Molti hanno conosciuto Andrew Pantling grazie al secondo posto che ha ottenuto lo scorso maggio all'EPT di Montecarlo, ma la storia del giocatore canadese comincia ben prima.
Andrew ha infatti cominciato a giocare a poker anni fa, quando PartyPoker era in auge negli Stati Uniti, e lui non era che uno stagista in banca: "Studiavo finanza all'università, e mi stavo indirizzando verso una carriera come trader. Tuttavia, giocando part time stavo facendo molti più soldi, e così la decisione fu semplice".
Inizialmente comincio con il Limit Hold'em, ma ben presto trovo la sua dimensione su Full Tilt Poker, e precisamente ai tavoli di No Limit Hold'em con CAP, dove il suo nickname era "ClockWyze".
Qui, giocando soprattutto $25/$50, guadagnerà poco meno di due milioni di dollari in un paio d'anni, sviluppando una strategia che allora era innovativa in quel genere di partita: "Tutti openraisavano per tre volte il big blind, con l'intenzione di gonfiare il piatto e decidere se andare all-in o meno al flop. Io invece miniraisavo, in modo da metterli in difficoltà nelle street successive e mantenere contenute le dimensioni del piatto".
Nel giro di alcuni mesi tutti cominciarono a fare lo stesso, ma nel frattempo il suo focus si era spostato su un progetto imprenditoriale, che lo condusse a Malta: "Con un socio avevamo creato una società, che però non stava andando così bene. Entrammo però in contatto con i proprietari di Matchbook, che si proposero di acquistarla e mi offrirono il posto di CEO. Dopo un po' di indecisione, accettai".
Proprio sotto la sua guida quella realtà riuscirà ad imporsi nel mercato del betting exchange, grazie anche ai forti contatti su cui potevano contare con giocatori asiatici di primo piano. Per un certo periodo il marchio ha anche sponsorizzato giocatori di poker di primo piano, come Sam Trickett o Daniel Cates, decidendo poi che il gioco non valesse la candela: "Avere a che fare con 25 persone, 25 diverse personalità a cui devi prenotare alberghi o voli può diventare piuttosto stressante, e per quello che ci tornava indietro in termini di profittabilità e branding ci siamo resi conto non ne valesse la pena".
Molti giocatori di successo si interrogano sulla possibilità di un futuro imprenditoriale, ed al riguardo Pantling suggerisce: "Fare impresa per molti aspetti è più difficile che avere successo nel poker, richiede più lavoro e disciplina. In ogni caso, non è possibile avere successo se non si è disposti a darsi completamente ad un progetto. Alla fine, quando ci si riesce trovo sia più appagante, rispetto a quanto non accada col poker".