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Poker online: il mercato perde €1 milione al mese. Liquidità internazionale: le fake news e la petizione!

Abbiamo visto i dati di mercato di febbraio per il poker online. Perdere 1 milione di euro di spesa in un mese (meno 16,5% rispetto al 2018!) è un brutto segnale sulla tenuta dell’action a certi livelli, soprattutto per le piccole realtà.

Ma a rimetterci non sono solo gli operatori ma anche e soprattutto il fisco ed i players italiani (chiamati a firmare una petizione per sensibilizzare le autorità di questo problema).

Da sempre siamo stati a favore della liquidità internazionale per una ragione elementare: il poker è un gioco di abilità ma soprattutto di liquidità. Chi va contro questa natura, nel lungo periodo è destinato a perdere. Ed in questo momento perdono tutti.

Con l’abbattimento delle frontiere e conseguenti nuovi accordi e soluzioni internazionali, il mercato potrebbe ritornare competitivo anche all’interno, con le rooms più piccole che potrebbero registrare una crescita organica nel lungo periodo.

Ed invece si è voluto alzare le barriere ma il mercato non lo si ferma con gli steccati. I network internazionali stanno mostrando numeri interessanti per via di questo nuovo mercato.

Il poker è un gioco di liquidità, senza quella non si va da nessuna parte. I veti, a questo punto, non possono che favorire i casinò online ed il gioco terrestre, bloccando il poker italiano in un limbo, l’ennesimo.

I Monopoli hanno lavorato 6 anni al progetto della condivisa

La soluzione dei problemi è nota a tutti. Da almeno 6 anni i Monopoli di Stato hanno lavorato a realizzare la liquidità condivisa europea tra mercati regolamentati ed hanno sposato la soluzione più sicura. Sollevare finti problemi è solo un pretesto.

E’ stata una scelta ponderata e studiata nei particolari, con la finalità di tutelare maggiormente i giocatori italiani (indotti a rimanere in un mercato regolamentato e sicuro), le rooms ed il gettito fiscale.

A Piazza Mastai avevano messo in atto questo ambizioso progetto, coinvolgendo da prima la Francia (ed inducendo l’Arjel a cambiare le leggi nel parlamento transalpino), la Spagna ed infine il Portogallo.

Il paradosso

Se oggi esiste questo mercato regolamentato con liquidità condivisa (tra mercati monitorati e protetti) è proprio grazie all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che nel luglio del 2017 ha predisposto e sottoscritto a Roma l’accordo finale con le altre 3 agenzie governative di Francia, Spagna e Portogallo.

Dopo però le prime polemiche (alimentate da interessi extra poker a nostro avviso) e sotto la pressione delle lobby, la politica, o meglio il Governo Gentiloni, ha messo a sua volta alle strette ADM, così l’Agenzia è stata costretta a buttare in un cassetto 6 anni di lavoro. Ma non tutti i danni arrivano da soli: il fisco è destinato a perdere soldi mentre gli operatori a lasciare competitività alle aziende che operano all’estero.

Il nuovo Direttore dei Monopoli, Benedetto Mineo (al quale auguriamo buon lavoro considerando le mille sfide del gaming italiano), un uomo che descrivono molto competente ed equilibrato, deve lavorare in un contesto politico ancora più difficile rispetto ad un anno fa.

Il problema è che il poker online italiano vive una crisi profonda e deve essere rilanciato, il tempo stringe, considerando che negli altri mercati europei il prodotto sta crescendo e gli enti regolatori (Arjel, DGOJ su tutti) si sono espressi in maniera favorevole, dopo aver sperimentato per un anno il mercato.

In Italia invece il cash game continua ad andare alla deriva (senza action nei mid-stakes la festa sembra volgere al termine) ed i players devono fare le valigie.

Almeno usciamo dal teatrino delle notizie false, quando sanno tutti che  il vero problema è il gioco terrestre dove tutto avviene in anonimo e non nell’online (dove tutti gli account sono nominali e ogni movimento tracciato e tracciabile).

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I Monopoli hanno certificato – in questi anni – la sicurezza del progetto che era stato studiato proprio per rafforzare la liquidità interna e rendere l’offerta più attrattiva e sicura nei confronti dei giocatori, per disinnescare l’offerta parallela illegale.

Contesto difficile con più tasse e divieto di pubblicità

Ma più tasse (quindi potenzialmente più rake ed in alcune realtà è già così), il divieto della pubblicità e il mancato accesso alla liquidità internazionale, spingono molti players a guardare all’estero. Un favore sia al mercato illegale che una spinta di molti professionisti a fare le valigie e lasciare l’Italia. Ed i dati generali del mercato sono sotto gli occhi di tutti. Non esistono vincitori ma sono tutti sconfitti, in primis i poker players amatori e professionisti.

La breve storia del poker italiano: i ripetuti “si” che si sono trasformati in “no”!

Lo stop alla liquidità condivisa mina le fondamenta del nostro amato giochino, l’ennesimo colpo al futuro del poker italiano e degli appassionati del texas hold’em e dei suoi fratelli.

Dal primo sabotaggio del poker live di 5 anni fa (con un regolamento rimasto in un cassetto), con i circoli che continuano ad operare senza una disciplina (ma in virtù di sentenze della Cassazione), a questo ennesimo danno gratuito (non ci guadagna nessuno) e impopolare nei confronti di tutto il movimento.

Come detto ogni operatore è libero di gestire e difendere nel migliore dei modi la propria posizione, ma è chiaro che noi di Assopoker non possiamo che essere critici alle chiusure e alle barriere, perché alla fine sfavoriscono tutti e colpiscono il poker al cuore (liquidità e action) ed il mercato.

Siamo da sempre favorevoli alla condivisa e sempre più intenzionati a schierarci con i giocatori per tutelare il poker italiano. Fin dal 2006, da quando il nostro sito ha visto la luce, siamo sempre stati propositivi per una regolamentazione del mercato attenta, sicura ma senza barriere. Il poker è un gioco di liquidità e senza quella non esiste nulla, senza condivisa a perderci saranno i giocatori italiani ed il poker in generale perché nel lungo periodo cosa ne sarà di un mercato che perde 1 milione al mese ed è già ridotto all’o

Una sconfitta annunciata alla quale si può ancora rimediare, trovando soluzioni a tutela dei players a anche per gli operatori, anche quelli contrari, che devono essere difesi ma in un ottica di crescita di tutto il mercato.

Se vuoi la liquidità condivisa nel poker online firma la petizione sul sito Change.org!

La petizione ad oggi ha raccolto 1.400 firme digitale: c’è bisogno del contributo di tutti!

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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