“Whatever It Takes” è una frase resa celebre più di 10 anni fa da Mario Draghi. Nel luglio del 2012, durante la Global Investment Conference di Londra, l’allora governatore della Banca Centrale Europea, pronunciò quella frase (il cui significato in italiano è “Tutto ciò che è necessario” o in modo più gergale “costi quel che costi”) in inglese per indicare che la BCE avrebbe fatto di tutto per salvare l’Euro, nonostante la crisi del debito sovrano europeo.
Con quella locuzione forte e decisa, Mario Draghi mise al riparo la moneta unica da qualsiasi tipo di speculazione.
In questo Articolo:
- 1 Miriam Adelson, la regina dei casinò: «Whatever it takes»
- 2 I forti interessi a Macao
- 3 Trump e la Cina
- 4 Le politiche (militari) aggressive del Partito Democratico verso Pechino
- 5 Perché per "Macao" Trump risulta il male minore
- 6 Il patrimonio di Miriam Adelson e i sostenitori di Trump
- 7 Kamala Harris è favorita secondo i bookmakers
- 8 Sands ha mollato Las Vegas ma sogna nuovi casinò in Texas
- 9 Adelson, Trump e Israele
- 10 La Comunità mussulmana negli Swings State
Miriam Adelson, la regina dei casinò: «Whatever it takes»
«Whatever it takes» è stata pronunciata di recente da Miriam Aldeson. Stiamo parlando della maggiore azionista di Las Vegas Sands, la catena di casinò-hotel più famosa al Mondo, con un vero e proprio impero a Macao, là dove il marito Sheldon Adelson fece fortuna con il Venetian e gli altri casinò di famiglia.
Il 15 agosto, Mirian e Donald si sono abbracciati sul palco e hanno rinnovato l’alleanza nel comizio elettorale tenuto al Trump National Golf Club Bedminster nel New Jersey. La Signora Adelson ha fatto intendere di avere intenzione di firmare degli assegni in bianco per finanziare la campagna elettorale presidenziale.
La famiglia Adelson è una delle prime finanziatrici del Partito Repubblicano statunitense, dello Stato di Israele (molto stretto è il legame con il tanto discusso premier Benjamin Netanyahu) e tra i primi sostenitori di Donald Trump (non a caso i coniugi Adelson erano in prima fila durante il giuramento del 2016 di The Donald a Capitol Hill).
I forti interessi a Macao
La Dottoressa (è laureata in medicina) Miriam Adelson farà “tutto il necessario” per far rieleggere l’amico Trump e non ci sono in ballo solo legami personali, bensì anche gran parte del futuro di Las Vegas Sands a Macao, sotto giurisdizione cinese. Miriam Adelson detiene la quota di maggioranza relativa del 46% che gli permette di avere il controllo della gestione dell’impero.
Eh si perché Trump è in una sorta di “conflitto di interessi” quando si parla della sua politica estera verso la Cina, considerando che i suoi principali finanziatori hanno interessi importanti proprio a Macao.
Trump conosce molto bene le esigenze delle sale da gioco essendo stato lui stesso proprietario negli anni '80 di due mega hotel-resort-casinò a Atlatic City.
Oltre agli Adelson, anche Steve Wynn ai tempi d’oro (prima degli scandali che l’hanno disarcionato dalla guida del suo gruppo che ha interessi giganteschi a Macao), era in prima fila nel sostengo a Trump, essendo il tesoriere del Partito Repubblicano. La Signora Adelson invece era addirittura presidente del Comitato per la raccolta dei fondi e si stima che la sua famiglia fino ad ora abbia donato mezzo miliardo dal 2016 al 2024.
E in queste presidenziali ha già promesso di staccare un assegno da 100 milioni di dollari, considerando il “pericolo” Kamala Harris.
Non è un caso che quando, a seguito dell’attentato fallito a Trump, e delle continue amnesie del Presidente Joe Biden, in borsa le società statunitensi con forti interessi a Macao volavano, con le loro azioni che avevano subito un’impennata. Il ritiro dalla campagna elettorale dell’attuale inquilino della Casa Bianca ha ridimensionato l’entusiasmo, ma Las Vegas Sands e soci sono disposti a fare tutto il necessario per vedere di nuovo The Donald nella stanza Ovale.
Trump e la Cina
Chi è attento alle dinamiche geopolitiche e alla strategia verso la Cina di Trump dirà che però il candidato Repubblicano non sia proprio l’ideale per il posizionamento degli interessi statunitensi in Cina. Vero, Trump è stato il primo a introdurre la guerra commerciale con Pechino e imporre i dazi doganali alle importazioni cinesi, ma in politica e nel business bisogna sempre scegliere il male minore. Ed è probabile che Trump, essendo comunque in qualche modo “condizionato” dai suoi principali sponsor elettorali, sia comunque gestibile sul fronte orientale. Non si spingerà – molto probabilmente – mai superando la linea rossa con il Governo di Pechino.
Le politiche (militari) aggressive del Partito Democratico verso Pechino
Ben differente è la situazione con il Partito Democratico alla Casa Bianca e soprattutto al Congresso (che è l’organo che determina effettivamente la politica estera statunitense). Vi abbiamo raccontato nel 2021, quando Biden mosse la Settima Flotta nel Mar Cinese meridionale (fonte di fortissime tensioni tra Usa e Cina per via di Taiwan), le compagnie di Macao persero in borsa il 23% di capitalizzazione. Un segnale chiaro da parte degli investitori.
L’amministrazione Biden-Harris ha dimostrato di essere disposta a tutto – dal punto di vista militare – pur di difendere Taiwan e di andare anche allo scontro aperto con Pechino, facendo costruire 5 nuove basi aeree che consentono ai bombardieri statunitensi di ultima generazione di raggiungere tutte le città del sud della Cina (che producono una percentuale ingente del PIL dell’economia cinese). Investimenti importanti che non fanno presagire nulla di buono nel Mar cinese del Sud se la Casa Bianca dovesse continuare a intraprendere queste politiche.
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Perché per "Macao" Trump risulta il male minore
Per i ricchissimi proprietari dei casinò di Macao quindi Trump rimane l’ipotesi migliore dal loro punto di vista, considerando che l’attuale leader del Partito Repubblicano non sembra minimamente avere intenzione di difendere Taiwan e di fare una guerra con la Cina, semmai di frenare la sua espansione economica e crescita alimentata dal petrolio russo a basso costo (motivo in più per fermare la guerra in Ucraina). L’obiettivo è proprio quello – secondo Trump e anche una parte dell’apparato statunitense a iniziare dal Pentagono – di riallontanare la Russia dalla Cina.
Molto probabilmente se le società statunitensi detengono ancora licenze per i casinò di Macao (licenze appena rinnovate) è proprio grazie all’assegno da 200 milioni che la famiglia Adelson investì nella campagna elettorale di Trump del 2016. Altri 200 milioni furono spesi nella corsa alla Casa Bianca del 2020.
Il patrimonio di Miriam Adelson e i sostenitori di Trump
La fortuna della famiglia Adelson è crollata negli ultimi 12 mesi, con il prezzo delle azioni di Sands che si è svalutato del 25% in un anno, nonostante ciò Forbes stima il patrimonio di Miriam Adelson (considerando anche il valore delle azioni detenute) superiore ai 28 miliardi di dollari, le risorse non le mancano e se Kamala Harris è molto forte nella raccolta fondi, la risposta dal Partito Repubblicano arriva chiara da lei ma anche da Elon Musk che, come diversi membri della Silicon Valley (storicamente di sinistra), è stufo delle politiche democratiche nei confronti dell'High Tech. Con lui nei PAC ci sono Peter Thiel, co-fondatore di PayPal, il finanziere Michel Robert Milken, il cofondatore ed ex amministratore delegato di Uber Travis Kalanick, Steven Mnuchin, Rupert Murdoch, Marc Andreessen e Ben Horowitz, investitori tra gli altri di Facebook, Stripe, OpenAi e Airbnb.
Storicamente le catene di casinò di Las Vegas come Caesars e MGM sono più vicine al Partito Democratico, in particolare quando il Senatore del Nevada Harry Reid (al quale è stato intitolato l'aeroporto di Las Vegas) era speaker in Congresso e braccio destro di Obama.
MGM però ha grossi interessi soprattutto a Macao, quindi non è chiaro come si schiererà.
Kamala Harris è favorita secondo i bookmakers
La corsa però si fa sempre più dura con l’ingresso sulla scena di Kamala Harris che è vista favorita dai bookmakers al 52% mentre Trump da strafavorito è passato a outsider con il 46% di probabilità (il restante 2% che balla è redistribuito tra tutti i candidati).
Sands ha mollato Las Vegas ma sogna nuovi casinò in Texas
Las Vegas Sands non ha più interessi in Nevada e a Las Vegas (dove è nata la sua ascesa): ha venduto il Venetian, Palazzo e il centro congressi all’inizio del 2022 per 6,25 miliardi. La società continua a possedere le proprietà di Macao e Singapore. Ad oggi l’obiettivo rimane l’ultra conservatore Texas. Il sogno di Miriam è aprire un mega resort nello Stato più a destra negli USA.
Miriam è anche proprietaria di una franchigia di basket e indovinate di quale si tratta? I Dallas Mavericks, nulla è lasciato al caso. Nel 2023 Adelson e suo genero, Patrick Dumont, presidente e direttore operativo di Sands, hanno acquisito una quota di controllo della franchigia texana della NBA da Mark Cuban.
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Adelson, Trump e Israele
Non c’è però solo Macao a giustificare il sostegno a Trump. Secondo Andy Abboud, storico assistente politico, consigliere della famiglia e portavoce degli Adelson, Preserve America (il fondo a sostegno a Trump) spenderà più di 100 milioni di dollari per assicurarsi che Harris non diventi il 47° presidente.
"Faremo tutto il necessario per farlo vincere", ha confermato Abboud in un'intervista con CNB venerdì. "Nella sua mente, e in quella di coloro che gestiscono Preserve America, faremo tutto il necessario per farlo vincere".
Oltre al suo Preserve American, Adelson a maggio ha firmato un assegno di $ 844.600 al 47esimo Committee pro Trump. Ha anche dato $ 10.000 ciascuno a 38 comitati e PAC che stanno lavorando per mettere in carica i governatori e i membri del Congresso del GOP questo novembre.
Adelson, come detto, è tra i primi finanziatori di Israele e l’appoggio a Trump è determinato anche per le politiche a favore degli israeliani durante il suo primo mandato (molto probabilmente condizionato anche dagli stessi finanziatori del presidente su queste politiche).
Adelson sostiene apertamente che gli elettori ebrei dovrebbero votare per Trump, un forte alleato dello stato israeliano che ha trasferito l'ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme durante il suo mandato presidenziale. Il trasferimento dell'ambasciata era di fondamentale importanza per gli Adelson, che hanno partecipato all'inaugurazione dell'ambasciata il 14 maggio 2018, seduti in prima fila.
“Il presidente Trump merita il pieno supporto dell'intero popolo ebraico", Adelson, che ha ricevuto la Medal of Freedom da Trump nel 2018 per il suo lavoro filantropico nella ricerca medica, nella commemorazione dell'Olocausto e nel rafforzamento della comunità ebraica americana. "Chiunque abbia a cuore la sicurezza e la prosperità di Israele, questa deve essere la nostra promessa nei suoi confronti, che la Casa Bianca sarà di nuovo sua a gennaio".
Si dice che Harris abbia invece preso in seria considerazione il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro (Democratico) come suo compagno nella corsa presidenziale, ma si vocifera che sia molto preoccupata che la sua discendenza ebraica che potrebbe scoraggiare il sostegno mussulmano ai democratici.
La Comunità mussulmana negli Swings State
In alcuni swings state (i cosiddetti stati in bilico) come il Michigan per esempio, la comunità musulmana di seconda generazione è molto numerosa (parecchi lavoravano o lavoravano nelle fabbriche a Detroit) e ha oramai diritto al voto. Questo dettaglio non è sfuggito né a Biden prima né a Kamala Harris oggi. Ed è anche uno dei motivi per i quali la Casa Bianca non condivide pubblicamente le politiche aggressive dell’attuale Governo israeliano nella Striscia di Gaza. Non le condivide però le sta comunque sostenendo. Il classico gioco delle tre carte dei politici per non scontentare nessuna lobby.
La Cina e la questione israel-palestinese sembrano essere due delle questioni più importanti che condizioneranno la raccolta di fondi per la corsa alla Casa Bianca.