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Strategia MTT: il difetto del pensiero di secondo livello (2° parte)

Dopo la discussione teorica introdotta nell’articolo precedente della guida agli MTT di Tony “Bond18” Dunst, scopriamo invece oggi quali sono le situazioni più comuni in cui si tende a riconoscere agli avversari più abilità di quella che effettivamente possiedono.

"Diciamo innanzitutto che i range degli avversari sono più tight di quello che vi potete aspettare, almeno fino a prova contraria. Ecco quindi che l’attenta osservazione di chi sta giocando con noi (o diretta o tramite l’uso di un HUD) diventa di fondamentale importanza.

Potrei affermare che nei tornei mid-stake i giocatori si distribuiscono più o meno in questo modo: il 75% del field è troppo tight/passive, il 20% è troppo loose/aggressive/spewy e il 5% ragiona da professionista. Naturalmente questa è solo una generalizzazione, perché ci sono anche altre variabili da considerare, tuttavia ha la sua validità. Vediamo ora insieme alcune situazioni specifiche nelle quali penso che i bravi e sensati giocatori sovrastimino le abilità di quelli occasionali.

- Pagare piccole value bet al river
Succede sempre: arrivate all’ultima carta con una mano di media forza (e che ritenete non essere vincente) ma l’avversario punta fra il 30 e il 50% del piatto e voi – calcolando che dovrete avere la meglio almeno 1 volta su 4 per fare profitto – chiamate senza esitare. Bene, smettate di farlo fino a quando non scoprite qualcuno che fa queste puntate in bluff. Nessuno fa così poco con quello scopo in mente. Ok, dovete aver ragione 1 volta su 4, ma per mia esperienza sarete buoni 1 volta su 8 o addirittura su 10.

Se il board presenta dei draw missati,  o se ritenete che l’altro non sia tanto bravo da piazzare una thin value bet, allora potete chiamare, ma uno dei leak più grandi che riscontro nei bravi giocatori è quello di giustificare i loro call con le pot odds. Credo che invece l’obiettivo sia quello di identificare coloro che fanno queste thin value bet con mani buone ma non fortissime. In questo modo vi basterà trovare i giusti spot dove li beccate a seguire quella linea e rilanciare grosso per spaventarli (proprio così, vi sto dicendo di trasformare in bluff una mano che ha showdown value). Naturalmente a patto che l’oppo sappia dov’è il tasto fold.

- 4-bet/pushare con un range wide su una precedente small 3-bet
Lo so che a volte gli altri giocatori mostrano delle mani indecenti dopo che vi hanno min-raisato pre-flop, tuttavia se contate le volte che lo fanno con mani random e le volte che lo fanno con mani molto forti vi accorgerete che 4-bettare light non è affatto una buona idea. Gli avversari scarsi re-raisano mini perché non sono consci del fatto che voi state tenendo conto della size del rilancio. La loro speranza è che un importo così piccolo vi convinca a vedere almeno il flop oppure vi sproni a re-raisare ancora perché ritenete ridicola la loro azione. Fino a prova contraria, i giocatori random che min-raisano pre-flop hanno quasi sempre mani molto forti.

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- Chiamare wide gli open-shove degli short-stack
C’è ancora tanta gente che non sa quanto wide (e con profitto) possano pushare in situazione di short-stack. Continuano a foldare anche sotto i 10 BB nella speranza che gli capiti in mano qualcosa di decente. Anch’io facevo quest’errore, in passato, ed era un mio grave leak. Nonostante negli ultimi due anni (l’articolo è del 2008, ndt) i range di shove si siano allargati tantissimo, ci sono ancora tante persone che non hanno idea dei push a +cEV, di Pokerstove e di altra roba del genere. Come ho già detto in precedenza, una delle cose più importanti che noto negli altri sono i loro range di shove. Conoscerli può davvero fare la differenza nel late stage di un torneo.

- Credere che nessuno possa overpushare una mano forte con un grosso stack
Rispetto agli altri punti trattati, questa cosa non è sempre vera, visto che c’è gente che ama bettare small con le mani molto forti per poi shovare sui draw con stack anche importanti. Comunque, alla gran parte dei giocatori non piace rischiare un sacco di chips senza avere un punteggio all’altezza del piatto.

Per scoprire se un oppo appartiene a quest’ultima categoria bisogna osservare come giocano sui draw: se li inseguono in maniera passiva e poi capita che in un altro spot vi overpushino con un grosso stack allora ci sono ottime probabilità che abbiano in mano quello che effettivamente stanno rappresentando. Specialmente nelle fasi più avanzate di un torneo, quando c’è un certo timore a rischiare tutto lo stack, bisogna accettare il fatto che gli altri giocheranno nettamente più tight.

Infine, voglio commentare brevemente un pensiero che esce fuori ogni volta che parlo di questa cosa con altri professionisti in gamba. Ma non è che a dare troppo credito agli avversari si rischia di diventare dei nitty exploitabili? Personalmente ritengo di no. Gli unici capaci di sfruttare questa cosa a loro favore sono i giocatori sensati. Quelli random non sono invece abili a fare gli opportuni aggiustamenti per exploitare le nostre tendenze. Se mi accorgo di avere di fronte uno bravo, che sa che anch’io gioco bene, allora baso la mia strategia più sulla deception che sulla manipolazione."

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