in Canada) capisce che quella è la sua strada. "Fin da bambino ho pensato che sarei diventato un giocatore professionista. Non ho mai avuto dubbi e infatti negli ultimi 19 anni ho passato solo 70 giorni senza giocare. Tutto ciò che sono stato, che sono ora e che sarò sempre è un poker player".
In breve tempo diventa uno dei regular più temibili nelle partite di cash game high stakes di Vancouver, Calgary e dello stato canadese dello Yukon, dove vince talmente tanto da guadagnarsi il nickname che lo accompagnerà per tutta la vita: "Yukon Brad".
Il successo in patria lo spinge a cercare fortuna negli States e a cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila diventa uno dei protagonisti della folle scena high stakes di Las Vegas. All'epoca era residente a Sin City, viveva al Bellagio e spendeva 25.000 dollari al mese tra vitto e alloggio: "Era incredibile. All'inizio alloggiavo in una stanza normale ma poi sono arrivato a stare in una villa (una delle suite più care della struttura, ndr). Tutto era relativo, comunque, dato che ogni giorno scendevo giù (alla Bobby's Room, ndr) e giocavo al 200$/400$ dove ballavano milioni di dollari".
"Certe giornate ero sopra di una Ferrari, altre ero sotto di una Ferrari. Ora, invece, ho degli swing nei quali al massimo sono in attivo o in passivo di una Honda Civic del 1987 tutta ammaccata. È un grosso cambiamento". Già, perchè Brad Booth ha vissuto un vero e proprio incubo personale quando a metà degli anni Duemila ha deciso di buttarsi nel poker online.
All'epoca Ultimate Bet era una delle poker room più popolari, che sponsorizzava tra gli altri anche Phil Hellmuth. Su questa piattaforma sarebbe più avanti scoppiato uno scandalo enorme: alcuni soggetti all'interno dell'amministrazione del sito erano in grado di vedere le carte dei giocatori e in questo modo riuscirono a truffarne a decine per diversi milioni di dollari.
Brad Booth alle WSOP 2012 dopo aver perso milioni online
Brad Booth era uno di questi: "Tornai a Vancouver per un po' e non potendo giocare live per mancanza di action, decisi di buttarmi nell'online. Su Ultimate Bet persi svariati milioni di dollari (circa 4.200.000$, ndr) e ancora oggi mi chiedo quanti di questi dipendessero dal mio gioco e quanti da una possibile truffa ai miei danni".
Per "Yukon" inizia così un tremendo declino: dalle partite più alte d'America a un bankroll prosciugato completamente online. Senza più un soldo, Brad iniziò a chiedere prestiti ma le cose non girarono più per il verso giusto: "Dopo lo scandalo di Ultimate Bet non mi sono più ripreso. Ora sto cercando di risalire la china e ripagare i miei creditori ma è dura. A loro giustamente non interessa sapere che i loro soldi mi sono stati rubati su quella poker room, li rivogliono indietro e basta".
Dopo diversi anni di silenzio, comunque, Brad Booth si è rifatto vivo alle WSOP 2014, con uno spirito e un'umiltà mai visti prima: "Ho imparato ad apprezzare veramente il valore dei soldi. Ho capito che l'integrità è tutto ciò che conta nella vita. Tutta la vita ballas fatta di discoteche e bottiglie è estremamente sopravvalutata e molto triste. Ho fatto errori di cui mi pentirò per sempre ma almeno li vedo come errori che hanno costruito l'esperienza che ho adesso".
Una vita sulle montagne russe quella di Brad Booth: dopo un successo clamoroso e un altrettanto doloroso declino, è arrivato il momento della stabilità? La comunità del poker se lo augura, così come i suoi creditori.