Quando Donald Trump ha iniziato la sua corsa alla Casa Bianca, William Hill lo bancava in lavagna 150 a 1. Ora le odds offerte dal "book della regina" sono a 5,50 (quella più alta arriva a 6), i giochi non sono ancora chiusi per il partito Repubblicano ma la "vecchia volpe rossa" ha stravinto nel suo stato: nessuno però immaginava un trionfo con numeri simili (oltre il 60% dei consensi).
Per mesi invece la rivale Hilary Clinton è stata la scommessa preferita dai gamblers britannici, ora il mercato si è raffreddato su di lei, a causa dei prezzi sempre meno generosi.
Uno dei primi bookmaker del mondo, Pinnacle Sports, nell'ottobre del 2014, bancava Donald a 7,74 come vincente delle primarie per il suo partito, a marzo la quota si era assestata a 1,56. Nonostante i vari successi, per Pinnacle le odds rimanevano stabili e questo è un fatto sorprendente quando oramai molti analisti danno per molto probabile la sua nomina. Riuscirà il miliardario newyorkese a raggiungere il quorum di 1237 delegati? La volpe rossa ce la farà?

Il banco trema
In genere quando un underdog vince fa un grosso favore ai bookies. E’ vero le quote sono alte ma gli alti volumi in genere sono concentrati sui favoriti. Nel caso di Trump invece una sua vittoria potrebbe far piangere il banco.
Matthew Shaddick, responsabile delle scommesse politiche di Ladbrokes, afferma: “abbiamo una discreta responsabilità (è stata aperta la scommessa 50 a 1) nel caso di nomina di Trump come candidato repubblicano, ma sono noccioline rispetto alle perdite alle quali dovremmo andare incontro nel caso di una sua vittoria per la Casa Bianca. Su Cruz e Kasich invece abbiamo dei discreti margini di guadagno sia come vincitori delle primarie che delle elezioni presidenziali. Tifiamo qualsiasi candidato capace di battere Trump”.
In questi mesi i bookies si sono esposti in maniera netta e con quote molto alte, alla faccia del corretto bilanciamento del rischio. Ed ora?

Oggi le odds migliori offerte sul mercato di sua Maestà sono quelle proprio di Ladbrokes e PaddyPower (1.57). Più prudente la stima di William Hill (1.44).
Eppure c'è stato un momento che la stessa Pinnacle ha dubitato del successo di Trump, con la quota che è salita a 1.83 prevedendo una rimonta di Cruz. Le primarie a New York però sembrano aver ridato una spinta verso il basso.
Scontata per i democratici la nomina di Hillary Clinton (quota 1.07).
Al momento per la Casa Bianca, in pole position c'è proprio Hillary (1.40 Ladbrokes), seguita dalla vecchia volpe rossa Trump (6, PartyPoker). Più staccati gli altri: Ted Cruz (17, 888Sport), Bernie Sanders (26, Ladbrokes) e John Kasich (41, 888Sports).

Il grande bluff di Obama
Nel caso di vittoria di Trump quali sarebbero gli scenari più probabili? Facciamo subito una premessa: queste previsioni – nella maggior parte dei casi - si rivelano fallaci perché è sempre difficile prevedere il ruolo delle lobby che lavorano nell'ombra.
In molti avrebbero scommesso otto anni fa su Obama come miglior alleato dell'industria del poker, dipinto durante le elezioni come un appassionato ed amico del texas hold'em. Sotto la sua amministrazione il settore dell'e-gaming ha subito uno dei più grossi colpi bassi della storia moderna con il Black Friday, mandando in rovina parecchi giocatori, rilanciando Las Vegas che stava vivendo una delle più feroci crisi degli ultimi 50 anni.
Non vi è stata alcuna regolamentazione a livello federale e la sua politica ha lasciato spazio alla potentissima lobby del repubblicano Sheldon Adelson, padrone di Las Vegas Sands e che ha tutti gli interessi a sabotare l'online. Quello di Obama si è rivelato solo un grande bluff e non solo nel mondo del poker ed ora la sua amministrazione sta rendendo le cose difficili anche nei Daily Fantasy Sports, nonostante sia un gioco consentito dall’UIGEA.
Una cosa è certa: per l'industria del gioco online, Obama ha rappresentato una catastrofe peggio di George Bush Jr, a vantaggio delle lobby di Las Vegas.
Se dovesse vincere Donald Trump quali sarebbero gli effetti per il mercato globale del poker online e del gambling in generale?
Paradossalmente, forse è proprio Trump l'anti Adelson per eccellenza, visto che il budget per la costosa corsa alla Casa Bianca non gli manca. Non ha bisogno di aiuti finanziari esterni, almeno sulla carta.

Il padrino del Venetian ha invece, 4 anni fa, finanziato i candidati repubblicani per 100 milioni di dollari, pur di condizionare la politica contro il gioco online. Donald e Adelson fanno parte dello stesso partito ma appartengono a correnti rivali.
Trump avrebbe comunque tutti gli interessi a legalizzare il poker su internet in tutti gli stati, visto che è uno dei proprietari di All American Poker Network (AAPN) con il suo socio Marc Lasry (finanziere di Wall Street) e 888Poker.
Certo, il vecchio Doland ha fondato due casinò ad Atlantic City (portano ancora il suo nome ma ha solo quote di minoranza) e vanta ancora proprietà strategie a Las Vegas, ma tra i proprietari delle sale da gioco è sempre stato il più deciso ad investire nell'online.
Entrambi i candidati però non si sono voluti esprimere pubblicamente sul tema.
Hillary Clinton ha preferito tenere la bocca cucita anche se il gioco online non autorizzato è stato tollerato durante la presidenza di suo marito Bill, ma erano i primi anni ed il business era ancora limitato. E' stato Bush a dare la prima spallata con la legge UIGEA del 2006, fino al colpo letale del Black Friday.