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Diario di un pokerista in Guatemala: Rosario Sgammato racconta

L’avventura guatemalteca di Rosario Sgammato, poker player partito volontario alla volta del disgraziato e poverissimo paese centramericano per dare una mano alla popolazione, prosegue tra entusiasmo, difficoltà, impegno ed emozioni. Come promesso, vi raccontiamo un po’ di questo ragazzo che non ha avuto paura di correre dietro alle proprie idee.

“Sono a Tacanà, praticamente sul confine col Messico e in particolare col Chiapas, la terra del Subcomandante Marcos. Qui c’è il primato di bambini che lavorano per quanto riguarda l’America Latina, e nella regione è anche lo stato più povero dopo Haiti.”

I dati dicono che in America Latina ci sono 75 milioni di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, ma Rosario cerca di spiegarci perchè questo tipo di povertà è diverso da quello – ad esempio – africano: “Qui c’è una situazione sociale sempre in ebollizione, la criminalità è molto diffusa così come l’alcolismo e gli abusi sessuali, c’è una giustizia piuttosto sommaria e l’ignoranza è molto diffusa a tutti i livelli. Pensa che qui quasi nessuno di quelli che guidano ha la patente, e non parliamo delle assicurazioni…”

Questa è la situazione in cui si è andato a tuffare Rosario, che principalmente si occupa di assistenza sanitaria. “Sto aiutando un pediatra italiano, uno che ha vissuto molte esperienze in tutto il mondo, vedendone di tutti i colori. Una persona che stimo tantissimo, e sarei felici di riuscire a realizzare il 50% di quello che ha fatto lui nella vita. Mi ha colpito in particolare un suo racconto di Dacca, in Bangladesh, uno dei posti più difficili del mondo dove lui ha curato diversi bambini per strada. Ci è tornato un anno dopo, e non ha più trovato nessuno di quei bambini…”

Insieme a questo medico, Rosario aiuta a portare avanti una piccola clinica, che però si rivela subito essenziale per la popolazione: Il nostro “hospitalito” funziona meglio dell’ospedale ufficiale, il San Marcos, dove regna il caos. Pensa che fanno esercitare gente che sta ancora studiando! Io do una mano anche perchè parlo spagnolo, ma parlare la lingua qui non basta perchè la maggior parte delle persone è totalmente analfabeta e quindi devi spiegare loro tutto. In molti villaggi, addirittura, non hanno mai avuto una vera visita medica da un vero dottore, e non sanno come comportarsi. Vedo bambini eccitati che corrono e si affacciano, perchè vedono cosa facciamo e non capiscono cosa stia succedendo”.

Un mondo che sembrerebbe ai confini della realtà: “Qui ci sono diverse cose assurde, che sembrano incredibili. Penso alla farmacia, dove entri, ti guardano, ti dicono cosa hai e ti danno la medicina. C’era una ragazza di 15 anni, che alcuni della nostra onlus hanno visto piangere per strada, abbandonata a se stessa. In farmacia le avevano diagnosticato un’appendicite solo guardandola. Alla fine l’abbiamo fatta visitare ed era incinta…”

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Quella della natalità incontrollata è un altro problema. “Qui c’è una cultura machista, le donne diventano madri prestissimo e sfornano figli a ripetizione, ma vengono spesso picchiate e abbandonate, e a loro volta non di rado abbandonano loro i piccoli. Nei villaggi, un altro servizio che facciamo è di registrare i bambini, prendere peso e altezza e cose di questo genere, ma non è semplice perchè a volte le mamme non ricordano neanche il nome del bambino…”

guatemala

In questo hospitalito si offre la possibilità di ricovero, ma non è così semplice. Rosario ci racconta un fatto accaduto l’altro giorno con una mamma: “Dopo la visita, le riferiamo che il figlio ha bisogno di ricoverarsi per essere salvato, ma improvvisamente inizia a piangere. Il motivo? Il marito quasi sicuramente non consentirà il ricovero del bambino e vi assicuro che è una scena straziante, quella di cercare ogni volta di convincere la madre a far ricoverare il figlio, altrimenti morirà in pochi giorni o pochi mesi. E così iniziano lunghe trattative, sperando che non sopraggiunga il marito a prendersi il bambino, come è già successo. Altre volte già sappiamo che la mamma non tornerà e quando succede è un miracolo che ci riempie di gioia…

Piccoli estratti da un’esperienza umana incredibile, che Rosario desiderava da molto tempo. Per me il poker è sempre stato una sorta di contratto a tempo determinato, che dopo qualche anno ti logora. Io ho vinto bene, prima in sit-mtt e poi nel cash game, poi ho perso un po’ di mindset (che era il mio vero punto di forza) e nell’ultimo anno e mezzo ero break even. Ma il poker l’ho sempre considerato soprattutto come un mezzo, che mi permette di dedicarmi a esperienze come questa. L’ho rimandata a lungo, e ora che ci sono dentro non vedo l’ora che inizi la prossima. Si sente dire che per fare certe scelte ci vuole coraggio, ma penso che esso sia sopravvalutato: devi fare quello che hai nel cuore, non puoi scappare da ciò che sei. E poi è molto peggio vivere di rimorsi.”

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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