Jonathan Duhamel non è un campione del mondo destinato a trasformarsi in meteora: l'avvento del 2012 ha confermato questa sensazione dopo una PokerStars Caribbean Adventure dove il canadese ha saputo ritagliarsi un ruolo da assoluto protagonista, dimostrando che vincere il Main Event WSOP cambia senz'altro la vita ma evidentemente non in termini di motivazioni.
Per molti appassionati anche soltanto prendere posto al torneo di poker più importante al mondo è legittimamente un sogno, ma anche chi ogni estate si presenta con regolarità a Las Vegas quando si tratta del Main Event non si spinge mai con la fantasia fin dove vorrebbe.
Ripensando a quell'estate del 2010 destinata a segnare per sempre non soltanto la sua carriera da giocatore, Duhamel la ricorda così: “Il mio obiettivo era semplicemente quello di fare del mio meglio, ed anche se posso aver immaginato nei miei sogni più audaci di vincere quel torneo mai avrei creduto che potesse davvero succedere”.
Si tratta di un pensiero ricorrente, in fondo fra migliaia di partecipanti la speranza è legittima – si sa per certo che qualcuno ogni anno debba pur vincere – ma un misto fra ragionevolezza e scaramanzia fa sempre immaginare nelle mani di qualcun altro quello che risulta essere il braccialetto più pesante, non soltanto all'ombra del Rio.
Una volta che accade, secondo Duhamel, la cosa essenziale è quella di adattarsi rapidamente al nuovo, incredibile stato di cose: “Diventi famoso in modo istantaneo, tutti ti riconoscono e per almeno un mese non hai tempo che per le interviste – mette in guardia Duhamel – ed è inoltre indispensabile godersi quel momento, visto che non riuscirai a vincere il Main Event WSOP ogni anno”.
Certamente assicurarsi un evento del genere porta a pensare che abbia ben pochi lati negativi, e sebbene Jonathan non lo smentisca sottolinea dall'inevitabile pressione che avere tutti gli occhi puntati addosso comporta: “Vincere ti rende orgoglioso, sia di ciò che hai fatto che di rappresentare il tuo Paese, ma al tempo stesso ti fa diventare un bersaglio, con alcune persone che aspettano solo un tuo piccolo sbaglio per rimarcare quanto tu non sia perfetto”.
E se la perfezione non è di questo mondo, né nel gioco del poker né altrove, c'è chi è pronto a scommettere che risvegliarsi imperfetti con un estratto conto a sei zeri non sia fra le cose peggiori che possano capitare...