Vai al contenuto

Cosa ascolti quando giochi a poker? Anni Settanta

Gli anni Settanta cominciarono in modo traumatico, vista la scomparsa di Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison: i loro semi però, tutt'altro che dispersi nel vento, ormai avevano attechito. Il rock non si poteva fermare, o almeno non ancora.

Per la verità in questa decade si affermarono artisti di fama mondiale fra i più diversi, tanto che verrebbe da chiedersi come possano convivere i Black Sabbath con gli ABBA, i Led Zeppelin con Bob Marley, Stevie Wonder con Elton John, i Queen con i Police. Già, cosa mai può accomunarli in fondo, se non l'aver cambiato la storia della musica?

Negli anni Sessanta una generazione aveva sognato di cambiare il mondo, ma a quella seguente toccò in eredità il peso della disillusione: non solo la rivoluzione era fallita, ma le loro armate avevano cambiato casacca indossando camicie inamidate. Quei fiori passati dal soffocare i cannoni a trapuntare i prati delle villette bifamiliari erano davvero troppo da sopportare: tutto questo andava abbattuto, incendiato, distrutto, e poco importa se una volta fatta tabula rasa nessuno potesse dirsi sicuro di aver fatto spazio per qualcosa.

  • Black Sabbath - Paranoid (1970): nato come riempitivo dell'album omonimo fino a trasformarsi in un vero e proprio classico, questo semplice brano dal riff troppo bello per essere vero è probabilmente il più famoso della band, che non a caso cambierà il titolo del proprio secondo disco da "War Pigs" a "Paranoid", vinile che venderà negli anni oltre dieci milioni di copie
     
  • Deep Purple - Speed King (1970): anche questo brano, che apre con energia rara un album come "In Rock", rimarrà scolpito nella pietra proprio come le facce di Ian Gillan e soci sulla copertina, e potrà certamente rivelarsi un compagno perfetto per una triple barrel in bluff in un vostro piatto 3-bettato
     
  • The Who - Bargain (1971): sdoganati negli anni Duemila da serie televisive come C.S.I. e Dr. House, gli Who hanno battuto un colpo così forte nella storia del rock che ancora oggi se ne avverte l'eco, con non poca nostalgia. L'album nel titolo si domanda infatti chi ci sarà dopo di loro, e ad oggi verrebbe da dire tristemente nessuno

 

  • Jethro Tull - Aqualung (1971): Ian Anderson è ritratto come un barbone, sulla copertina di "Aqualung", ma quando si tratta di musica i Jethro Tull sono tutto tranne che degli scappati di casa. Questi animali da palco riempono ancora gli stradi, "troppo vecchi per il rock and roll e troppo giovani per morire", anche se grazie a canzoni come questa viene da domandarsi se potrà mai succedere
  • Led Zeppelin - Rock and Roll (1972): signori, toglietevi le scarpe, qui si entra nel tempio del rock. I Led Zeppelin hanno scritto tante e tanto belle canzoni da rendere una singola scelta comunque un delitto, ma qui è tutto perfetto, dal drumming del mai troppo compianto John Bonham ai riff di chitarra di Jimmy Page fino alla voce di Robert Plant, che sembra voler sadicamente ricordare a tutti come lassù non ci possa arrivare nessun altro
  • The Stooges - Search and Destroy (1973): Iggy Pop non è solo "The Passenger" per fortuna, ma incarna piuttosto il punk prima ancora che questo sapesse di esistere. Con chiari riferimenti contro la guerra, nessuno potrà salvare la vostra anima da questo vortice di note, che potrebbero portarvi a speware uno stack a caso prima ancora che ve ne rendiate conto
 
  • David Bowie - Life on Mars? (1973): se negli anni Ottanta la BBC ha indicato questa canzone come la più bella del duca bianco, di certo non è un caso. A Bowie venne l'idea di comporla mentre stava andando a fare shopping, ma se a voi non è mai successo niente del genere non preoccupatevi, siamo i primi ad essere costretti ad ammettere che certe perle possano coltivarle davvero in pochi
  • Pink Floyd - Money (1973): avete di fronte uno dei giri di basso più famosi della storia della musica, e se questo non vi impressiona abbastanza pensate a quanti soldi possano aver fatto i Pink Floyd vendendo cinquanta milioni di copie solo per quanto riguarda questo album, "The Dark Side of the Moon". Meglio non pensarci e continuare a clickare...
  • Sex Pistols - Seventeen (1977): Londra, per dirla con Clint Eastwood, è in quel periodo una città cattiva, incazzata e stanca. Non c'è lavoro, la tensione sociale è oltre i livelli di guardia, e così un pugno di ragazzetti malvestiti attacca gli amplificatori e comincia a sputare nichilismo, che schizza di fango perfino il salotto buono di Buckingham Palace. Per questo, non date retta alle balle: questi sono i Sex Pistols, questo è il punk, e "Seventeen" è il suo manifesto più colpevolmente ignorato
  • The Eagles - Hotel California (1977): se la disillusione di cui parlavamo per il punk è terreno fertile per una rabbia tanto cieca quanto viva, in canzoni come questa fa sbocciare soltanto una rassegnata malinconia per ciò che poteva essere e non è stato, e per quel che è stato e non tornerà. Non a caso la California di San Francisco sarà la culla del sogno hippie, ma quasi dieci anni più tardi di tutto quello non sembra che essere rimasto soltanto l'odore di erba, che l'aria ben presto si porterà via