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Rivoluzione nel poker online: l’UK sposa il modello italiano

Gli equilibri del poker e gambling online europeo potrebbero essere stravolti: l’ultimo baluardo del “liberismo” sta per cadere. Come vi avevamo anticipato mesi fa, la Gran Bretagna, da sempre favorevole al “gambling offshore”, alla fine si è decisa ed ha rivoluzionato il proprio sistema per l’accettazione del gioco dall’estero. 

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Il mercato britannico dal 2014 sarà un sistema “chiuso” per gli operatori (per quanto concerne licenze e tassazione) come è successo negli ultimi anni in Italia, Francia, Spagna, Belgio, Olanda ed Estonia.

Per i giocatori invece il cambio sarà relativo (potrebbe essere rivisto verso l’alto il livello di rake) con il mantenimento dell’apertura alla liquidità internazionale (come in Danimarca). 

Gli effetti però – a nostro avviso – non saranno circoscritti solo ai confini britannici ma potrebbero avere ripercussioni importanti nella politica europea di settore. Il Regno Unito (UK) sposerà una sorta di modello italiano ibrido: come ben noto il nostro paese è stato il primo ad introdurre il sistema concessorio nel Vecchio Continente. I britannici manterranno in vita le licenze ma tutto sarà centralizzato e dovrà passare da Londra. 

Il dipartimento britannico per la Cultura, Media e Sport ha pubblicato la bozza del progetto di legge che sarà inviato alla Commissione Europea per le necessarie notifiche nell’iter di approvazione.

Il Draft sul gambling (licenze e pubblicità) modifica in modo sostanziale la normativa esistente. In estrema sintesi, gli operatori che vorranno raccogliere e accettare gioco in Gran Bretagna, dovranno per forza ottenere una licenza e pagare le tasse al Governo di Londra.

La nuova legge potrebbe essere approvata entro la fine del 2014 ma gli effetti politici potrebbero essere immediati e condizionare anche la politica della Commissione Europea, nel nuovo piano d’azione, rafforzando la posizione di Italia e Francia, paesi da sempre intenzionati a difendere il sistema concessorio interno.

A Londra e dintorni, l’attuale livello di tassazione sarà mantenuto, non essendoci novità al riguardo nel nuovo disegno legge. Pertanto gli operatori dovranno versare il 15% dei profitti lordi

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Come detto, nel poker online e nel Betting Exchange sarà mantenuta la liquidità internazionale e l’apertura alla rete dot com: i giocatori inglesi potranno continuare a sfidare i players esteri, ma sul rake da loro pagato, il 15% andrà al fisco di Sua Maestà.

In forza al Gambling Act del 2005, al momento possono operare legittimamente società con licenza prevista nella famosa White List, ovvero rilasciata da enti regolatori dello spazio economico europeo oltre a Gibilterra, Alderney, Isola di Man, Tasmania, Antigua e Barbuda. Le società in questione possono anche pubblicizzare liberamente i propri prodotti sul suolo britannico. Ma il Premier David Cameron sembra intenzionato a interrompere la festa.

La legge del 2005 naturalmente ha indotto i tradizionali operatori (vedi William Hill, Ladbrokes etc) ad emigrare e lasciare la madre patria per ragioni di opportunità e convenienza (abbiamo notato che anche nel poker online esiste un effetto spread basato sulla differenza del livello di pressione fiscale tra due o più paesi).

Il nuovo disegno legge prevede un nuovo criterio: “il punto di consumo“. Se un operatore accetta una scommessa da un giocatore residente nel Regno, dovrà essere in possesso di una regolare licenza e pagare le tasse al Governo di Londra. Nel poker online, il rake sarà quindi soggetto all’aliquota del 15%. 

William Hill (che si è trasferita da parecchi anni a Gibilterra) ha preannunciato un’aspra battaglia legale per contrastare gli effetti della nuova legge ma il trend europeo sembra oramai andare in un’unica direzione: ogni Governo sta disciplinando il proprio mercato interno e vi sarà sempre meno spazio per le società che operano offshore. 

D’altronde la legge britannica rispetta il divieto di doppia imposizione: se un operatore raccoglie gioco in UK, dovrà pagare le tasse a Londra e a nessun altro Governo.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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