Vai al contenuto

Alex Stevic: "Le partite migliori? Quelle contro i mafiosi"

Per vincere a poker sapersi sedere ai tavoli giusti è importante: il vincitore del primo EPT di sempre, lo svedese Alexander Stevic, ne ha fatta una filosofia, rischiosa ma a suo dire affascinante.

"Non sono poi un gran giocatore - ha confessato candidamente a PokerListings.com - e così vado a caccia di partite dove la skill maggiore che serve è conoscere le persone giuste che possano farti prendere posto".

La strategia di Stevic sembra essere semplice quanto efficace: affabile al tavolo, qualche drink offerto, magari una cena assieme, e magicamente spunta una partita "privata" in Brasile o perché no in Africa, dove gli avversari non sono propriamente raccomandabili ma di certo neppure degli agguerriti professionisti.

Alexander Stevic all'EPT di Barcellona, oggi (courtesy Neil Stoddart)

"Non sto parlando di giovani gangster che hanno da parte 20.000 €, questo mi spaventerebbe - ammette - ma di giocare con i più anziani, miliardari che non vogliono problemi e non hanno alcun problema a sperperare il proprio denaro".

Come quella volta a San Paolo, quando qualcuno lo riconobbe come il vincitore dell'EPT di Barcellona: "Mi chiesero quanto avevo vinto, gli risposi 80.000 € e tutti si misero a ridere - ricorda - erano tutti personaggi ricchissimi, che sembrava non avessero mai lavorato un sol giorno nella loro vita".

Il suo ultimo "gancio" pare sia un coreano che può introdurlo in una buona partita nella Guinea Equatoriale, grazie ad una presunta amicizia col figlio del Presidente.

"Nell'ultimo anno ho giocato a Madrid senza viaggiare molto, perché è lì che vivo da sette anni ed ho un figlio piccolo - prosegue - ricordo che una notte con un amico avevamo perso una grossa somma al casinò di Barcellona, e alle quattro del mattino decidemmo di andare a Lisbona in auto. Ci fermammo a Madrid per dormire, e tutto quello che so è che non ho ancora visto Lisbona".

A meno che, presto o tardi, non salti fuori qualche bella partita...