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Alex Lynskey

Il terrificante record di Alex Lynskey al FT WSOP 2018: 47 mani, mai una chip!

Per i giocatori di tornei di poker, arrivare al tavolo finale del Main Event delle World Series of Poker è l’apice della carriera. 

Giocando sul palcoscenico più importante del mondo, per premi che cambiano la vita e la possibilità di incastonare i loro nomi nella storia del poker, i giocatori che riescono in questa impresa, realizzano quasi sempre il sogno di anni.

Ma cosa potrebbe succedere se quel sogno si trasformasse in un incubo? 

Se, invece di riuscire a vincere e perdere i piatti sotto le luci abbaglianti della ribalta, con tutto il mondo del poker che sta a guardare, un giocatore dovesse sopportare ore di frustrazione senza una sola piccola soddisfazione?

È davvero deludente arrivare così lontano e poi runnare inferno.

Alex Lynskey e la sua run infernale al FT

Questo è esattamente quello che è successo ad Alex Lynskey al Final Table del WSOP Main Event del 2018.

Professionista esperto con, in quel momento, oltre $ 1,7 milioni di vincite in tornei, l’australiano si è trovato a giocare contro un tavolo finale relativamente privo di giocatori con esperienza nei tornei di alto livello. 

Solo Joe Cada e Artem Metalidi avevano più vincite di lui dal vivo. 

Inoltre, Lynskey aveva uno stack solido con 43 big blind, coi quali partiva al quinto posto. Con la struttura ultra lenta del Main Event, Lynskey fu ampiamente considerato un forte candidato alla vittoria finale.

Tuttavia, nel corso delle sue terrificanti tre ore di gioco, non portò a casa nemmeno un piatto.

Alex Lynskey non è solo. Non fu un evento unico e senza precedenti. 

Patrick Chan vinse zero mani nel 2015, ma arrivò all’atto finale con meno di 20 big blind e probabilmente era pronto a fare action azzardate fin dall’inizio, cosa che gli successe nella seconda mano quando chiamò lo shove di Joe McKeehen con re-regina e perse contro Asso-Re.

Fernando Pons non andò molto meglio nel 2016, ottenendo solo un singolo shove preflop uscendo dopo 12 mani, anch’egli per poco più di per una manciata di bui.

Tuttavia, la situazione di Lynskey, richiedeva un po ‘più di ottimismo. 

Ogni giocatore di poker con più di un grammo di esperienza, sa che tutto può andare storto in una sola mano in qualsiasi momento, ma qui stiamo parlando di qualcosa di diverso.

Non riesco a immaginare quanto possa essere stato frustrante per lui“, ha detto la collega pro Kristen Bicknell quando gli è stato chiesto dello sfortunato Day 8 di Alex Lynskey “Sono sicura che fosse molto ottimista, si sentiva davvero bene. Deve essere stato così deludente...

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In un torneo di quel tipo, quando hai a portata di mano un risultato clamoroso, non vincere nemmeno una mano ti lacera per sempre”.

Successe una cosa simile anche a Racener

Al conosciuto pro statunitense JohnRacener successe una cosa simle al tavolo finale del Colossus di quello stesso anno.

Non ho vinto una mano a quel tavolo finale“, disse Racener. “Nel Colossus, ci furono 13.000 entries e fui impegnato per 5 giorni fino al day più importante dell’intero torneo, dove il primo premio era un milione di dollari.

Uscii ottavo. Non fui capace a vincere una mano.

È davvero deludente arrivare così lontano e poi runnare in quel modo”.

Racener dovette sopportare solo 20 colpi senza vincere un gettone. Lynskey ne giocò più del doppio: 47 mani giocate, 47 volte la mano di Lynskey finì nel muck e il piatto andò a un altro giocatore.

Non credo di poter giocare 47 mani di fila e non vincere un piatto“, disse Racener. “Comincerei semplicemente a giocare mani letteralmente alla cieca, provando a crearmi in qualche modo un’altra via di uscita”.

Il torneo per il giocatore australiano si chiuse al settimo posto per un premio di $1,5 milioni che, potrete dire voi, non sono certo qualcosa da buttare via. 

Vero, diciamo noi, ma una volta che sei lì, una volta nella vita, coi field di oggi, con la gloria a un passo, non deve essere stato simpaticissimo.

Provaci ancora, Alex.

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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