Il caso-Borgata non è l'unico cruccio che sta tormentando Phil Ivey in questi mesi. Il Tiger Woods del Poker si sta difendendo da entrambe le parti dell'Oceano Atlantico, perché anche il Crockfords Casino di Londra lo ha accusato di edge sorting (sebbene in questo caso sia stato proprio l'americano a rivolgersi a un giudice per primo). Proprio nella capitale londinese, l'americano è comparso in tribunale per perorare la propria causa.
Come riporta Bloomberg, Ivey è stato chiamato a testimoniare e ha esposto il proprio punto di vista con spietata chiarezza: "In qualità di gambler professionista, il mio lavoro è cercare di ribaltare o ridurre, in maniera totalmente legale, il vantaggio della casa percepito". Come a dire: io gioco per vivere, è normale che tenti di vincere ad ogni costo, purché tale costo rispetti la legge.
Il dieci volte vincitore di un braccialetto alle World Series of Poker ha così proseguito: "Non farei il mio lavoro come si deve se non tentassi di utilizzare a mio beneficio le debolezze che identifico nei modi in cui i casinò organizzano od offrono particolari giochi da casinò".
Il ragionamento di No Home Jerome è lineare e facile da comprendere: secondo lui, ha semplicemente sfruttato degli errori in un mazzo di carte da gioco, per guadagnare un vantaggio contro il banco, sia al Crockfords che al Borgata di Atlantic City.
Il fatto è che secondo le due sale da gioco, il comportamento di Ivey è simile a chi conta le carte al blackjack, cosa generalmente non vista di buon occhio da parte dei casinò. Che l'edge-sorting sia da considerare una pratica illegale, o semplicemente malvista, toccherà al tribunale stabilirlo una volta per tutte.
In ogni caso, Ivey è apparso deciso e tranquillo: "Non è nella mia natura truffare - ha affermato davanti al giudice - né rischierei la mia reputazione agendo in qualsiasi modo contro la legge. I casinò non amano chi conta le carte, chi fa shuffle tracking (altra tecnica di edge-sorting praticata nel blackjack) o chi individua un pattern in una roulette. Insomma, non amano i bravi giocatori. Eppure nessuna di queste pratiche o strategie è considerata illegale".
Ricordiamo che la causa di Ivey contro la Genting Casinos, che gestisce il Crockfords, è nata quando l'americano ha vinto 7 milioni di sterline nell'agosto del 2012, giocando a una variante del baccarat nota come Punto Banco. Dal momento che la sala da gioco si era rifiutata di pagargli le vincite, Ivey ha deciso - a maggio 2013 - di rivolgersi in tribunale.
"Ho vinto e perso grosse somme al Crockfords Casino - ha commentato il pokerista - E ho sempre onorato i miei impegni. In quell'occasione, mi fu data una ricevuta per la mia vincita, ma poi il Crockfords ha trattenuto il pagamento. Perciò non ho avuto alternative alle vie legali".