All'alba, stamani 2 dicembre, la Guardia di Finanza — mobilitando oltre 150 uomini tra Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Toscana, Sud Italia e Lazio — ha fatto scattare un’operazione giudiziaria di ampia portata nei confronti di 33 persone legate, a vario titolo, al Casinò della Vallée, anche se di fatto sono due i funzionari interni della sala da gioco finiti nel mirino degli investigatori.
Le accuse sono pesanti: associazione a delinquere, riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ricettazione, corruzione di pubblico ufficiale. Secondo le fiamme gialle, lo schema di riciclaggio che vedeva come epicentro il casinò, serviva per riciclare il frutto dell'evasione fiscale di tre società piemontesi attive nel mercato del commercio del ferro.
Le indagini — condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Aosta su impulso della Procura — hanno portato al sequestro di beni, conti correnti, disponibilità finanziarie e immobili per oltre 5 milioni di euro, ritenuti provento del presunto sistema illecito.
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Il sistema...
Un sistema di fatture false legato al commercio di materiale ferroso, e — secondo gli inquirenti — due dipendenti della casa da gioco pronti a trasformare denaro sospetto in vincite pulite. Il meccanismo non è nuovo: soldi che entrano con l’odore del ferro e della clandestinità, fiches che escono profumate di legittimità.
La trama, a leggerla, sembra quella di un copione già usurato. Cambiano gli attori, cambiano le sigle delle società, cambiano i nomi degli indagati. Ma il set è sempre quello.
Le Fiamme Gialle hanno ricostruito un circuito di denaro che partiva da operazioni inesistenti e arrivava ai tavoli da gioco, dove diventava fiches, poi “vincite”, poi bonifici che non davano più nell’occhio. Un sistema che, per come descritto dagli investigatori, richiedeva precisione, complicità e una certa libertà di movimento all’interno della struttura.
Il blitz è stato coordinato dalla Procura di Aosta e condotto dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, reparto specializzato nell’analisi dei flussi di denaro e delle operazioni sospette.
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Le accuse sono molteplici:
- associazione a delinquere,
- riciclaggio,
- emissione e utilizzo di fatture false,
- ricettazione,
- corruzione di pubblico ufficiale.
Il meccanismo: fatture false e denaro “ripulito” ai tavoli del Casinò
Il meccanismo e il presunto riciclaggio al Casinò della Vallée
Il meccanismo descritto dagli inquirenti prevede che società operanti nel commercio di materiale ferroso emettessero fatture false per eludere imposte e drenare fondi. Quei soldi, secondo l’accusa, venivano trasferiti su conti personali di alcuni indagati e da lì “ripuliti” tramite conversione in fiches al Casinò, simulando vincite inesistenti. Così – nelle mani di due funzionari “compiacenti” del casinò – denaro sporco sarebbe diventato, almeno sulla carta, legittimo.
Le fatture inesistenti generavano fondi neri da sottrarre al fisco attraverso questo schema che aveva come terminale finale il casinò di Saint Vincent.
Una volta dentro la casa da gioco, i fondi in nero venivano:
- convertiti in fiches,
- giocati in modo controllato,
- trasformati in finte vincite,
- prelevati o bonificati come denaro apparentemente legittimo
Secondo la ricostruzione della Procura, il ruolo chiave è dei due dipendenti infedeli del Casinò, pronti a “normalizzare” operazioni che normali non erano affatto.
Gli sviluppi giudiziari: presunzione d’innocenza, indagini in corso
Tutti gli indagati godono della presunzione d’innocenza, e la macchina giudiziaria seguirà i propri tempi, questo è chiaro ma gli indizi di colpevolezza sono pesanti secondo la stampa locale che pone anche degli interrogativi sugli ultimi anni di gestione del casinò di Saint Vincent: ma sul tavolo resta una domanda inevitabile: com’è possibile che un luogo così esposto e sensibile finisca così spesso al centro di sistemi di riciclaggio?
I giornali e i media della Valle d'Aosta, stamani hanno accompagnato la notizia con polemiche molto feroci e che riguardano anche la Regione.
Il bilancio di oggi è pesante ed è un déjà-vu che pesa, ricordiamolo:
- 150 finanzieri mobilitati,
- 33 indagati,
- oltre 5 milioni di euro sequestrati,
- un nuovo danno d’immagine per la casa da gioco.
La crisi finanziaria del Casinò di Saint Vincent
Il casinò è appena uscito da sette anni molto travagliati per una crisi finanziaria esplosa nel 2018. Ecco le tappe della vicenda:
- Già nel 2018 la Procura aveva chiesto la dichiarazione di fallimento per il Casinò, che veniva definito in “crisi irreversibile”: debiti, linee di credito chiuse, e situazione economica insostenibile.
- Nel 2020 il Casinò era a un passo dal fallimento: la situazione economica era così critica che si parlava apertamente di chiusura. Le cause sono note: da una parte l'epidemia da Covid19 e dall'altra la concorrenza sempre più forte dei casinò online .
- In risposta, fu avviata una procedura di concordato. Nel maggio 2025 il tribunale di Aosta ha dichiarato chiusa la procedura: secondo il tribunale, il Casinò ha saldato tutti i crediti, con anticipo rispetto al piano originario.
- Questo “salvataggio” legale e finanziario ha evitato la chiusura definitiva, ma ha lasciato aperta la questione sul futuro gestionale e sulla sostenibilità economica della struttura.