L'America di Trump si prepara a un colpo di scena, una “bomba fiscale” che potrebbe travolgere il mondo del gioco d'azzardo professionale. È un'altra pagina del grande romanzo americano, dove il sogno e l'incubo si mescolano, dove Las Vegas incontra Washington, e dove la politica gioca d'azzardo con le vite dei cittadini.
Se c’è un aspetto che funziona, negli USA, per quanto riguarda il mondo del gambling, è che i giocatori professionisti (parliamo di poker players e di scommettitori pro), a livello federale devono dichiarare all’IRS (l’agenzia delle entrate USA) il reddito effettivo (i profitti reali maturati ai tavoli da gioco), ovvero alle vincite lorde possono essere portate in detrazione il 100% delle perdite.
L’attività di bettor o di poker player pro (ma non dimentichiamoci che nelle sale bazzicano anche regular dei tavoli di blackjack) viene trattata (ancora per poco si teme) come una normalissima attività imprenditoriale degli altri settori dell’economia. Tutto molto bello.
Ma c’è un nuvolone all’orizzonte che potrebbe, in parte, danneggiare i gamblers professionisti dai casinò a stelle e strisce.
In questo Articolo:
- 1 "La grande e bellissima legge" di Donald Trump
- 2 Cosa può cambiare per i poker players? Le perdite deducibili al 90%
- 3 La denuncia di Phil Galfond contro la legge fiscale di Trump
- 4 Il pericolo dell'esodo verso i mercati offshore
- 5 Il rapporto tra Trump e i casinò statunitensi
- 6 L'impatto della nuova legge fiscale trumpiana
- 7 Come funziona oggi la normativa fiscale sui gamblers negli USA e come cambierebbe
- 8 L'iter legislativo: l'approvazione sofferta in Senato
- 9 Fisco e gioco d'azzardo
- 10 Come devono dichiarare le vincite al fisco i giocatori italiani (sintesi)
"La grande e bellissima legge" di Donald Trump
L'America di Trump si trova di fronte a un'epica battaglia legislativa, degna di un western politico più di Hollywood che di Capitol Hill.
La "Grande e Bellissima legge" ("One Big Beautiful Bill”) non è un film di Sorrentino, è un disegno legge che sta spaccando l'America ma anche il Partito Repubblicano.
La "Grande e Bellissima legge", come l'ha battezzata il presidente con la sua solita modestia, sta navigando nelle acque turbolente del Congresso come un transatlantico in mezzo a una tempesta perfetta.
Immaginate la scena: alla Camera, quel teatro della democrazia americana, dove i sogni di Trump si scontrano con la dura realtà dei numeri. La legge è passata per un soffio, come in un film di suspense, con un solo voto di scarto. Al Senato, lo stesso copione: un'approvazione al fotofinish, con il vicepresidente a fare da ago della bilancia.
Ma attenzione, perché in questa saga economica c'è un colpo di scena degno di "House of Cards". Un gruppetto di ribelli repubblicani, come cowboys solitari, si oppone al loro stesso leader. Il motivo? Quei 3.000 miliardi di dollari di debito in più nei prossimi dieci anni, un numero che fa tremare i polsi anche ai più incalliti giocatori di poker di Las Vegas che vedono le loro posizioni fiscali a rischio (ne parliamo tra poco).
E non dimentichiamoci di Elon Musk, il Tony Stark della Silicon Valley, che da alleato si è trasformato in nemico giurato di questa legge. Ufficialmente per il debito, ma c'è chi sussurra che sia per proteggere il suo impero elettrico di Tesla.
Intanto, i Democratici guardano questo spettacolo come spettatori di un reality show, pronti a puntare il dito contro una legge che, secondo loro, arricchisce i ricchi e impoverisce i poveri, in puro stile Robin Hood al contrario. Del resto i tagli fiscali ai ricchi sono contenuti della legge, alla faccia del conflitto di interessi.
La maratona legislativa continuerà fino al 4 luglio, giorno dell'Indipendenza. Sarà anche il giorno dell'indipendenza economica dell'America, come sogna Trump, o l'inizio di un nuovo incubo fiscale? Il finale di questa storia è ancora tutto da scrivere, in un'America dove, come sempre, la realtà supera la fantasia.

Cosa può cambiare per i poker players? Le perdite deducibili al 90%
Immaginate la scena: il Senato ha appena approvato, con un voto all'ultima curva, una legge che Trump definisce "grande e bellissima". Ma per i giocatori professionisti, potrebbe rivelarsi un incubo kafkiano, con un pericoloso 10% che balla.
L'emendamento applicato all’ultima versione della legge in questione limita al 90% le perdite deducibili dal gioco d'azzardo. Sembra un dettaglio tecnico, ma nasconde una trappola neanche tanto nascosta.
Prendiamo un giocatore che in un anno vince 100.000 dollari e ne perde altrettanti. Finora, il suo bilancio fiscale era in pareggio. Con la nuova legge, si ritroverebbe a pagare le tasse su 10.000 dollari di "reddito fantasma". È come se il governo avesse inventato una nuova alchimia finanziaria, trasformando il nulla in oro tassabile per 10.000 bigliettoni.
La denuncia di Phil Galfond contro la legge fiscale di Trump
Phil Galfond, considerato dai media americani generalisti come una sorta di “Warren Buffett del poker”, ha lanciato l'allarme su X (il fu Twitter). Ha dipinto uno scenario da brividi.
In un video pubblicato su X, il giocatore professionista di poker newyorkese ha avvertito che il cambiamento potrebbe comportare il pagamento di tasse sui redditi "fantasma", danneggiando in modo sproporzionato i giocatori professionisti e quelli con un volume elevato di scommesse.
"Supponiamo che nel corso di tutte le sessioni a cui abbiamo giocato durante l'anno, abbiamo vinto 5,2 milioni di dollari e ne abbiamo persi 5 milioni, per un totale netto di 200.000 dollari", ha affermato Galfond.
"Ora, pagheremmo come se avessimo vinto 5,2 milioni di dollari, meno il 90 percento di 5 milioni di dollari, che sono 4,5 milioni di dollari per un guadagno netto fittizio di 700.000 dollari… Quindi guadagneresti 200.000 dollari durante l'anno e pagheresti le tasse come se avessi guadagnato 700.000 dollari."
Il pericolo dell'esodo verso i mercati offshore
Un vero paradosso ora che negli USA molti stati hanno regolamentato le scommesse online e che vedrebbero – in parte - crollare il mercato legale, almeno per quanto concerne la parte dei professionisti, perché su grosse somme, il 10% peserebbe non poco.
Uno scommettitore bravo è quello che ha un ROI positivo del 3%-5% nei momenti favorevoli. Se non gli permetti di detrarre il 100% delle perdite, i suoi guadagni rischiano di andare a farsi benedire.
Questa mossa potrebbe spingere i giocatori verso piattaforme offshore, in un esodo che ricorda la fuga dei capitali verso i paradisi fiscali. L'ironia è che il governo, nel tentativo di aumentare le entrate, potrebbe finire per perdere sia i giocatori che l’indotto fiscale.
L'American Gaming Association (l’associazione dei casinò statunitensi, l'AGA), un colosso che ha dichiarato entrate per 114,6 miliardi di dollari nel 2024, osserva la scena con la stessa tensione di un giocatore di blackjack che aspetta l'ultima carta. I lobbisti si muovono nei corridoi del potere come pedine su una scacchiera gigante.
Ora la palla passa alla Camera, in un ping-pong legislativo che potrebbe decidere il destino di un'intera categoria professionale. È un altro capitolo della grande epopea americana, dove il confine tra fortuna e sfortuna, tra vincitori e vinti, è sottile come un filo di seta. E dove, come sempre, sono i dettagli a fare la differenza tra un jackpot e la bancarotta.
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Il rapporto tra Trump e i casinò statunitensi
L’aspetto strano è che Donald Trump ha gestito tre casinò di proprietà a Las Vegas negli anni ’90 e conosce bene queste dinamiche, è consapevole che una norma del genere danneggerebbe in modo pesante il settore.
Oltretutto, alcuni operatori di mercato hanno finanziato la sua campagna elettorale, pensiamo ad esempio a Tliman Fertitta, nominato da Trump ambasciatore italiano a Roma e investitore e primo azionista di Wynn Casino e di altre importanti catene a Las Vegas.
Ma forse i casinò terrestri non hanno tutto questo interesse a proteggere i professionisti e preferiscono che venga colpito l’online? A questo punto il dubbio sorge. Si spiega anche così il silenzio ufficiale di AGA.
Non fa testo Las Vegas Sands che è un’altra finanziatrice, anzi la Dottoressa Miriam Adelson è la prima ad aver staccato assegni per Trump per centinaia di milioni di dollari ma non ha più molti interessi a Las Vegas (ha venduto tutto). Semmai i suoi interessi sono più verso Macao, quindi i rapporti delicati con la Cina sui dazi.
L'impatto della nuova legge fiscale trumpiana
L’unica cosa certa è che se approvata nella sua forma attuale, la cosiddetta "grande e bellissima legge" del presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe un impatto importante sulla vita dei giocatori professionisti.
I Repubblicani stimano che il "grande, splendido disegno di legge" di Trump taglierà circa 4.460 miliardi di dollari di entrate fiscali in 10 anni. Provate a dirlo ai giocatori d'azzardo professionisti che potrebbero finire per pagare tasse su "redditi fantasma".
"Supponiamo che nel corso di tutte le sessioni a cui abbiamo giocato durante l'anno, abbiamo vinto 5,2 milioni di dollari e ne abbiamo persi 5 milioni, per un totale netto di 200.000 dollari. Ora, pagheremmo come se avessimo vinto 5,2 milioni di dollari, meno il 90 percento di 5 milioni di dollari, che sono 4,5 milioni di dollari per un guadagno netto fittizio di 700.000 dollari… Quindi guadagneresti 200.000 dollari durante l'anno e pagheresti le tasse come se avessi guadagnato 700.000 dollari."
Phil Galfond
Come funziona oggi la normativa fiscale sui gamblers negli USA e come cambierebbe
L'imponente disegno di legge sulla spesa federale, approvato dal Senato questa settimana, include l’ emendamento in questione, in fase avanzata, che aumenterebbe significativamente le tasse per i giocatori professionisti, limitando la quota deducibile delle loro perdite.
Attualmente, i giocatori statunitensi possono dedurre le perdite dalle vincite, a condizione che tali perdite non superino il reddito totale derivante dal gioco d'azzardo.
Tuttavia, con il nuovo emendamento, solo il 90% di tali perdite sarà deducibile, il che significa che anche i giocatori che raggiungono il pareggio sulla carta potrebbero ritrovarsi con un conto fiscale considerevole da pagare, nonostante il reddito inesistente.
Il punto è che diventa più difficile ricavare profitti, gravando pesantemente su una professione già di per sé instabile e che presenta margini minimi.
L'iter legislativo: l'approvazione sofferta in Senato
Il disegno di legge è stato approvato al Senato martedì con una votazione di 51 a 50, con il vicepresidente J.D. Vance a decidere. Ora torna alla Camera, che ha approvato la sua versione a maggio. In particolare, la versione della Camera non includeva l'emendamento sul gioco d'azzardo, preparando il terreno per una resa dei conti sulla formulazione finale del disegno di legge.
Fisco e gioco d'azzardo
I critici dell'emendamento sostengono che non si stia comprendendo il funzionamento del gioco d'azzardo professionistico e rischi di estromettere i giocatori esperti dal mercato regolamentato statunitense.
Galfond e altri sostengono che il nuovo onere fiscale potrebbe incoraggiare i giocatori a utilizzare piattaforme offshore che non offrono le stesse tutele ai consumatori né generano entrate fiscali per il governo statunitense.
Se approvata, la modifica entrerebbe in vigore nell'anno fiscale 2026. La Camera dovrà approvare la versione del Senato o respingerla. Per ora, il mondo del gioco d'azzardo osserva attentamente e si prepara al peggio.
Ricapitolando:
• Un nuovo emendamento limita le perdite deducibili dal gioco d'azzardo al 90%.
• I professionisti potrebbero dover pagare le tasse su redditi inesistenti.
• L'esito finale della questione fiscale sarà determinato alla Camera dove i repubblicani rischiano lo scivolone

Come devono dichiarare le vincite al fisco i giocatori italiani (sintesi)
In Italia funziona in modo differente. Le vincite maturate nei casinò dell'Unione Europea (per quanto riguarda tutti i giochi) e nelle piattaforme online autorizzate dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (come ad esempio i casinò online italiani) non devono essere dichiarate per i residenti in Italia, perché sono già tassate alla fonte (il concessionario già trattiene una parte e la paga allo Stato) e quindi non sarebbe regolare applicare una doppia tassazione.
Per i giochi terrestri, le vincite in scommesse in agenzia non sono oggetto di alcuna dichiarazione.
Per quanto riguarda invece le lotterie e altri giochi come VLT, viene applicata la "tassa della fortuna". Per le vincite superiori a 500€ ottenute al SuperEnalotto e al Gratta e Vinci, l’aliquota è del 20% sull’importo eccedente la soglia. Per il Lotto, l’aliquota è dell’8%, mentre per il 10eLotto è dell’11%. Per le VLT è del 20% sulla cifra oltre i 200 euro
Nei casinò terrestri invece extra Unione Europea e per le vincite maturate su piattaforme online offshore (non autorizzate in Italia) i giocatori devono dichiarare l'intera vincita senza detrarre alcune perdite. E rischiano anche di pagare un'oblazione perché potrebbero essere condannati al reato di gioco d'azzardo secondo il codice penale.