Qualora non aveste voglia di sciropparvi tutto l'editoriale, eccone una estrema sintesi:
- Thomas Muller ha detto tutto quello che hanno riportato i media? NO
- Thomas Muller ha detto cose non vere? NO
- Thomas Muller è stato un po' stronzo? SÌ
- Cosa c'entrate voi con Thomas Muller? LEGGI L'ARTICOLO
In questo Articolo:
LA CHAT & IL RISPETTO
L'altro giorno stavo facendo un torneino pomeridiano online, quando mi sono imbattuto in un siparietto. Uno pseudo-reg che insulta in chat un fish. Non farò nomi nè nick dei due per ovvie ragioni, ma vi basti sapere che il primo è uno dei tanti ragazzi che riescono a guadagnare con una certa regolarità dal poker, mentre il secondo è il classico "donatore gioioso", un puro amatore che gioca per diletto, salutando e chattando amichevolmente, senza preoccuparsi di un bilancio senza dubbio pesante.
Nella fattispecie, il fenomeno criticava al malcapitato di avere fatto call a un rilancio preflop con una coppia di 3, potendo contare su appena 10bb. Quindi i classici improperi sui grafici di sharkscope e la immancabile patente di demente assegnata. Ecco, come dicevo non è stato nulla di particolarmente nuovo, ma per un breve attimo mi si è attivato il generatore di fantasie inutili, e dietro quell'account così sgradevole e maleducato ho visto una faccia conosciuta: quella di Thomas Muller.
"Sìmmaccheppalle, il solito parallelismo forzato tra calcio e poker!" penserà qualcuno di voi. In realtà qualche legame c'è, seppure i due mondi rimangano lontani anni luce tra loro.

MULLER: FATE L'AMORE CON IL ̶S̶A̶P̶O̶R̶E̶ TRADUTTORE
Sgombriamo subito il campo da equivoci, perchè va precisato che la viralità della vicenda nasce da un malinteso. Meglio, da traduzioni indecenti. Per quanto incarni perfettamente il clichè di tedesco efficiente ma senza classe e anche un po' stronzo, Muller quel giorno non ha proprio detto ciò che alcuni media hanno riportato. Il reale obiettivo del bomber tedesco non erano i sammarinesi ma la UEFA, colpevole di stressare giocatori con un calendario fin troppo fitto e costringerli a giocare match in campi non adeguati contro avversari deboli.
CUORE O BUSINESS? IL DILEMMA DEL CALCIO MODERNO
In questo caso il problema non è il diritto dei calciatori di San Marino a misurarsi con i campioni del mondo, ma il rischio che fra campo inadeguato e possibili interventi duri o maldestri si possano mettere a rischio carriere che valgono molti soldi e che durano - al massimo - una ventina d'anni. In tal senso l'argomento è noto quanto irrisolto, come il nodo che il mondo del pallone non riesce a sbrogliare da anni: quello di trovare una sintesi fra la visione romantica del calcio (a cui è legato in larghissima parte il pubblico) e quella manageriale (da cui dovrebbe passare il futuro del settore).
Alcuni totem che ancoravano il calcio a una dimensione ostinatamente retrò sono caduti o stanno per cadere, come la moviola in campo e a tecnologia sui "gol-non gol". Altri resistono ai tentativi di contaminazione, come il numero di sostituzioni e l'allergia ai playoff. Tuttavia, tra investitori stranieri e tentazioni di superleghe, il calcio del vecchio continente deve ancora capire cosa farà da grande.
FATE COME LA CONCACAF
Chi rivendica il diritto di cittadinanza anche di partite scontate come San Marino-Germania sventola casi eclatanti come quello dell'Islanda agli ultimi Europei, o il miracolo del Leicester. La verità è che tutti questi miracoli sarebbero possibili anche organizzandosi come la CONCACAF, la federazione che raggruppa nazionali di Centro e Nord America: in tale sistema le nazionali col ranking peggiore disputano turni preliminari di qualificazione, quindi si affrontano con altre nazionali classificate meglio e così via, fino a formare il girone definitivo a 6 da cui usciranno le squadre qualificate.
Rimane però un elemento emozionale a cui non si può rinunciare: quello del sogno. Il sogno di emulare le gesta dei campioni che si ammirano in TV anche se si nasce in posti piccoli o poco fortunati, ma anche il sogno di poterli affrontare partendo alla pari, per una volta. Se ci pensate, quest'ultimo è stato anche uno dei motivi di maggior successo nel boom del poker di qualche anno fa.
POKER & CALCIO: L'EMULAZIONE È UN VALORE
Sedere allo stesso tavolo di Daniel Negreanu o Dario Minieri o Phil Ivey, e partire teoricamente alla pari, è stato ed è uno stimolo enorme per milioni di appassionati. Così è sempre stato anche nel calcio, anche se per forza di cose è altamente improbabile che un venticinquenne che gioca in Eccellenza possa ritrovarsi un giorno a marcare Cristiano Ronaldo su un calcio d'angolo.
PROFESSIONISTI DI CHE?
In questo senso, vale la pena ricordare che il professionismo nel calcio è una realtà riconosciuta ma al tempo stesso "abusiva". Per le prossime partite di qualificazione, qualora volesse, Ventura potrebbe convocare l'esperto Niccolò Fontani del Poggibonsi o il promettente Cristian Carletti della Pergolettese (*). Poi dovrebbe anche spiegarne le motivazioni tecniche, ma in linea teorica potrebbe farlo perchè si tratta di Mondiali di Calcio, non di Mondiali di Calcio professionistico.

Su queste pagine ci siamo trovati spesso a discutere di legittimità e confini del professionismo nel poker, ma la verità è che anche nello sport i confini di applicazione di tale termine sono spesso poco netti, quando non labili o letteralmente ambigui. Di certo, sia nel calcio che nel poker è solo una esigua minoranza di praticanti che riesce a coronare il sogno, che riesce a farcela. Ma senza una moltitudine dalla quale emergere non esisterebbe traguardo, senza appassionati pokeristi non esisterebbe Negreanu, senza tifosi non esisterebbe Muller.
Chi è diventato milionario grazie a un gioco è giusto che difenda il proprio status e gli strumenti di lavoro che gli hanno consentito di arrivare in cima: gambe e corpo nel caso dei calciatori, margini di vantaggio mentale/decisionale nel caso dei poker pro. Nessuno di essi, tuttavia, dovrebbe dimenticare di essere un privilegiato.
Per queste ragioni non ferire il pubblico, prima che un dovere, è una cosa intelligente. Thomas Muller non ha mai brillato per questa qualità, nè per tantomeno per simpatia. In campo però, mannaggia a lui, è un'iradiddio.
(*) Se vi state chiedendo "ma dai, sarà andato davvero a guardarsi le rose di Pergolettese e Poggibonsi?" la risposta è sì.