Alzi la mano chi non ha visto la serie Netflix "Narcos Messico, con uno dei protagonisti principali del traffico di cocaina mondiale: Joaquín “El Chapo” Guzmán (estradato e finito in un carcere di massima sicurezza negli Stati Uniti). Secondo il Dipartimento del Tesoro statunitense pare che la sua organizzazione, il cartello di Sinaloa, fosse coinvolto nel finanziare e pulire i proventi della droga nell'industria dei casinò e dell'intrattenimento proprio in Messico.
Siamo di fronte a uno dei più grossi scandali nella storia del mondo del gambling a livello mondiale.
In questo Articolo:
Trump a piedi uniti contro Sinaloa e una catena di casinò molto famosa
Il Presidente Donald Trump lo aveva promesso in campagna elettorale: tolleranza zero verso i cartelli della droga messicani. E dalle parole, il suo esecutivo sta passando ai fatti.
Del resto, il passo è breve dalle luci intermittenti delle slot machine ai tavoli dei ristoranti più alla moda del Messico, fino ai contatti – presunti ma pesanti – con uno dei cartelli più potenti e violenti del pianeta.
La scorsa settimana l’amministrazione Trump ha assestato un altro colpo chirurgico al cuore finanziario del cartello di Sinaloa, e nel mirino è finita una famiglia che, fino a ieri, sembrava incarnare la classica epopea dell’imprenditoria migrante: gli Hysa, originari dell’Albania, protagonisti di un’espansione che dai casinò è arrivata ai resort, ai ristoranti, all’energia e alla distribuzione.
Secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, quella parata di successi imprenditoriali sarebbe invece il paravento perfetto per una macchina di riciclaggio multimilionaria costruita su misura per i narcos di Sinaloa, l’organizzazione un tempo guidata da Joaquín “El Chapo” Guzmán e oggi contesa tra i suoi eredi e il leader Ismael “El Mayo” Zambada che è stato arrestato di recente a El Paso, in Texas.
A scoperchiare il mosaico è stato il Financial Crimes Enforcement Network (FinCEN), che ha ricostruito una rete impressionante: aziende di comodo in tre continenti, trasferimenti internazionali, pagamenti mascherati nei flussi quotidiani dei casinò, attività apparentemente innocue trasformate in ingranaggi del riciclaggio. Un ecosistema perfetto, almeno finché Washington non ha deciso di congelare attività, conti e proprietà.
La famiglia Hysa e l'accusa degli USA
Dall'impero all'incubo delle accuse dei federali statunitensi. Quella che sembrava una storia di successo imprenditoriale che coinvolgeva bar, casinò, ristoranti di lusso, aziende energetiche e rivenditori di abbigliamento si è rivelata un incubo. La famiglia Hysa e 20 delle sue aziende sono ora nel mirino degli Stati Uniti, nel mezzo della crociata finanziaria di Trump contro i cartelli messicani.
Le accuse sono gravissime:
"L'Hysa Organized Crime Group (HOCG), che comprende i membri della famiglia Luftar Hysa, Arben Hysa, Ramiz Hysa, Fatos Hysa e Fabjon Hysa, ha usato la sua influenza attraverso i suoi investimenti o il controllo su varie aziende con sede in Messico, tra cui case da gioco e ristoranti, per riciclare i proventi del traffico di stupefacenti. Si ritiene che l'HOCG operi con il consenso del cartello di Sinaloa, che mantiene il controllo criminale su gran parte del territorio in cui il gruppo svolge le sue attività", ha affermato l'Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Tesoro in una nota.
Siamo però ancora nel campo delle accuse, un giudice dovrà convalidare tutto.
A causa di questi sospetti, l'amministrazione Trump ha bloccato (e ordinato di bloccare) finanziariamente sei membri della famiglia Hysa, il loro socio messicano Gilberto López e circa 20 società del gruppo in Messico, Canada e Polonia.
L'attore chiave per gli USA: Luftar Hysa
Secondo l'indagine statunitense, Luftar Hysa, 57 anni, è una figura chiave dell'organizzazione, che si sposta frequentemente tra Messico e Canada. Un altro attore cruciale nel contrabbando di ingenti somme di denaro, secondo il Tesoro, è Arben Hysa, proprietario e amministratore di diverse società del gruppo. Le autorità statunitensi indicano che "Luftar e Arben hanno utilizzato un'entità con sede in Europa per arricchirsi riciclando fondi illeciti appartenenti a presunti narcotrafficanti".
A seguito delle indagini, il Tesoro ha annunciato che avrebbe congelato tutti i beni detenuti negli Stati Uniti da questi individui e società e ha vietato ai cittadini statunitensi di effettuare transazioni con queste entità.
Le vecchie accuse del passato sulla famiglia e la difesa
Non è la prima volta che l'ombra del narcotraffico incombe sulle attività della famiglia Hysa secondo il giornale d'inchiesta spagnolo El Pais. Sebbene la famiglia operi in gran parte al riparo dagli occhi del pubblico, nel settembre 2022 Luftar Hysa ha pubblicato dichiarazioni su diversi media in cui si difendeva dalle notizie che lo sostenevano avere legami con il cartello di Sinaloa , e in particolare con El Mayo . All'epoca, Luftar negò qualsiasi coinvolgimento in attività illecite.
L'imprenditore e ingegnere affermò che, quando emigrò in Messico nel 2004, stava semplicemente cercando di sfuggire alla crisi che attanagliava il suo Paese: "Io, Luftar Ali Hysa, mai condannato, mai processato, mai arrestato, dichiaro di non aver mai avuto problemi con la legge nella mia vita. Tutti i miei problemi nella vita sono stati causati dall'ingiustizia", ha affermato.
"Non è la prima volta che vengo attaccato; è la concorrenza che mi attacca. Sono parole vili. Non conosco Ismael El Mayo; non l'ho mai visto. Le mie uniche doti sono il carisma e l'acume per gli affari"
Luftar Hysa
Tre anni fa, Luftar Hysa difese con fermezza la natura legale delle sue attività e di quelle della sua famiglia. L'imprenditore del casinò raccontò una vita di lotte, esodo e discriminazione. "Il giorno in cui ho lasciato l'Albania, il mio unico obiettivo era quello di sfuggire alla povertà del mio Paese per me e la mia famiglia e di cercare nuove opportunità di crescita professionale. Ho sempre difeso con orgoglio la mia nazionalità. Con altrettanta fierezza, voglio ricordare oggi che, nelle aziende che io e mio fratello abbiamo creato, impieghiamo più di 1.500 persone solo in Messico", dichiarò all'epoca.
Questo imprenditore ha anche raccontato il suo viaggio dall'Albania al Sudafrica e al Perù prima di arrivare in Messico nel 2004. "Non è la prima volta che vengo attaccato; è la concorrenza che mi attacca. Sono parole vili. Non conosco Ismael El Mayo; non l'ho mai visto. Le mie uniche doti sono il carisma e l'acume per gli affari", ha dichiarato l'imprenditore ai media albanesi tre anni fa.
Ma la famiglia Hysa è di nuovo sul banco degli imputati per presunti legami con il narcotraffico. Gli Stati Uniti affermano inequivocabilmente che il clan Hysa ha sviluppato un complesso sistema che combina casinò, ristoranti e altre società di facciata per riciclare denaro proveniente dal cartello di Sinaloa.
Secondo l'OFAC, questo sistema ha rafforzato l'organizzazione guidata fino a pochi anni fa da El Chapo. Il Dipartimento del Tesoro rileva che, insieme a Luftar, Fatos, Arben e Fabjon Hysa, hanno collaborato con un cittadino statunitense per riciclare denaro, incluso il trasferimento di ingenti somme di denaro dal Messico agli Stati Uniti.

Per gli USA è inquietante la presenza crescente di criminali albanesi in Messico
C’è un altro punto che inquieta gli osservatori secondo gli esperti interpellati dal quotidiano El Pais: la presenza crescente di gruppi criminali albanesi in Messico che avrebbe fatto scattare l'allarme soprattutto a Washington più che a Città del Messico. Gli esperti di sicurezza parlano di alleanze forgiate nei porti d’Europa: Rotterdam, Anversa, Valencia, Amburgo, Gioia Tauro.
Le mafie albanesi - sempre secondo gli analisti de El Pais - oggi sono tra i più grandi acquirenti di cocaina per il mercato europeo e hanno una specializzazione che ai cartelli messicani serve come l’ossigeno: riciclare in silenzio, infilarsi nel settore immobiliare, nella ristorazione, nei resort turistici. Per le organizzazioni messicane, insomma, sono i partner ideali.
Boom turistico e narco-economia
L’effetto collaterale è quasi paradossale: le zone controllate dal cartello – Baja California, Sonora, Bassa California del Sud – stanno vivendo un boom turistico senza precedenti, con una proliferazione di hotel, spa, nuovi ristoranti.
La storia non finisce qui
Gli Stati Uniti hanno acceso il faro, il Messico ha congelato conti, licenze e autorizzazioni, ma la sensazione è che siamo solo all’inizio. E il cartello di Sinaloa, ancora una volta, dimostra che la sua forza non è solo nei kalashnikov, ma nella capacità di mimetizzarsi dentro l’economia legale. Fino a quando qualcuno non spegne le luci dei casinò e decide di guardare cosa si muove davvero dietro quelle insegne luminose.
La famiglia Hysa
Ecco chi sono gli Hysa:
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- Famiglia d’imprenditori di origine albanese attiva in Messico e Canada
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- Settori: casinò, ristorazione, intrattenimento, energia, immobiliare
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- Oltre 1.500 dipendenti nelle loro attività in Messico (dato dichiarato)
Perché sono finiti nel mirino degli USA
Il Tesoro americano accusa il gruppo di aver riciclato denaro per il cartello di Sinaloa, utilizzando:
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- Casinò
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- Ristoranti
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- Aziende di facciata
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- Trasferimenti internazionali e società estere
Le accuse dell’OFAC
Secondo il Dipartimento del Tesoro:
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- L’Hysa Organized Crime Group avrebbe agito con il consenso del cartello di Sinaloa
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- Avrebbe riciclato proventi del narcotraffico attraverso operazioni di gioco e attività commerciali
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- Le attività sarebbero state strutturate per evitare controlli antiriciclaggio
I nomi coinvolti
Sanzionati dagli USA:
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- Luftar Hysa
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- Arben Hysa
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- Ramiz Hysa
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- Fatos Hysa
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- Fabjon Hysa
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- Il socio messicano Gilberto López
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- Circa 20 società collegate in Messico, Canada e Polonia
Il metodo di riciclaggio (secondo FinCEN)
Le indagini ricostruiscono:
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- Pagamenti mensili ai narcos tramite casinò
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- Depositi frazionati sotto i 90.000 pesos
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- Mai in giorni consecutivi
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- Uso di più conti bancari intestati a società
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- Prelievi “in contanti” direttamente nei casinò per evitare tracce
I Casinò sotto sequestro
Le sale coinvolte più famose:
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- Midas Casino
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- Emine (San Luis Río Colorado)
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- Palermo (Nogales)
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- Skampa (Ensenada e Villahermosa)
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- Mirage Casino (Culiacán)
Zone interessate:
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- Sonora, Sinaloa, Baja California, Tabasco
In centro America, il mercato dei casinò online più rilevante è proprio il Messico. A rilasciare le licenze è il Ministero degli Interni, proprio per cercare di evitare episodi di riciclaggio. Quindi il Messico ha adottato una disciplina simile a quella italiana, anche se nel nostro paese le concessioni per i casinò online legali sono rilasciate dal Ministero dell'Economia, sotto la vigilanza dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM).