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Valore Disatteso: #12 – Tre scrigni

Nella seconda scena del terzo atto del “Mercante di Venezia” di William Shakespeare, il giovane Bassanio, innamorato di Porzia, la bella ereditiera di Belmonte, viene posto di fronte alla prova escogitata dal defunto padre di lei per trovare alla figlia un marito degno: tre scrigni, uno d’oro, uno d’argento, uno di piombo, uno solo dei quali contiene il ritratto della donna. Nobili di tutto il mondo si sono già cimentati con l’indovinello dei tre scrigni con risultati fallimentari, ma il saggio Bassanio non è intimidito ed è pronto a usare tutto il suo intelletto per ottenere il cuore della donna che ama. Quella che segue è un’irrispettosa parodia, la ricostruzione molto libera di ciò che sarebbe accaduto se, per un caso malauguratissimo, mi fossi trovato io al suo posto. Chiedo umilmente perdono in anticipo a Shakespeare per quello che sto per fare, William lo sai che ti amo, non me ne volere.

PORZIA: Indugiate, ve ne prego. Fate passare un giorno o due prima di tentare, ché se sceglierete male io perderò la vostra compagnia. Pazientate, dunque, ancora un po’. Potrei indicarvi come scegliere correttamente, ma allora sarei una spergiura, e non lo sarò mai. Dunque potreste perdermi; ma se mi perdeste mi fareste desiderare d’aver commesso il peccato di spergiuro. Sono i vostri occhi, che mi hanno incantata e divisa in due! Metà di me è vostra, l’altra metà vostra, mia intendevo, ma se è mia è vostra e dunque tutta vostra! O, questi tempi che mettono barriere tra il possessore e ciò che gli spetta!

BASSANIO: Lasciatemi scegliere, ché così come sono, sono alla tortura. Lasciate che vada verso la mia fortuna e gli scrigni.

PORZIA: Avanti, allora! Io sono chiusa in uno di essi: se mi amate, mi troverete.

Bassanio viene condotto di fronte ai tre scrigni

BASSANIO: Tre scrigni, una scelta. Fastoso oro, pallido argento, misero piombo. Quando avrò scelto, dolce Porzia, aprirai dunque per me uno degli scrigni che sai essere vuoti e mi proporrai di cambiare la mia scelta? Sappi che nel caso accetterò la tua offerta, giacché ho calcolato che mi converrebbe.

PORZIA: Di cosa mai parli Bassanio?

BASSANIO: Divago, perdonami Porzia, è tempo di riflettere. Le cose possono non essere affatto ciò che appaiono all’esterno, il mondo è eternamente ingannato dall’ornamento. Fastoso oro, pallido argento, misero piombo. Se il filonazista scheletrico di Indiana Jones mi ha insegnato qualcosa è che lo sfarzo e la ricchezza ingannano, soprattutto in questo tipo di prove. Dovrei dunque scegliere te, umile, semplice piombo? Ma, aspetta, che la fretta alata non mi inganni, riflettiamo. In realtà io qui non ho informazioni a sufficienza. Dovrei sapere a quale livello di pensiero stava pensando il tuo augusto padre e, non conoscendolo, non ho modo di stabilirlo! Al livello di pensiero più basso, al grado zero, l’oro è il materiale più pregiato e pertanto dovrei scegliere quello. Se invece stava pensando a un primo livello di pensiero, dovrei dunque ragionare come Harrison Ford e scegliere lo scrigno più misero, trascurando la bellezza esteriore per quella interiore. Ma d’altronde, a un livello ancora superiore, il secondo, tuo padre potrebbe aver supposto che tutti avrebbero fatto questo ragionamento e potrebbe dunque aver scelto al contrario lo scrigno d’oro o quello d’argento, che sarebbero stati spesso trascurati. O ancora, a un terzo livello di pensiero, potrebbe aver pensato che io avrei pensato che lui avrebbe pensato che io avrei scelto il piombo perché l’oro era troppo ovvio, e che di conseguenza avrei scelto proprio l’oro per essere controintuitivo e dunque potrebbe aver messo il tuo ritratto nello scrigno di piombo, per anticipare la mia contromossa. Come posso dunque saperlo? Tuo padre che tipo era?

PORZIA: Nobile Bassanio, le tue parole mi sono oscure, ma scegli dunque, scegli, scopri il mio ritratto, vinci il mio cuore e diventa il mio sposo.

BASSANIO: Ci sono, ci sono, dolce Porzia, ci sto lavorando. Allora. Senza avere informazioni sull’avversario che ho di fronte, questa scelta è, a tutti gli effetti, a valore atteso neutro. Insomma non ho modo di propendere per una scelta o un’altra e, in buona sostanza, sto affidando la mia felicità matrimoniale alla sorte: una volta su tre ti sposo e sono felice, due volte su tre ho fatto indebitare il mio miglior amico con un usuraio ebreo per nulla. Può mai aver senso questa cosa? C’è qualcosa che non mi torna. Bella Porzia, vertice stesso d’ogni virtù, è mai possibile che tuo padre abbia deciso d’affidare la vita di sua figlia alle bizze della cieca fortuna? Già, perché nessuno, dopo che lui ha così prematuramente stirato le zampe, potrà mai fare una scelta realmente profittevole in questo giochino degli scrigni. Senza informazioni, le tre scelte sono indifferenti e dunque tuo padre sta dando in sposa sua figlia al primo candidato che, per puro caso, magari facendo un ragionamento due livelli di pensiero sopra o sotto il suo, avrà la fortuna di trovare il tuo ritratto. Non può essere. Sicura che tuo padre ti volesse bene? Da piccola gli nascondevi le pantofole?

PORZIA: Bassanio, ho dato ordine di accompagnare con la musica le tue riflessioni, ma i suonatori sono esausti del tuo labirintico cianciare e mi fanno segno che se ne vogliono andare. Orsù, addivieni a una decisione, che c’ho pure fame.

BASSANIO: Sublime Porzia, comincia da subito a non assillarmi che ‘sto matrimonio sennò lo vedo complicato. Ordunque, io non posso supporre che tuo padre abbia voluto affidarti alle rudi cure della sorte, non posso crederlo. Devo dunque ammettere che esiste un’altra opzione, l’opzione che l’intero giuoco sia un trucco, che la scelta corretta sia non scegliere affatto, smascherando le trame del tuo astuto padre. Se lo considero così, è evidente che è proprio questa la scelta matematicamente corretta: se tra scegliere e non scegliere scelgo di scegliere, supponendo equiprobabili le due opzioni, già una volta su due sbaglio; ma poi, all’interno di quella volta su due, soltanto una volta su tre sceglierei lo scrigno giusto, perciò alla fin fine se scelgo uno scrigno ti sposo, dolce Porzia, soltanto una volta su sei! Se invece non scelgo, una volta su due sbaglio, una volta su due ti sposo. Mi sembra troppo conveniente… mmm… ci dev’essere un errore. Dovrei forse calcolarle come quattro scelte equivalenti, oro, argento, piombo e niente, trovandomi quindi di nuovo al punto di partenza, ma con probabilità ancora più basse di diventare stasera signore di Belmonte e stanotte signore del tuo talamo?

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PORZIA: Bassanio, sono seria, è tempo che tu decida, Nerissa mi ha fatto già tre squilli (di campanello) per chiamarmi a cena, qua la cosa va per le lunghe e tu blateri ancora di essere al punto di partenza. Prendi una decisione, mio dolcissimo, e fammi tua.

BASSANIO: E sia! Io ritengo alfine che l’intero giuoco degli scrigni di Belmonte sia un inganno, un tranello, un artifizio per dissuadere amanti troppo avventati, impetuosi, sconsiderati, stupidi o hipster dall’ottenere la mano della bella Porzia. Decido pertanto di non scegliere, né oro, né argento, né piombo, ma il nulla, giacché nessuno scrigno potrà mai contenerti, o divina, e giacché ho calcolato che tutto sommato è la linea che mi conviene di più. Perciò ecco, qui fermo la mia scelta, sul nulla, e che la gioia ne sia la conseguenza!
I suonatori si ammutoliscono, nelle stanze di Belmonte non s’ode un fiato. Porzia fissa negli occhi il giovane Bassanio per alcuni lunghi minuti poi, in silenzio, esce dalla stanza. Nessuno si muove. Dopo qualche secondo, la dolcissima signora di Belmonte riappare sull’uscio.

PORZIA: Sei un idiota, Bassanio.

Esce. Buio.

[Dario] è uno scrittore, professional poker player e coach di Pokermagia

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