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Mike Leah: “Il poker non è un lavoro, ma una sfida. Non gioco per i soldi, ma per vincere”

Molti giocatori professionisti dicono che il poker è tutta una questione di soldi e profitto. Chi appartiene a questa categoria vede nel giochino la possibilità di diventare ricco e vivere secondo le proprie regole, godendo di una libertà che pochi altri lavori possono dare.

Poi ci sono quei professionisti che non giocano solo per i soldi. In questo caso ci sono diverse sottocategorie, la più nota delle quali è quella dei “semi-pensionati del poker“.

Si tratta di nomi molto noti che si godono le vincite ottenute in passato e ora giocano principalmente per la gloria o per divertimento. È questo il caso di Antonio Esfandiari e Daniel Negreanu, ad esempio, che giocano sempre meno e quando lo fanno sono sempre molto spensierati.

C’è chi non ha più bisogno di pensare ai soldi quando si siede al tavolo…

Oppure Phil Hellmuth, che gioca a poker quasi esclusivamente alle WSOP e solo per la gloria: il suo unico obiettivo è vincere braccialetti, indipendentemente dalla cifra incassata nel torneo specifico.

Mike Leah appartiene a un’altra categoria. Lui non è una superstar del poker che può permettersi di giocare per divertimento grazie al patrimonio accumulato, eppure non è neanche un grinder cinico che pensa solo al profitto. Anzi, per lui il poker è una questione che non ha nulla a che vedere con i soldi.

Mike Leah: “Il poker non è una questione di soldi”

“Per me, il poker non è una questione di soldi“, ha dichiarato il pro canadese a Pokernews.com. “Io gioco solo tornei, non gioco mai al cash game. E ogni torneo che gioco, lo gioco senza pensare al denaro. Non mi iscrivo pensando ai soldi che potrei vincere“.

Dunque, per quale scopo gioca Mike Leah?

Non è la gloria a motivarlo. Lui vede nel poker nient’altro che una sfida, con se stesso e con gli altri. Con un unico obiettivo finale: vincere.

“Per me è più importante la leaderboard del WCOOP rispetto ai soldi che potrei vincere. E metto più impegno a vincere il titolo piuttosto del denaro. Con me questo atteggiamento funziona, perché se gioco per le cose che mi interessano, gioco molto meglio“.

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L’importanza di non guardare i montepremi

Uno dei motivi per cui Leah ha deciso di essere molto distaccato dal denaro è che gioca solo i tornei. E chi gioca solo i tornei sa quanto sono frequenti i cali di concentrazione dovuti ai payout verticali: quandosolo le prime posizioni spostano davvero e il field è ancora molto grande, è facile perdere le motivazioni e giocare male.

Non guardo mai i montepremi, che sia un torneo $50 o un high roller da $50.000. Se scopro che il primo premio è molto basso oppure che il payout è verticale, finisco per demotivarmi“.

Mantenere alte le motivazioni

Per questa ragione, Mike Leah ha scelto di trovare le sue motivazioni in parametri più stabili rispetto al denaro. Infatti, se il primo premio di un torneo cambia ogni volta, ciò che non cambia mai è il risultato: una vittoria è sempre una vittoria.

“Se penso solo a vincere o a conquistare una leaderboard, sono più motivato a grindare ogni giorno. Avere questo mix di entusiasmo e competizione è fondamentale per rendere il poker divertente. Non voglio che diventi un lavoro“.

Il poker non è un lavoro

Ricollegandosi all’ultima frase, Leah ribadisce il concetto: dal suo punto di vista, il poker non è un lavoro.

Giocare a poker non è un vero e proprio lavoro. Lo vedo più come un’attività sportiva. Per aver successo devi essere molto competitivo, e io lo sono. Non ho mai visto nel poker un lavoro in senso classico. Penso che sia un’attività nella quale posso competere e sento di poter fare bene. Il poker è tutta una questione di competitività e desiderio“.

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