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Svelato il business di PokerStars e del poker: ecco quanto ha “guadagnato” Amaya nel 2015

Una settimana fa, Amaya aveva comunicato che non avrebbe svelato i suoi dati finanziari, inerenti all’ultimo quarto del 2015, a seguito della potenziale OPA che dovrà essere presentata da David Baazov, ma c’è stato un ripensamento.

La società canadese, proprietaria di PokerStars e Full Tilt, ha reso pubblici i numeri riguardanti l’esercizio del 2015 e ci sono delle sorprese significative.  Ieri il titolo Aya ha chiuso al Nasdaq in maniera positiva (+1,28, i titoli sono stati scambiati a 14,22$) ma sarà importante seguire l’andamento sul listino di borsa nella prossima apertura a New York.

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Leggere i dati finanziari (e non solo) di Amaya ha un significato “macroeconomico” per il settore dell’e-gaming: ci permette di comprendere lo stato di salute reale del poker online.

Vi preannunciamo che vi sono delle statistiche inedite: in genere siamo abituati ad analizzare dati di mercato, forniti da agenzie indipendenti. In questo caso invece il business ufficiale viene svelato dai diretti protagonisti. Infatti, Amaya essendo una società quotata, ha degli obblighi di trasparenza precisi.

C’è da dire che nell’ultimo trimestre del 2015, le revenues derivanti dal poker rappresentano il 78% del totale. Senza dubbio, il poker ha un peso ancora importante, seppur non più totalitario.

I ricavi dal poker sono diminuiti nel 2014 del 4%, di fatto sono stabili rispetto ad un mercato in flessione netta.

Nello stesso periodo del 2014, i ricavi dai tavoli da poker rappresentavano il 93% delle revenues totali.

Casinò e scommesse, se un anno fa coprivano solo il 3%, ora invece sono passati al 17%. Il resto invece deriva da social gaming e giochi play money.  Amaya sta quindi diversificando il suo business verso giochi (betting e casinò) che offrono margini senza dubbio più alti.

Ma è chiaro che leggere il bilancio dell’azienda canadese, vuol dire soprattutto comprendere la reale portata del business del poker online (revenues pari al 78%).

I numeri meritano attenzione. Secondo i dati ufficiali, la società ha chiuso il 2015 con una piccola perdita, pari a 25,9 milioni di dollari canadesi (C$), ovvero 17,45 milioni di euro, rispetto all’utile netto dell’anno scorso di 125,2 C$ milioni (84,36 € milioni).

Direte voi: “il sito di poker numero uno al mondo non se la passa bene”. Sbagliato!

Vi anticipiamo che le entrate sono aumentate del 18% rispetto al 2014. Eh… allora? Come mai la società ha chiuso in perdita?

Punto primo, sul bilancio gravano senza dubbio gli interessi sul debito a lungo termine (rilevanti rispetto ai margini) ed inoltre i cambi sfavorevoli (che hanno influito per il 18% sul potere d’acquisto dei giocatori).

Quel dato inoltre riguarda il margine rettificato, ovvero l’utile operativo revisionato alla luce di alcuni parametri tecnici.

Amaya nel comunicato specifica che è il dato rettificato rappresenta il margine derivante da attività continuative “prima dell’accrescimento degli interessi, dell’ammortamento delle attività immateriali derivanti dal price allocation seguenti da acquisizione, di compensazioni di stock-based, di operazioni di ristrutturazioni, di cambio (foreign exchange) e di altri costi non ricorrenti”.

Per farvi capire il reale business economico e lo stato di salute di PokerStars-Amaya, cercheremo di usare un linguaggio a-tecnico, più semplice possibile.

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I ricavi annuali sono aumentati dell’8% e sono pari a 1,37 C$ miliardi (923 € milioni), mentre l’EBITBA (il margine operativo lordo) è cresciuto dell’11%: 586 milioni C$, circa 395 € milioni.

Amaya ha reso noto che escludendo l’impatto delle modifiche annuali sui tassi di cambio (foreign exchange), il fatturato annuo totale sarebbe aumentato del 15%. Stesso discorso per il business derivante dall’online: in crescita sempre del 15%.

Quindi potete capire che il poker online, insieme alle altre attività come casinò e scommesse (al momento voci marginali per Amaya rispetto alla texana), sia in costante crescita.

Sono questi i dati significativi, al netto degli aggiustamenti di (passateci il termine) di economia creativa finanziaria e soprattutto degli interessi sul debito.

Sono dati indicativi per valutare il reale business di una gaming company e che ci permettono di giudicare se una società sia realmente in salute.

Buone notizie anche sul fronte del debito a lungo termine che in un anno è calato: da 3,16 miliardi di dollari statunitensi (con un tasso ponderato medio del 6,38%) a circa 2,59 miliardi di dollari USA (con tasso del 5%).

Nel 2016, la società attende che i pagamenti degli interessi derivanti dal debito siano circa 173 milioni di dollari.

Di fatto, gli interessi negativi stanno senza dubbio condizionando i bilanci di Amaya. Riguardo l’ultima trimestrale, la società ha chiuso con una perdita di 15,8 C$ milioni. Negli ultimi 3 mesi del 2014 invece si era chiuso con un utile di 35,6 milioni.

Miglioramento sul fronte però delle revenues negli ultimi tre mesi del 2015: balzo in avanti del 15% (389,5 milioni), con EBITDA rettificato in crescita del 16% (166,2 milioni).

Il discorso rimane aperto sulle strategie di PokerStars sul poker e gli altri giochi: seguirà uno speciale approfondimento

Speciale PokerStars – fine prima parte – continua

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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