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Ci sarebbe la costruzione di un Casino dietro la scellerata trade Doncic-Davis. Il titolo Mavericks a Las Vegas?

All'inizio del mese di febbraio gli appassionati di basket NBA e tutto il mondo che gravita attorno alla Lega della Pallacanestro Professionistica a stelle e strisce, sono stati scossi da quella che è stata considerata da tutti la trade più incredibile degli ultimi anni, quella che ha originato il passaggio di Luka Doncic dai Dallas Mavericks ai Los Angeles Lakers, in cambio della All Star Anthony Davis.

Della questione tecnica si è parlato in lungo e in largo anche in Italia, per cui ci asteniamo dal commentarla anche in questa sede che è probabilmente non opportuna per sviscerare uno scellerato ( e qui finisce il commento sulla questione prettamente sportiva, avete tutti capito cosa ne pensa chi vi scrive ), scambio di fine inverno che ha sconquassato e con ogni probabilità falsato, la stagione dei Mavs, a favore del clamoroso salto di qualità che, acquisendo lo sloveno, hanno invece fatto a Los Angeles sponda Lakers.

Doncic dominante

A parte i mugugni, che sono diventati presto tempesta di fischi per la proprietà dei texani, occorre rimettere ogni tassello al posto giusto per capire di cosa stiamo parlando.

Doncic stava giocando la sua ennesima stagione, la settima, con Dallas. Lo faceva con profitto, adorato da tutti, con i risultati che cominciavano ad arrivare positivi così come non succedeva dal titolo del 2011 portato in Texas grazie soprattutto alle gesta di un altro giocatore europeo, Dirk Nowitzki, ala grande dei Dallas più vincenti della storia della franchigia.

Luka Dončić
Lo sloveno Luka Dončić con la maglia della nazionale (foto Shutterstock)

L'anno scorso i Mavs sono riusciti addirittura a raggiungere le Finals NBA dopo aver battuto Minnesota alla finale di Conference, per poi perdere in finale contro coloro che sarebbero diventati campioni, i Boston Celtics di Jason Tatum.

Lo start della nuova stagione non è stato dei migliori per i Mavs e Doncic ha subito un brutto infortunio al polpaccio che lo ha tenuto fuori per un mesetto circa dopo le partite di Natale.

La trade di Luka Doncic a Los Angeles

Lo scambio con i Lakers è diventato subito qualcosa di cui tutti hanno parlato, talmente strana e singolare è stata questa trade.

Il futuro di Doncic era, e lo è tutt'ora, luminoso e, in un momento in cui tante squadre stanno cercando il loro uomo-franchigia che porti vittorie, interesse e soldi, Dallas ha perso uno dei più ambiti.

Il problema è che quando ti liberi di un pezzo da novanta che vorrebbero tutti, la contropartita dovrebbe essere molto salata per chi sta dall'altra parte del tavolo, ma in realtà, a differenza di ciò che è successo in altri scambi mostruosi che hanno riguardato i giocatori di grido, questa volta non è stato affatto così.

Non è il modo di fare affari in una Lega come la NBA. E qualcosa, in effetti, sembra essere saltata fuori.

Aggiungici che la proprietà dei texani ha candidamente ammesso di non aver aperto a tutte le squadre una sorta di asta al giocatore, ma si è limitata ad aprire un unico tavolo coi Lakers che non si sono fatti sfuggire l'occasione, e le reazioni non sono state esattamente tranquille.

Poco interesse per la squadra?

Ciò che è venuto fuori nei giorni immediatamente successivi allo scambio del decennio, è però ancora più particolare, alla luce del fatto che, nei corridoi della NBA, è cominciata a girare la voce che alla proprietà non interessassero molto le peripezie di Luka Doncic e, dunque, della squadra che rappresenta Dallas.

Inoltre la dirigenza sapeva molto bene a cosa andava incontro in termini di reazione dei tifosi, sia immediata per gli abitanti del centro texano, sia quelle social che, sotto il punto di vista prettamente economico, valgono decisamente di più, per cui la trattativa si è conclusa velocemente e in modo inaspettato da tutti.

La colpa iniziale di tutta la faccenda, è stata data a Nico Harrison, il General manager dei Mavericks, ma ci sono alcune cose che vanno oltre, come i pensieri della proprietà, rappresentata dalla multimiliardaria Miriam Adelson, ( foto in homepage ), vedova del più grande investitore mai visto sul territorio cinese, Sheldon Adelson, magnate del gioco d'azzardo in fatto di costruzioni di immobili facenti capo al settore dei casino.

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Sheldon Adelson

La questione legata alla costruzione di un gigantesco casino

E' di dominio pubblico il fatto che la Adelson vorrebbe costruire una casa da gioco a Dallas per investimenti faraonici, che toccherebbero anche le scommesse e un palazzo per il gioco d'azzardo da mille e una notte.

Il problema è che la politica si è messa di traverso e ha impedito, almeno fino a questo momento, il compimento di questo progetto.

Se provate a fare 2+2, il risultato sembrerebbe portare a un aggettivo molto più che esplicativo: ripicca.

Le vendette non sono mai amiche dei buoni affari, ma parliamo di un impero costruito dagli Adelson, che può fare benissimo a meno delle critiche dei tifosi di una squadra di basket, peraltro minacciata, nemmeno tanto velatamente, dalla possibilità che il titolo possa trasferirsi a Las Vegas, una piazza che da anni sta provando a inserirsi da protagonista nel mercato NBA.

L'equazione sarebbe più o meno questa, anche se rimaniamo, vale sempre la pena sottolinearlo, nell'area delle supposizioni: non mi fai costruire il Casino? Io comincio ad avvertirti costruendo la trade più ridicola degli ultimi anni, e poi ti sposto anche la squadra che non avrai più a Dallas.

Per adesso non entriamo nelle beghe affaristiche, anche perché, meglio ribadirlo forte e chiaro, per ora trattasi esclusivamente di voci non supportate da fatti oggettivi, seppur non campati in aria.

Staremo a vedere.

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Io sono Andrea Borea, sono nato nel marzo del 1973, e non vengo propriamente da una formazione umanistica, visto che i miei hanno sempre spinto per dare seguito agli interessi di famiglia. Dopo aver fatto per qualche tempo ciò che essi mi consigliavano, Assopoker divenne la mia vita, prima che mi chiamasse Luca Pagano per collaborare al sito PokerPoker.it e dare vita alla Pagano Events. Sono stato il primo a bloggare il Main Event delle WSOP per l’Italia da Las Vegas, nel 2008 e nel 2009. Collaborai alla stesura di due collane, “Lo sport del Poker” e “I segreti del Grande Poker”, entrambi per la Gazzetta dello Sport, sempre per Gazzetta cominciai a scrivere per un paio di anni articoli di Texas Hold’Em, prima di passare in pianta stabile con PokerStars.it. Da 6/7 anni, scrivo per ItaliaPokerClub, BetFair, PokerStarsNews, PokerStarsLearn, Ludos Academy.