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In UK condannato multiaccounter per 15 mesi. Come fare pulizia in Italia

Non è un bel momento per il mondo del poker e il gambling in generale. In pochissime ore sono stati bannati diversi grinder su PokerStars.it (le accuse sono sempre gravi e le stesse, la musica non cambia), mentre alle WSOP è esploso il caso del player rumeno Valeriu Coca, accusato da due giocatori di spessore internazionale come Connor “blanconegro” Drinan e Pratyush “Shane Gamble” Buddiga, di aver barato durante l’evento 10.000$ NLHE HU Championship: gli organizzatori delle WSOP hanno raccolto queste accuse e aperto un’indagine. Se i dubbi di Drian e Buddiba dovessero essere confermate, si tratterebbe di un precedente di truffa molto grave.

Il vincitore dello stesso torneo, Keith Lehr è  una figura controversa nel circuito americano: regular high stakes live nel 2004 fu bannato a vita dall’Hollywood Casinò in Lousiana ed stato al centro di un caso molto discusso anche durante le WSOP del 2008.

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Darren Woods

Ma la musica deve cambiare e negli USA sta cambiando. La magistratura statunitense ha preso posizione in maniera chiara, con una serie di precedenti che non tutelano affatto i bari nei casinò (più tardi leggerete di una sentenza che ha visto coinvolta una complice di Phil Ivey nel caso edge sorting), anche sollevando semplici eccezioni formali, pur di sbarrare la strada ai truffatori.

Ancor meglio stanno facendo in Gran Bretagna: non solo una corte inglese ha sbattuto la porta in faccia allo stesso re del poker per le sue vincite milionarie ai tavoli di mini baccarat (sfruttando un difetto delle carte da gioco), ma nell’ultimo anno si è compiuto un salto di qualità contro i truffatori nell’online.

Per la prima volta un giudice ha condannato per truffa aggravata il noto professionista multiaccounter Darren Woods,. Si tratta di un episodio gravissimo visto che stiamo parlando di un giocatore molto noto che ha vinto anche un braccialetto.

Dopo parecchi episodi di collusion e multi-accounting, 888Poker l’ha prontamente segnalato alle autorità giudiziarie che non hanno perso tempo e l’hanno condannato ad una pena detentiva di 15 mesi più ad una multa salatissima di un milione di sterline.

Il punto è  questo: non si tratta di un “gioco”. In ballo ci sono parecchi soldi e chi fa il furbo deve essere segnalato e punito, visto che esiste un codice penale che prevede punizioni severe per queste condotte illecite. Il poker non è una terra franca dove tutto è permesso. Non è il regno esclusivo dei furbetti.

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Sarebbe un errore considerare gli episodi denunciati di multi accounting come la regola e non l’eccezione. Non facciamo di tutta l’erba un fascio. Esistono i “truffatori” ma sono una minoranza che però va a danneggiare la parte onesta di questo mondo (sia professionisti che giocatori occasionali).

E’ necessario uscire da questo status di omertà imperante e puntare il dito contro chi ha truffato o sta provando a truffare gli altri giocatori. Non nascondiamoci dietro la classica frase “tanto lo fanno tutti”. Non è così. Con questo atteggiamento molti giocatori sono fuggiti dall’online, danneggiando anche i professionisti “sani”.

Le rooms devono iniziare a denunciare alle autorità giudiziarie competenti chi compie violazioni gravi del regolamento di gioco. Lo devono fare in maniera sistematica anche quando le possibilità di condanna giudiziale non sono altissime (non è sempre facile raccogliere prove): è vero che nel breve periodo possono perdere – all’apparenza – un “buon” cliente (dal punto di vista della rake) ma di fatto, nel lungo periodo, queste persone non fanno altro che creare danni gravissimi all’ecosistema pokeristico e danneggiare anche il core business degli operatori. Le autorità (a qualsiasi livello, compreso ADM) devono iniziare a tutelare i consumatori online e chi è stato sorpreso con le mani nella marmellata deve restituire le vincite ottenute non in maniera corretta, infrangendo le regole. 

C’è solo da fare una cosa: applicare senza esitazioni il codice penale alla lettera e fare pulizia, una volta per tutte, proprio come hanno fatto in Gran Bretagna. Tolleranza zero.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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