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Sorel Mizzi: “Nel 2013 ho vinto 4 milioni, ma in realtà…”

Più volte abbiamo sottolineato come l’immagine patinata che emerge nei grandi tornei di poker dal vivo non sia sempre fedele a quella che è la realtà dei fatti: in una recente intervista Sorel Mizzi conferma questa tendenza.

Il canadese dopo l’Aussie Millions si è spostato in Thailandia, dove sembra avere intenzione di rimanere per qualche mese. Qui ha avuto modo di riflettere sul suo secondo posto al Main Event, l’ennesimo successo sfiorato che possa vantare in carriera in un importante torneo dal vivo. Un tempo questo lo avrebbe indispettito non poco, adesso non più: “La realtà dei fatti è che quando giochi tornei vai a premio circa il 20% delle volte, e se non sei in grado di accettarlo questo finisce con l’avere un impatto troppo pesante – ha dichiarato a bluffeurope.com – è qualcosa su cui ho lavorato molto, adesso cerco di rimanere emotivamente stabile a prescindere dal risultato”.

Del resto, come lui stesso sottolinea, questo viaggio gli ha fruttato circa 875.000 dollari, una somma a cui non può certo rimanere indifferente: “Ne avevo bisogno, stavo attraversando un periodo di downswing, ed anche nel 2013 nonostante avessi vinto quasi 4 milioni di dollari nei tornei me ne sono spettati solo una piccola parte“. Il perché è presto detto.

Da un lato c’è il peso delle quote, impossibile non venderne quando si investe in buy-in somme ingenti come è abituato a fare il canadese. Dall’altro una gestione del denaro quantomeno rivedibile: “Ho uno stile di vita costoso ed ho avuto anche problemi di gambling, che per ora sembrano risolti. Inoltre c’è stato qualche investimento che non è andato a buon fine, alcune sessioni di cash game storte, e in passato ho avuto diverse cattive abitudini”.

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Nonostante questo, Sorel è convinto che un certo distacco dal denaro sia molto importante, per essere professionisti vincenti ad alti livelli: “Chi è capace di vincere e perdere centinaia di migliaia di dollari nel giro di settimane o di giorni generalmente sarà un giocatore migliore, più pronto ad assumersi dei rischi. Serve comunque un equilibrio, perché col denaro ci si possono comprare un bel po’ di cose, e non utilizzarlo soltanto per giocare e salire di livello”.

Ammette che in passato era molto incline a questo atteggiamento, ma che la sua prospettiva col tempo si sia evoluta lo conferma anche la sua visione del proprio futuro come professionista: “Credo che per i prossimi tre o quattro anni il poker rimarrà la mia fonte di guadagno principale, oltre è difficile dirlo. In futuro mi piacerebbe trovare qualcosa di più stabile, che mi consenta di vivere nello stesso posto per più di sei mesi, prendermi un cane e cose del genere. Ma in ogni caso, non credo che smetterò mai del tutto di giocare a poker”.

Questo, in fondo, sarebbe chiedergli troppo.

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