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Accordi di staking: storica sentenza negli USA. Make up bocciato!

Lee Childs è un regular statunitense dei tornei live dell'East Coast ed è stato anche uno dei finalisti del Main Event WSOP nel 2007, ma rischia di passare alla storia del poker per la prima sentenza sugli accordi di staking.

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Una corte del New Jersey si è espressa in un controverso caso che lo ha visto coinvolto insieme al suo (ex) finanziatore Lynne Mitchnick.  La sentenza è di fondamentale importanza perché nel mondo del poker è molto frequente il fenomeno dello staking.

C'è da dire che questo precedente non può essere però molto indicativo per la realtà italiana ed europea perché - per consuetudine - negli States esistono clausole molto più gravose nei confronti dei players rispetto ai contratti applicati nel Vecchio Continente.

In Italia esiste solo un precedente in materia di gambling, la Corte di Cassazione si è espressa sugli accordi atipici di staking: puoi leggere qui la sentenza.

La disputa è iniziata nel 2012 e nonostante l'esistenza di un contratto, i giudici statunitensi hanno dato ragione al player. Per capire le motivazioni bisogna però studiare bene la struttura dell'accordo. A nostro avviso, la mancanza d’equità del rapporto ha indotto la Corte ad annullare il contratto.

Inoltre, l’accordo sottoscritto è stato strutturato dal finanziatore senza assistenza legale ed è apparso “rozzo” nella sua formulazione, con molti leaks formali che hanno rischiato di comprometterne l’efficacia. 

L'attore (il ricco finanziatore) ha richiesto il pagamento di 40.000$, nel rispetto della clausola di make up. Ed su questo punto che, a nostro avviso, i giudici hanno riscontrato delle condizioni troppo pesanti nei confronti del giocatore.

Ma cosa si intende per make up? In maniera del tutto sintetica proviamo a spiegarci meglio: questa clausola stabilisce una soglia di responsabilità del player. In poche parole, se le due parti hanno stabilito un make up di 5.000 dollari, con un accordo di staking del 50%, il giocatore non potrà condividere i profitti, fino a quando non avrà garantito (con le vincite) almeno tale soglia. 

Facciamo un esempio: il player vince 8.000 dollari. In assenza di qualsiasi clausola, il player incassa 4.000 dollari. 

Se però è presente il 'make up', i profitti netti saranno divisi al 50%. Il giocatore incasserà 1.500 dollari, mentre 6.500 (1.500+5000) finiranno nelle tasche del finanziatore. 

Negli States è una pratica diffusissima. In molti sostengono che sia una condizione equa: in assenza di 'make up' il giocatore otterrebbe il finanziamento senza alcuna responsabilità (nessun onere o "interesse"). Giocherebbe sempre in freeroll.

In molti casi, i players non possono uscire dall'accordo di staking senza aver garantito il make up.

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E questo è uno dei punti chiave della sentenza emessa in New Jersey (come sostiene anche il legale David Zeitlin che difendeva il convenuto Lee Childs). Non sono ancora state pubblicate le motivazioni, ma il caso sembra abbastanza lineare. 

La cosa certa è che i sei componenti della Corte hanno ritenuto Lee Childs “non responsabile finanziariamente” per la violazione di un contratto con il suo finanziatore  Lynne Mitchnick.

I giudici hanno stabilito che alcune delle clausole del contratto erano "irragionevoli", come il fatto che il "player doveva garantire di giocare sempre al meglio delle sue capacità". Inoltre aveva l'obbligo di dover comunicare, con sei mesi d'anticipo, lo schedule dei tornei live. Aveva inoltre altri oneri amministrativi che aveva osservato, ma non sempre con puntualità.

Ma il punto chiave rimane l'accordo di "make up" il cui mancato rispetto non può indurre l’altra parte ad invocare – secondo l’interpretazione data dalla Corte – ad una violazione contrattuale.

Lo staking era iniziato nel 2008 e riguardava solo tornei live. In un secondo momento il finanziatore aveva elaborato un contratto molto semplice che estendeva l’accordo anche agli eventi online. Un deal che però si era rivelato troppo gravoso per il giocatore. 

La sentenza sarà motivo di studio da parte di finanziatori e giocatori in tutti gli Stati Uniti, perché è il primo precedente di un fenomeno comunque molto diffuso. E’ lecito attendere una revisione di questa famigerata clausola di “make up”.

Ma ci sono altri aspetti che vanno considerati e che non sono secondari: ad esempio, in alcuni stati, gli accordi di gioco sono dichiarati nulli per ordine pubblico. Uno di questi è la Virgina, dove Childs era domiciliato. 

Proveremo nei prossimi giorni ad analizzare nei particolari questo interessante caso che, in futuro, potrebbe orientare gli accordi di staking in molti paesi del mondo.

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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