Oltre 1,3 milioni di dollari vinti in carriera nei tornei live, 13 libri di cui è autore o co-autore e ancora tanta voglia di poker nonostante gli anni siano ormai 69: David Sklansky non ha nessuna intenzione di rimanersene seduto in disparte.
Il suo ‘Teoria del Poker’ è uno dei pochi libri sempre attuali, perché fondamentalmente incentrato su aspetti matematici immutabili e incontrovertibili. Ma il poker è cambiato, e parecchio, da quando Sklansky mise mano al suo primo lavoro…
David Sklansky e le World Series of Poker
Non lo vediamo rincorrere i principali circuiti internazionali in giro per il mondo, né sedersi ai tavoli degli High Roller. Ma questo non significa che David Sklansky abbia deciso di abbandonare il poker giocato,anzi.
“Vivo a Reno, ho giocato molto lì. Magari quest’anno ridurrò un po’ il volume. Voglio però dire una cosa: oggi ci sono così tanti tornei alle WSOP che vincere un braccialetto è un discorso completamente diverso”, ha esordito l’americano, intervistato da CardsChat.
Sklansky entra nel dettaglio: “Prima era diverso, c’erano solo una ventina di tornei. Oggi il prezzo dei buy-in è rimasto uguale, ma l’inflazione è cresciuta e c’è sempre più gente che gioca. Per vincere devi essere bravo, ma tra i giocatori bravi è principalmente questione di fortuna”.
La ‘matematica’ del Main Event
A un personaggio come David Sklansky proprio non riesce di esprimersi coi numeri. Ecco quali sono le sue ‘stime matematiche’ sulle possibilità di un giocatore di vincere il Main Event WSOP: “Lo giocano in 7.000, più o meno. Qualcuno avrà 1 possibilità su 500 di vincere, qualcun altro 1 su 100.000. I migliori 100 giocatori al mondo ne hanno 1 su 500.
Più sei bravo, migliori sono le tue chance; più sei scarso, più devi essere fortunato. Se sei un ottimo giocatore, dovrai essere molto molto fortunato. Se sei mediocre, dovrai essere molto, molto, molto, molto fortunato. Ma se sei scarso, ti ci vorrà tutta la fortuna di questo mondo.
La fortuna è il singolo fattore più importante, ma ad alcuni giocatore ne servirà una quantità oltre l’immaginabile per vincere il Main Event WSOP, mentre ad altri basterà soltanto un po’ di buona sorte”.
Il poker di oggi
David Sklansky sa bene che se oggi il numero di giocatori che sa il fatto proprio è aumentato esponenzialmente, è anche per merito dei suoi libri: “Sì, grazie a libri e tv oggi tanti sanno giocare bene, ma ai miei tempi la gente sfruttava l’istinto. Oggi i giovani lavorano molto più sulla matematica di quanto facessi io”.
Tornando a ‘Teoria del Poker’, l’autore ne riconosce ancora oggi l’attualità: “Nessuno ha ancora cercato di copiarlo, perché si tratta di teoria generale su molti diversi aspetti del poker. E nessuno ha ancora cercato di confutarlo o migliorarlo.
È stato il mio secondo libro, avevo 29 anni quando lo scrissi. Fui il primo a guardare al poker e a capire che le situazioni potevano essere analizzate in stile accademico e convincente. Oggi è diventata un’abitudine, chiunque lo fa”.
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