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Martin Scorsese

Martin Scorsese torna a Las Vegas con Netflix: la nuova serie sul mondo dei casinò

C’è qualcosa di poetico nel vedere Martin Scorsese, a 83 anni, rimettere piede a Las Vegas. Trent’anni dopo.... Trent'anni dopo il capolavoro Casino. La città dei neon e del peccato torna a chiamarlo. E lui risponde. Non con un film, ma con una serie Netflix.

Scorsese & Netflix: un matrimonio celebrato al tavolo verde

Netflix ha commissionato la serie, otto episodi firmati da Brian Koppelman e David Levien, gli stessi che hanno ideato Billions e il Fiml Rounders.... vi dice qualcosa?

Scorsese sarà executive producer, una di quelle definizioni che a Hollywood significano tutto e niente, ma che nel suo caso vuol dire una cosa sola: comanderà lui e il suo stile lo riconosceremo subito.

La trama della serie, scordatevi Casino 2

Chi spera in un Casino 2 può mettere via le fiches. Scorsese non ricicla, reinventa.

Il protagonista sarà Robert “Bobby Red” Redman, presidente del casinò più caldo della Strip, impegnato in quella danza sospesa tra avidità, rischio e sopravvivenza che solo Las Vegas sa imporre. Dovrà fare delle scelte difficili, a volte scommettere, nella città delle scommesse. Una lotta darwiniana dove la posta non è mai il denaro — ma il potere.

Da De Niro ai giorni nostri: la Strip che Scorsese ritrova

Las Vegas del 1995 era un'altra cosa rispetto a oggi. In Casino, Robert De Niro indossava completi sgargianti e governava un impero in cui la mafia portava eleganza e violenza, entrambe in egual misura. Era un’America ancora glamour, ingenua nel suo cinismo.

Il film lo girarono dentro al Riviera, con i veri giocatori che continuavano a puntare come se nulla fosse, davanti alle telecamere. Oggi sarebbe impossibile: troppi smartphone, troppi avvocati, troppi social media manager e privacy (giustamente).

Las Vegas del 2025 è un’altra storia

Quella di oggi è una città che si è trasformata, con gli enormi resort sulla Strip che sembrano astronavi, chef stellati al posto dei croupier, DJ superstar pagati come banchieri. Contano più i business plan che i peccati. La città è in mano ai colletti bianchi, a Wall Street e ai fondi di investimento e soprattutto guadagna più dall'intrattenimento che dai tavoli da gioco.

Le sale da gioco, che soffrono della concorrenza dei casinò online, non sono più così centrali, seppur sempre importanti per le revenues delle multinazionali che controllano le proprietà principali della Strip.

La principale dorsale della città delle luci non è più il trionfo del gioco d’azzardo, ma un parco tematico per adulti finanziato da consigli d’amministrazione. È questo mondo che Scorsese vuole raccontare: la nuova febbre dell’oro, con più Excel che pistole come negli anni '70. La città è in mano ai colletti bianchi, quelli di Wall Street o che hanno fatto la fortuna a Macao.

Koppelman e Levien: i croupier perfetti per la storia

Gli autori di Rounders tornano sul luogo del delitto: Koppelman e Levien non sono turisti dell’azzardo, sono quelli che nel 1998 regalarono al mondo Rounders, la Bibbia dei pokeristi moderni. Poi hanno scritto Ocean’s Thirteen e hanno lavorato con Scorsese in Vinyl. Sono di casa a Las Vegas. Perfetti per narrare la città dove l’etica è un optional.

Riviera
Il vecchio Riviera è stata la location nella quale si è girato Casino nel 1995

Scorsese in versione streaming: il maestro non si ferma mai

Per Netflix, Scorsese è un investimento a rendimento garantito, secondo gli analisti e esperti di cinema e televisione. Per Scorsese, Netflix è una seconda casa visto che sulla piattaforma di streaming ha già lavorato con tre importanti produzioni:

  • The Irishman (il film spiega Las Vegas sotto la mafia) con Robert De Niro
  • diretto il documentario su Bob Dylan Rolling Thunder,
  • Pretend It’s a City con Fran Lebowitz

Dalla serie, anche i miti, a volte, devono adeguarsi alle nuove tecnologie e all’algoritmo del gradimento del pubblico.

La nuova serie è ancora un work in progress

Il progetto è ancora tutto su carta e da disegnare: manca il cast e la data di uscita. Ma Scorsese si è già sbilanciato: per gli appassionati di serie e di casinò, l'appuntamento è garantito, non si sa solo il quando.

Sarà raccontata una Las Vegas diversa, una città legata all'alta finanza, un mondo dove le fiches sono diventate derivati finanziari e i sogni hanno la forma di un contratto da 300 pagine.

Ma Las Vegas cambia, Scorsese no ed è per questa ragione che attendiamo con impazienza la Serie.

La storia di Las Vegas e della Strip dal 1995 al 2025

La storia di Las Vegas in sintesi negli ultimi 30 anni.

1995: l’era di Casino

Quando Scorsese gira Casino, la Strip è ancora il regno dei mega-resort “classici”: Mirage, Treasure Island, Luxor, MGM Grand, Excalibur. La città vive il suo apice estetico: glamour, eccesso, tematizzazioni faraoniche, pirati e fontane danzanti.

Fine anni ’90 – primi 2000: esplode il "gigantismo" e il lusso

Arrivano nuovi colossi e la Strip diventa un parco tematico per adulti: Bellagio (1998), Venetian (1999), Paris (1999), Mandalay Bay (1999), Wynn (2005). È l’era in cui il lusso comincia a sostituire la kitsch-mania.

2008–2010: la crisi immobiliare colpisce Las Vegas

Saltano molti progetti faraonici, ma nasce comunque CityCenter (Aria, Vdara, Cosmopolitan). Vegas si reinventa: meno piramidi e castelli, più architettura moderna di vetro e acciaio.

2010–2020: la Strip diventa entertainment totale

Il gioco d’azzardo non basta più:

  • arrivano le residency delle superstar (Celine Dion, Britney, Lady Gaga),

  • i grandi chef aprono ristoranti stellati in ogni resort della Strip

  • gli hotel diventano centri commerciali verticali.

La mafia è un ricordo da museo, sostituita da corporation quotate.

2020–2025: la nuova capitale dello spettacolo globale

Non solo casinò:

  • apre Resorts World (2021),

  • debutta la MSG Sphere (2023), nuova icona della Strip,

  • la Formula 1 conquista l'asfalto di Las Vegas (dal 2023),

  • emergono progetti multi-miliardari (Hard Rock) e demolizioni storiche (come il Mirage che chiude nel 2024).

La Strip definitiva è quella del 2025: una città-marchio, più esperienziale che ludica, dove il gioco è una voce del business — non il business.

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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