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Avv. Speranza: “legittime le critiche di AGCOM, il divieto della pubblicità così strutturato creerà danni e sicure reazioni”

Fabrizio Speranza è senior associate di WH Partners, società di consulenza legale maltese che cura gli interessi di diversi operatori dell’e-gaming, in particolare concessionari italiani. L’Avvocato ha espresso di recente – in una relazione sul blog aziendale – le sue perplessità sulle nuove regole sulla pubblicità nel nostro paese, dopo aver letto attentamente le 31 pagine di critiche che AGCOM (l’autorità chiamata a vigilare sull’applicazione del Decreto Dignità) ha riservato alla nuova legge, di fatto, dichiarandola applicabile solo in parte.

Avvocato, cosa pensa delle 31 pagine scritte da AGCOM che denunciano numerose criticità interpretative ed applicative del Decreto Dignità poi convertito in Legge? 

Ritengo che l’intervento, che rientra nelle prerogative istituzionali dell’AGICOM quale Autorità di garanzia, sia importante sia per il momento che per i contenuti espressi. Non dobbiamo scordare che è proprio questo l’Ente a cui è affidata dalla legge il compito di regolamentare e vigilare nei settori delle telecomunicazioni, dell’audiovisivo, dell’editoria e delle poste, assicurando la corretta competizione degli operatori sul mercato e la tutela dei consumatori e degli utenti.

L’analisi è ben strutturata ed efficace, in quanto evidenzia con chiarezza gli aspetti che più preoccupano tutti i soggetti che operano nel settore, comprese le Autorità che devono applicare le normative e che si potrebbero trovare in serie difficoltà nella loro opera istituzionale. Le criticità rilevate pongono quesiti importanti ai quali vanno date risposte chiare e certe, pena la stessa paralisi applicativa con conseguenze facilmente immaginabili.

E questo a parte i danni alle società operanti nel settore, agli operatori economici collegati direttamente ed indirettamente a questo, all’erario e mai ultimi ai consumatori stessi che non usufruiranno più di quelle tutele che la legge stessa voleva garantire.

 

Secondo lei un divieto totale assoluto della pubblicità può essere compatibile con il sistema concessorio e soprattutto può essere rispettoso dei Principi di diritto europeo, oltre che dell’articolo 41 della Costituzione?

A parte che la storia ha dimostrato in molte occasioni come i divieti assoluti siano sempre risultati poco efficaci ed anzi controproducenti, in questo caso è evidente che il sistema contraddica sé stesso. Da un lato lo Stato assegna una concessione che deve garantire il godimento di capacità, potestà o diritti ben definiti e ad essa naturalmente connesse e dall’altro ne nega l’esercizio di una parte fondamentale. Il corto circuito è evidente. A parte l’analisi giuridica che se ne possa fare non si può non convenire che così facendo si sia messo in crisi lo stesso rapporto fra amministrazione concedente e concessionario, in un momento oltretutto molto delicato per questo settore in via di trasformazione e bisognoso di punti fermi su cui strutturarsi stabilmente.

Per quanto riguarda il rapporto con le norme europee evidente ne è la lontananza concettuale. Le norme europee seguono principi ormai riconosciuti e condivisi in Europa e logiche precise ad esse coerenti sia per la tutela del mercato che dei consumatori. Ogni previsione legislativa a questi principi e linee guida dovrebbe uniformarsi, in particolare quando certe libertà sono limitate o soppresse. Cosa che era avvenuta a partire dal decreto Balduzzi fino alla legge di stabilità per il 2016. Il sistema che ne era scaturito, pur sicuramente perfettibile, era efficace, strutturato e coerente. Se ne stavano raccogliendo i frutti.

Per quanto riguarda il contrasto con l’art. 41 della Costituzione il ricorso per sua violazione sarà sicuramente un punto fermo dal quale partire con sicurezza ma anche prudenza in quanto ogni diritto è sempre temperato e bilanciato dalla tutela anche di altri diritti fondamentali che vano sempre valutati nel contesto specifico. Ma sono fiducioso.

 

Lei ha diversi clienti che hanno concessione in Italia con sede legale a Malta: come è stato percepito il provvedimento e come hanno reagito? Consiglia la strada del ricorso giudiziario? Come si muoverebbe per neutralizzare gli effetti di una legge che non rispetta alcun principio?

Il provvedimento è stato recepito negativamente soprattutto dal punto di vista della fiducia. I mercati vogliono regole sicure e stabilità e interventi di tal genere non aiutano.  Ora siamo alla fase delle analisi. Si cerca di comprendere con attenzione le modalità di applicazione del provvedimento e quindi gli orientamenti operativi conseguenti Ma in ogni caso sicuramente vi sarà una reazione, soprattutto da parte di coloro che hanno investito in questo importante mercato e che ci vogliono rimanere. Onestamente credo che solo un intervento legislativo possa porre rimedio alla situazione in modo congruo ma la via del ricorso alla autorità giudiziaria potrebbe essere inevitabile in caso diverso e allo stato attuale gli elementi presenti sui quali basarsi non mancano.

Gli effetti non si neutralizzano, ma si combattono all’origine nelle sedi competenti. Si deve agire concretamente perché i principi riconosciuti a livello europeo e costituzionale siano applicati con coerenza e gradualità, perché sia rispettata la libertà economica e, soprattutto si continui a tutelare i soggetti più deboli, che, come ben mette in evidenza il documento della Autorità, sono coloro che nella vicenda vengono più lesi in quanto verrebbero a mancare proprio quelle forme di tutela che solo coloro che si vanno a penalizzare con queste disposizioni, ovvero i soggetti licenziati, possono garantire. Non comprendere questo aspetto sarebbe una grave forma di miopia che comporterebbe l’ottenere risultati esattamente contrari a quelli che si vorrebbero perseguire e che giustificano politicamente questo intervento.

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Malta è una delle principali giurisdizioni per il gioco online: come si sta sviluppando ed evolvendo la normativa?

Malta ha risposto molto bene a tutte le evoluzioni recenti adeguandosi e anzi anticipando i tempi. Tale forte capacità di adattamento le ha consentito di attrarre, ancora recentemente, molti importanti operatori da altre giurisdizioni fortificando e stabilizzando il proprio sistema e mantenendo salda la posizione di leader in Europa nel settore.  Nel 2017 la Malta Gaming Authority con il suo “A White Paper to Future Proof Malta’s Gaming Legal Framework” poneva le basi per la nuovo “Gaming Act”, legge adottata poi nell’agosto 2018.

Nuova legge riscritta con occhio attento alle prospettive di evoluzione del mercato del futuro. Un futuro che richiede leggi che garantiscano gli operatori anche sotto il profilo della flessibilità applicativa. Il vecchio “sistema multi-licenza” è stato rottamato a favore di uno basato su solo due licenze, una “Business to Business” ed una “Business to Consumer” semplificando ulteriormente gli adempimenti burocratici ed implementandone la efficacia operativa. Non vado oltre ma le novità sono diverse e importanti e garantiscono una legislazione con cui Malta può guardare al futuro di questo settore con la serenità e sicurezza di chi sta operando nella giusta direzione e con corretto ed apprezzato approccio.

 

Non pensa che un ban della pubblicità per i concessionari italiani possa favorire gli operatori con licenza maltese?

Molte società maltesi operano con successo in molte giurisdizioni, compresa l’Italia e sempre nel pieno rispetto delle norme. A prima vista questo provvedimento sembra favorire le società che hanno una forte presenza strutturata sul territorio e quindi le posizioni dominanti a prescindere dalla loro provenienza. Ma nel lungo termine è difficile fare previsioni. Innanzitutto per come si prospettano le cose vi è il rischio di un disamoramento nei confronti del mercato italiano con conseguente apertura di nuovi ed imprevedibili scenari.

Una perdita di interesse nei confronti della stessa concessione italiana, che vedrebbe subito ridotto il suo valore, ne sarebbe probabile e naturale conseguenza. Allo stesso tempo si potrebbe riscontrare il diffondersi di un diverso approccio che tenderebbe a utilizzare comportamenti poco ortodossi approfittando magari delle lacune della normativa soprattutto da parte di società posizionate all’estero, come teme la stessa Autorità.

L’AGCOM infatti non esclude addirittura il pericolo del rifiorire di comportamenti ormai estinti e totalmente al di fuori del rispetto delle regole, che porterebbero a ben altri danni e conseguenze. La prevedibile e riscontrata difficoltà o addirittura impossibilità di perseguire in concreto tali comportamenti in modo efficace porterebbe ad una situazione ancora più difficilmente sostenibile per i concessionari italiani che rimarrebbero invece fedeli e rispettosi delle regole imposte. Naturalmente ci auguriamo che le cose vadano diversamente e che l’appello della AGCOM non rimanga inascoltato.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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