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Libratus

Libratus ha distrutto il Team Human: “Non gli abbiamo insegnato, ha imparato da solo”

Serviva un miracolo al Team Human per sovvertire la sfida contro Libratus, ma il poker bot non si è fatto sorprendere. Non solo non si è fatto recuperare neppure un centesimo nelle ultime giornate della sfida Brains vs Artificial Intelligence, ma anzi ha continuato ad estendere la sua leadership.

Così, dopo le 120.000 mani previste, il poker bot Libratus ha chiuso con un saldo attivo di circa $1.766.000, polverizzando tutti e quattro i suoi avversari in carne ed ossa, per la gioia dei suoi creatori.

Solo Dong Kim limita i danni

Scendendo nel dettaglio, Libratus ha strappato $880.087 a Jason Les, $552.857 a Jimmy Chou e $277.657 a Daniel McAulay. Soltanto Dong Kim è riuscito in qualche modo a salvare la faccia, chiudendo con un passivo di ‘soli’ $85.649.

Dunque i quattro professional poker player non si metteranno in tasca i $200.000 messi in palio in questa sfida che probabilmente li ha sorpresi più del dovuto: “Libratus si è rivelato molto più forte di quanto immaginavamo. La cosa è un po’ demoralizzante”, ha dichiarato Jason Les al The Guardian.

E ancora: “Se giochi contro un umano e perdi, puoi fermarti e fare una pausa. Qui siamo dovuti venire ogni giorno a prendere mazzate per 11 ore al giorno. Emotivamente è un’esperienza molto diversa, quando non sei abituato a perdere con questa frequenza”.

Libratus, parola ai creatori

Ovviamente soddisfatto Tuomas Sandholm, professore di informatica della Carnegie Mellon University che insieme ad uno dei suoi studenti, Noam Brown, ha costruito Libratus: “Questa sfida è talmente enorme e complicata che è sfuggita ai ricercatori, fino ad oggi”.

Il professore ha rivelato di aver nutrito dubbi sulla possibilità che il suo bot potesse battere i quattro professional poker player. Non a caso, ricorda Sandholm, i bookmaker internazionali ci davano sfavoriti 4 a 1”.

Brown ha riconosciuto la tenacia di Kim, Les, Chou e McAulay (“hanno dato il massimo”), ma dalle sue parole si evince come lo studente fosse molto più fiducioso del professore sulla possibilità che l’erede del bot Claudico facesse meglio del suo predecessore (battuto nella prima sfida tra bot e umani).

“Noi non abbiamo insegnato a Libratus a giocare a poker: gli abbiamo dato solo le regole dicendogli di fare da sé”, racconta il ricercatore. E allora come ha fatto il bot a diventare così forte in heads-up?

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Il segreto di Libratus

È lo stesso Brown a spiegare come abbia fatto il bot a migliorare le sue abilità pokeristiche di giorno in giorno. Libratus ha iniziato a giocare in maniera piuttosto casuale, ma grazie alla possibilità di giocare triliardi di mani è riuscito a costruirsi una strategia vincente.

Alla fine di ogni giorno di gioco, Brown connetteva il bot al Supercomputer Centers’ Bridges di Pittsburgh, in modo che durante la notte potesse continuare a ‘lavorare’ sul proprio gioco, per farsi trovare pronto la mattina successiva.

Lasciamo la chiosa proprio alle parole del ricercatore:

“Le persone hanno l’idea che il poker sia un gioco molto umano e che i bot non sappiano per esempio bluffare. Ma si sbagliano di grosso: non si tratta di leggere l’avversario e cercare di capire se sta mentendo, perché tutto ruota attorno a carte e probabilità.

Siamo di fronte ad una rivalutazione del tipo di cose nelle quali le macchine possono eccellere. Anche se non credo che un computer possa vincere un premio per un romanzo, almeno non in tempi brevi!”

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